|
Nuove
tecnologie per la cura della cataratta
di Paola Franz
La cataratta (katarrhaktes
= che scende giù) è una malattia che colpisce generalmente, ma non
esclusivamente, le persone anziane: il cristallino si opacizza
progressivamente determinando un proporzionale abbassamento della visione;
l’unico trattamento è quello chirurgico altrimenti può evolvere in una
vera e propria forma di cecità. Ne abbiamo parlato con il Prof. Andrea
Cusumano, Oculista all'Università "Tor Vergata" di Roma,
docente di oftalmologia all'Università di Bonn e alla Cornell University
di New York.
In che consiste l’intervento
chirurgico e quali sono le tecniche adatte per questo tipo di patologia? "L’intervento
di cataratta si propone di sostituire il cristallino opacizzato con uno
artificiale, perfettamente trasparente, allo scopo di riattivare una
visione nitida sottoponendo il paziente al minimo rischio di complicanze.
Ciò si può realizzare in modo molto diverso con una tecnica chirurgica
di tipo "convenzionale", o una "innovativa"
caratterizzata dall’uso degli ultrasuoni: la facoemulsificazione (phakos
= lente, emulsificazione), che rappresenta
una vera e propria rivoluzione."
Qual è il
procedimento della tecnica "tradizionale"? "In questo tipo
di intervento si effettua un'incisione corneale di circa 10 mm quindi si
rimuove meccanicamente il cristallino opacizzato (cataratta).
Generalmente al suo posto si inserisce un cristallino artificiale che
consente di mettere di nuovo a fuoco sulla retina le immagini provenienti
dall’ambiente esterno. La ferita chirurgica viene poi suturata con dei
punti che devono essere rimossi successivamente. Ulteriori inconvenienti
connessi all’esecuzione di questa tecnica sono: la possibilità di
emorragie, l'aumento del rischio di infezioni, l'elevato astigmatismo dopo
l’intervento, la lunga riabilitazione e la necessità di ricovero."
Questa nuova
tecnica, invece, come viene eseguita e quali vantaggi prospetta?
"Con
la facoemulsificazione la rimozione della cataratta viene effettuata
introducendo una sonda ad ultrasuoni in prossimità della cornea,
attraverso una piccolissima incisione a "tunnel" di soli 3 mm.
Il cristallino viene frammentato con gli ultrasuoni e contemporaneamente
aspirato. Al suo posto viene in genere inserito un cristallino artificiale
di tipo pieghevole. I vantaggi che derivano dall’introduzione della
facoemulsificazione consistono principalmente: nell'eliminazione di emorragie durante
l'asportazione del cristallino, nell'assenza praticamente totale di
infezioni dopo l'intervento, inoltre non sono
necessari né punti di sutura né il ricovero, il recupero postoperatorio
è immediato e di solito non comporta problemi di astigmatismo."
Ci
sono condizioni particolari in
cui è indispensabile ricorrere all’uso di questa tecnica?
"Le particolari prerogative della facoemulsificazione risultano
determinanti nel raggiungimento del pieno successo chirurgico in alcune
situazioni oculari considerate "a rischio". In particolare i
pazienti che soffrono di una miopia elevata, e sono, quindi, esposti al
possibile rischio di un distacco di retina, dovrebbero optare per un
intervento con gli ultrasuoni. Solo con questa tecnica chirurgica è
possibile eliminare le sollecitazioni meccaniche altrimenti esercitate
sulla periferia della retina (particolarmente delicata in questi
soggetti), riducendo il rischio di possibili complicanze. Inoltre questo
tipo di intervento è indicato per coloro che soffrono di
"glaucoma" (aumento patologico della pressione intraoculare).
Esso, infatti, permette di mantenere una stabilità della pressione
durante tutto l’intervento, aiutando a proteggere la funzionalità delle
fibre nervose residue già notevolmente compromesse dalla malattia".
|
|