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di
Guido Donati
L’Ictus e’ la terza causa di decessi in Europa e grazie ad una nuova sostanza salva neuroni sviluppata da due biologi si apre un innovativo approccio terapeutico per la cura dell’infarto cerebrale.
Tiziana Borsello, ricercatrice italiana ed il suo collega svizzero Christophe Bonny hanno sviluppato una sostanza, che in gergo scientifico viene definita “peptide”, capace di prevenire la morte dei neuroni. Nello studio, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine, i due ricercatori dimostrano che l'esposizione a questa sostanza previene totalmente la morte dei neuroni della corteccia cerebrale in coltura. Questo primo modello utilizzato e’ un sistema sperimentale semplificato che viene utilizzato dai ricercatori per studiare il cervello. Per confermare la veridicità di questo dato sperimentale il peptide “salva neuroni” è stato testato, in una seconda fase del lavoro, su due modelli animali che più si avvicinano alle condizioni patologiche umane. In questa fase il team ha generato l’infarto cerebrale su delle cavie da laboratorio per studiare gli effetti protettivi dell’iniezione del peptide.
L’infarto cerebrale e’ causato dall’interruzione dell’afflusso di sangue al cervello. Due minuti di ischemia sono sufficienti per danneggiare irreversibilmente le cellule neuronali, estremamente sensibili alla mancanza di ossigeno e di glucosio. In queste condizioni i neuroni innescano un insieme di processi mirati al suicidio; alla gestione di questi processi cellulari sono delegati geni e proteine. Fra queste proteine quella denominata JNK svolge un ruolo cruciale nell’attivare questo “programma di morte cellulare”.
Il peptide sviluppato dai due ricercatori inibisce l’azione della proteina JNK ed e’ stato battezzato D-JNKI-1. Anche nel modello animale il trattamento con peptide previene la morte dei neuroni indotta dall’ictus- come accennavamo - nel cervello dei roditori. Il peptide D-JNKI-1, è in grado di ridurre significativamente il danno cerebrale, diminuendo l'area dell'infarto del 65-95% in caso di ischemia cerebrale transitoria e permanente senza effetti collaterali evidenti. Questo risultato acquista notevole importanza in quanto conferisce la più forte protezione mai raggiunta nei casi studiati di danni al cervello provocati da cause simili. Ma non solo, l’utilizzo del peptide, in prospettiva, permette di aumentare le “speranze di vita” delle persone che cadono vittima dei danni di cui stiamo parlando. Si amplia, infatti, la finestra temporale all’interno della quale è possibile recuperare il paziente infartato. Il trattamento col peptide a dodici ore dopo l’attacco ischemico conferisce, infatti, ancora il 50% di protezione dalla morte delle cellule cerebrali. Il risultato è stato ottenuto a livello sperimentale negli animali, tuttavia esso indica una nuovo approccio terapeutico.
L’obiettivo della cura del paziente guida, infatti, gli studi tossicologici attualmente in programma, cui seguiranno le sperimentazioni cliniche.
I ricercatori che hanno prodotto questi interessanti risultati concentrano ora la loro attenzione sulla complessa gamma di meccanismi che regolano l’attività del peptide D-JNKI-1. I dati ottenuti da questo lavoro, in corso di svolgimento, sembrano prospettare la nascita di altri peptidi che saranno creati, come D-JNKI-1, anch'essi con uno specifico compito terapeutico.
Referenza ed indirizzo:
T. Borsello, P.G.H. Clarke, L. Hirt, A. Vercelli, Mariaelena Repici, D.F. Schorderet, J. Bogousslavsky & C. Bonny (2003) A peptide inhibitor of c-Jun N-terminal kinase protects against excitotoxicity. Nature Medecine 9, 1180-1186
Tiziana Borsello: Institut de Biologie cellulaire et de Morphologie, Université de Lausanne, CH-1005, Switzerland.
Telefono: +41 21 692 5112, +41 21 692 5100.
E-Mail : Tiziana.Borsello@ibcm.unil.ch
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