Anno 2 Numero 59 Mercoledì 21.05.03 ore 23.45 |
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Direttore Responsabile Guido Donati |
LA VITAMINA DEGLI SPINACI PUO' CORREGGERE IL GENE MALATO Ciò che l'insufficienza renale può insegnarci
I ricercatori della Seconda Università di Napoli e dell'Istituto di Genetica
e Biofisica "A. Buzzati Traverso" del Consiglio Nazionale delle Ricerche di
Napoli (IGB-CNR) hanno osservato che l'insufficienza renale cronica
accompagnata all'aumento nel sangue della omocisteina può essere corretta
con l'acido folico, una vitamina idrosolubile presente tra l'altro nei
vegetali a foglia verde. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista
Lancet, offre ulteriori elementi di correlazione tra alimentazione e
patologie genetiche.
Tra i pazienti in dialisi ben l'85% presenta anche un aumento nel sangue
della omocisteina, un aminoacido il cui aumento è rischioso quanto quello
del colesterolo; una condizione estremamente pericolosa, dal momento che la
miscela insufficienza renale cronica e iperomocisteinemia in questi pazienti
è una delle cause più frequenti di infarto del miocardio, ictus cerebrale e
trombosi. L'iperomocisteinemia anche in assenza di insufficienza renale,
determina comunque, anche nella popolazione generale, un aumento del rischio
di accidenti cardiovascolari.
A dare nuove speranze a questa categoria di malati è una ricerca condotta
dalla Seconda Università di Napoli e dall'Istituto di Genetica e Biofisica
"A. Buzzati Traverso" del CNR di Napoli (IGB-CNR) - pubblicata sulla
prestigiosa rivista inglese Lancet - dalla quale emerge che le alterazioni
genetiche osservate in tali pazienti possono essere corrette con l'acido
folico. E' questa una vitamina idrosolubile contenuta in cibi che sono
troppo poco spesso presenti sulla nostra tavola, come i vegetali a foglia
verde (spinaci e indivia), i cereali integrali, gli agrumi, il pesce, il
lievito di birra e il germe di grano, che non devono essere assunti ad
libitum dai pazienti uremici, i quali spesso devono seguire uno stretto
regime dietetico.
"L'aumento della omocisteina - spiega Maurizio D'Esposito, il ricercatore
dell'Istituto dell'IGB-CNR di Napoli che ha partecipato al lavoro - colpisce
direttamente il DNA, modificando l'espressione di alcuni geni. La buona
notizia di questo studio, condotto su 32 pazienti. è che abbiamo verificato
che tali alterazioni si possono curare con l'acido folico, una vitamina a
basso costo, molto usata ad alte dosi in questi pazienti e, a dosi
inferiori, anche in gravidanza, perché riduce il rischio di fetopatie".
"E' chiaro - spiega Diego Ingrosso, del Dipartimento di Biochimica e
Biofisica della Seconda Università di Napoli, primo firmatario della
ricerca - che in questa materia la prudenza è d'obbligo; tuttavia la
conoscenza di certi meccanismi genetici relativi all'insufficienza renale
possono aiutare anche la popolazione generale: non dimentichiamoci che nel
mondo occidentale le malattie cardiovascolari costituiscono la principale
causa di morte e quindi è fondamentale comprendere bene le interazioni tra
geni e abitudini di vita".
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