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Anno 1 Numero 27 Mercoledì 09.10.02 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Allocazione delle risorse: esperienze internazionali.  

Le principali correnti di pensiero in bioetica

 

di Roberto Bucci

La scuola liberal-radicale parte dall'assunto filosofico che il fondamento del giudizio etico non può essere tratto dalla realtà e che è improprio e deviante il passaggio dalla sfera dei fatti, che sono oggetto della cognizione e della scienza, alla sfera dei valori. E' una posizione ispirata alla legge di Hume.
Se l'eticità, così come tutti i giudizi sui valori, non può scaturire dalla realtà, essa dovrà allora essere "prodotta" dal soggetto, dalla sua decisione. Moralità = Libertà. Una scelta è tanto più etica quanto più è libera. Privilegia, quindi, il principio di autonomia. Sartre e Marcuse ne sono gli esponenti moderni, ma il retroterra risale all'illuminismo ed alla Rivoluzione Francese.
Questa corrente di pensiero è molto rappresentata in alcuni ambiti di discussione bioetica riguardanti temi "di frontiera", riguardanti cioè i momenti estremi della vita (concepimento e morte), ed in particolare la fecondazione assistita e l'eutanasia, rispetto ai quali propugna il diritto alla più assoluta autodeterminazione.
Una seconda grande corrente di pensiero è quella dell'utilitarismo (ispirata a Bentham e Mill, anch'essa basata sul presupposto che la mente umana non è in grado di raggiungere alcuna verità, ed è di conseguenza impossibile stabilire principi morali assoluti (sono anch'essi, quindi, dei non-cognitivisti).
Rifiutano, però, come soluzione, quella dell'individualismo assoluto, preferendo postulare la necessità di trovare una norma che, pur rispettando la libertà individuale, possa però stabilire una misura pratica di eticità, una sorta di eticità misurabile, quantizzabile, concreta, che è data e stabilita dall'utile.
In tal modo, regola suprema diventa l'utile sociale, che può essere addirittura tradotto in formule matematiche (rapporto rischi-benefici etc.).
Questa regola varia con le società e nel tempo, ed è quindi da rivedere continuamente.
A questo contesto si ispirano altre teorie, come quella contrattualista (Tristam von Engelhartdt Jr) secondo cui in una società pluralista non può esserci nessun criterio di condotta che vada bene per tutti e quindi il punto d'incontro va trovato in una nuova forma di contratto sociale per cui tutta la comunità etica, costituita dagli adulti, trovano un punto di incontro che è il punto etico normativo. E' etico, quindi, e può diventare norma, ciò che è consensuale.
C'è poi la teoria fenomenologica che, partendo da Kant fino a Diego Gracia, sostiene che l'esigenza etica è universale, e cioè appartiene a ciascun uomo, mentre non esiste invece una legge morale concreta che valga per tutti. Il valore nasce "dal di dentro" ed è l'individuo che dà il valore morale all'azione che compie, che quindi è lecita, ma non può essere imposta come riferimento morale a qualcun altro.
L'impostazione egualitaristica di Rawls riguarda soprattutto l'etica dell'economia, ed ha un rilievo importante nei problemi relativi alla allocazione dei fondi in ambito sanitario.
Il principialismo (Beauchamp e Childress) fa riferimento a tre principi che considera fondamentali per l'etica medica classica, e quindi per il rapporto medico-paziente, e cioè beneficio, autonomia, giustizia, per i quali propone l'estensione a tutti gli ambiti della Bioetica, i cui dilemmi possono essere risolti dall'applicazione collegata ma non gerarchizzata dei tre principi stessi.
Il modello socio-biologista nasce con Wilson e si rifà al classico evoluzionismo di Darwin più il sociologismo di Weber; sostiene che le società e quindi la cultura in una società, compresi i principi etici, evolvono con le stesse leggi con cui si è affermata nel mondo la evoluzione delle specie. I principi di fondo cui ha obbedito la progressione dell'evoluzione sono l'adattamento e la selezione. Anche le società si susseguono e si sostituiscono nel tempo (caccia, pastorizia, agricoltura, industria) sulla base degli stessi principi. In ogni tipo di società c'è un diverso tipo di cultura, ed ogni tipo di cultura dà origine ad un diverso modello di etica.
L'etica, secondo questa concezione, altro non è che un meccanismo che la specie umana attiva per difendere le posizioni acquistate. Non è quindi l'etica che segna il passo del progresso ma è il progresso socio-biologico che trasforma la morale. E' la corrente che maggiormente sostiene l'eticità intrinseca della ricerca e dell'eugenismo tanto positivo che negativo.
Il modello personalista proposto dal pensiero cattolico tende a porre al centro dell'attenzione la persona umana partendo (personalismo ontologico) dal presupposto che a fondamento della soggettività c'è una unità corpo-spirito.
La personalità sussiste, cioè, nell'individualità costituita da un corpo animato e da uno spirito incarnato che struttura la corporeità e la rende "persona".
Da ciò deriva il concetto della corporeità personalizzata, in base al quale il corpo è un valore coessenziale e fondamentale della persona (su di esso si fonda tutto lo sviluppo della personalità, senza la corporeità la personalità non può svilupparsi).
Di conseguenza l'impegno etico della società deve essere finalizzato alla difesa della vita e della dignità della persona a partire dal momento del suo concepimento (principio della difesa della vita fisica come valore fondamentale, contro il "gradualismo" che nega o limita il valore antropologico della vita prenatale).
L'uomo è al vertice dell'ordine cosmico e della società.
La società ha come punto di riferimento la persona umana e la persona è fine e sorgente per la società (analogia con Kant). Rispetto alla società l'uomo non può essere mezzo o strumento, (rifiuto delle concezioni organicistiche della società).
La trascendenza non è solo rispetto all'universo ed alla società ma anche rispetto al tempo ed alla storia (la persona, in quanto spirito, è proiettata verso l'eternità).
Altri principi sostenuti dal personalismo ontologico sono quelli della globalità terapeutica (se il corpo è un insieme di parti organicamente unificate che hanno significato in rapporto al tutto, è lecito intervenire sulla corporeità umana, anche ledendola, solo se l'intervento sulla parte è orientato alla salvezza del tutto, o al miglioramento della globalità).
Ancora: il principio di responsabilità deve sempre vigilare e limitare le estensione eccessive del principio di autonomia.
Il principio di socialità attribuisce alla scienza finalità ultime di carattere sociale e richiede alla società di sostenere finanziariamente la ricerca.
Infine il principio di sussidiarietà, applicato al contesto dell'economia sanitaria, secondo cui il diritto di ciascuna persona alla salute richiede un intervento della società commisurato al bisogno di ciascuno e finanziato da tutti, ciascuno in base alle proprie possibilità.

 


 

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