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di
Roberto Bucci
La
scuola liberal-radicale parte dall'assunto filosofico che il
fondamento del giudizio etico non può essere tratto dalla realtà e
che è improprio e deviante il passaggio dalla sfera dei fatti, che
sono oggetto della cognizione e della scienza, alla sfera dei
valori. E' una posizione ispirata alla legge di Hume.
Se l'eticità, così come tutti i giudizi sui valori, non può
scaturire dalla realtà, essa dovrà allora essere
"prodotta" dal soggetto, dalla sua decisione. Moralità =
Libertà. Una scelta è tanto più etica quanto più è libera.
Privilegia, quindi, il principio di autonomia. Sartre e Marcuse ne
sono gli esponenti moderni, ma il retroterra risale all'illuminismo
ed alla Rivoluzione Francese.
Questa corrente di pensiero è molto rappresentata in alcuni ambiti
di discussione bioetica riguardanti temi "di frontiera",
riguardanti cioè i momenti estremi della vita (concepimento e
morte), ed in particolare la fecondazione assistita e l'eutanasia,
rispetto ai quali propugna il diritto alla più assoluta
autodeterminazione.
Una seconda grande corrente di pensiero è quella dell'utilitarismo
(ispirata a Bentham e Mill, anch'essa basata sul presupposto che la
mente umana non è in grado di raggiungere alcuna verità, ed è di
conseguenza impossibile stabilire principi morali assoluti (sono
anch'essi, quindi, dei non-cognitivisti).
Rifiutano, però, come soluzione, quella dell'individualismo
assoluto, preferendo postulare la necessità di trovare una norma
che, pur rispettando la libertà individuale, possa però stabilire
una misura pratica di eticità, una sorta di eticità misurabile,
quantizzabile, concreta, che è data e stabilita dall'utile.
In tal modo, regola suprema diventa l'utile sociale, che può essere
addirittura tradotto in formule matematiche (rapporto
rischi-benefici etc.).
Questa regola varia con le società e nel tempo, ed è quindi da
rivedere continuamente.
A questo contesto si ispirano altre teorie, come quella
contrattualista (Tristam von Engelhartdt Jr) secondo cui in una
società pluralista non può esserci nessun criterio di condotta che
vada bene per tutti e quindi il punto d'incontro va trovato in una
nuova forma di contratto sociale per cui tutta la comunità etica,
costituita dagli adulti, trovano un punto di incontro che è il
punto etico normativo. E' etico, quindi, e può diventare norma, ciò
che è consensuale.
C'è poi la teoria fenomenologica che, partendo da Kant fino a Diego
Gracia, sostiene che l'esigenza etica è universale, e cioè
appartiene a ciascun uomo, mentre non esiste invece una legge morale
concreta che valga per tutti. Il valore nasce "dal di
dentro" ed è l'individuo che dà il valore morale all'azione
che compie, che quindi è lecita, ma non può essere imposta come
riferimento morale a qualcun altro.
L'impostazione egualitaristica di Rawls riguarda soprattutto l'etica
dell'economia, ed ha un rilievo importante nei problemi relativi
alla allocazione dei fondi in ambito sanitario.
Il principialismo (Beauchamp e Childress) fa riferimento a tre
principi che considera fondamentali per l'etica medica classica, e
quindi per il rapporto medico-paziente, e cioè beneficio,
autonomia, giustizia, per i quali propone l'estensione a tutti gli
ambiti della Bioetica, i cui dilemmi possono essere risolti
dall'applicazione collegata ma non gerarchizzata dei tre principi
stessi.
Il modello socio-biologista nasce con Wilson e si rifà al classico
evoluzionismo di Darwin più il sociologismo di Weber; sostiene che
le società e quindi la cultura in una società, compresi i principi
etici, evolvono con le stesse leggi con cui si è affermata nel
mondo la evoluzione delle specie. I principi di fondo cui ha
obbedito la progressione dell'evoluzione sono l'adattamento e la
selezione. Anche le società si susseguono e si sostituiscono nel
tempo (caccia, pastorizia, agricoltura, industria) sulla base degli
stessi principi. In ogni tipo di società c'è un diverso tipo di
cultura, ed ogni tipo di cultura dà origine ad un diverso modello
di etica.
L'etica, secondo questa concezione, altro non è che un meccanismo
che la specie umana attiva per difendere le posizioni acquistate.
Non è quindi l'etica che segna il passo del progresso ma è il
progresso socio-biologico che trasforma la morale. E' la corrente
che maggiormente sostiene l'eticità intrinseca della ricerca e
dell'eugenismo tanto positivo che negativo.
Il modello personalista proposto dal pensiero cattolico tende a
porre al centro dell'attenzione la persona umana partendo
(personalismo ontologico) dal presupposto che a fondamento della
soggettività c'è una unità corpo-spirito.
La personalità sussiste, cioè, nell'individualità costituita da
un corpo animato e da uno spirito incarnato che struttura la
corporeità e la rende "persona".
Da ciò deriva il concetto della corporeità personalizzata, in base
al quale il corpo è un valore coessenziale e fondamentale della
persona (su di esso si fonda tutto lo sviluppo della personalità,
senza la corporeità la personalità non può svilupparsi).
Di conseguenza l'impegno etico della società deve essere
finalizzato alla difesa della vita e della dignità della persona a
partire dal momento del suo concepimento (principio della difesa
della vita fisica come valore fondamentale, contro il
"gradualismo" che nega o limita il valore antropologico
della vita prenatale).
L'uomo è al vertice dell'ordine cosmico e della società.
La società ha come punto di riferimento la persona umana e la
persona è fine e sorgente per la società (analogia con Kant).
Rispetto alla società l'uomo non può essere mezzo o strumento,
(rifiuto delle concezioni organicistiche della società).
La trascendenza non è solo rispetto all'universo ed alla società
ma anche rispetto al tempo ed alla storia (la persona, in quanto
spirito, è proiettata verso l'eternità).
Altri principi sostenuti dal personalismo ontologico sono quelli
della globalità terapeutica (se il corpo è un insieme di parti
organicamente unificate che hanno significato in rapporto al tutto,
è lecito intervenire sulla corporeità umana, anche ledendola, solo
se l'intervento sulla parte è orientato alla salvezza del tutto, o
al miglioramento della globalità).
Ancora: il principio di responsabilità deve sempre vigilare e
limitare le estensione eccessive del principio di autonomia.
Il principio di socialità attribuisce alla scienza finalità ultime
di carattere sociale e richiede alla società di sostenere
finanziariamente la ricerca.
Infine il principio di sussidiarietà, applicato al contesto
dell'economia sanitaria, secondo cui il diritto di ciascuna persona
alla salute richiede un intervento della società commisurato al
bisogno di ciascuno e finanziato da tutti, ciascuno in base alle
proprie possibilità. |
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