Anno 1 Numero 16 Mercoledì 24.07.02 ore 23.45

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Direttore Responsabile Guido Donati

   

Il Pane

 

   
 

Paola Franz

Il pane è uno dei cibi più antichi, le sue origini risalgono addirittura alla preistoria, l'uomo iniziò a triturare il grano e altri cereali tra due pietre ottenendo una farina grossolana che veniva mangiata mischiata con l'acqua. Con la scoperta del fuoco iniziò a cuocere questo impasto su una pietra rovente, quindi attraverso varie tappe arrivò a costruire un primo rudimentale forno, già in uso tra gli egiziani. Il primo tipo di pane di frumento era senza lievito (azimo), assomigliava alla piadina romagnola. Chissà quante volte l'impasto per il pane era stato gettato via perché si era "deteriorato" divenendo acido e gonfio, qualcuno pensò di provare a cuocerlo, ne risultò un pane più soffice e più buono. Fu scoperta, in questo modo, la lievitazione naturale. Gli egiziani furono i primi a standardizzare la panificazione, che raggiunse altissimi livelli in Grecia dove si arrivò a produrre 72 tipi diversi di pane. A Roma il pane arrivò solo verso il 200-170 a.c. e si radicò soprattutto fra i cittadini poveri, le cui case erano prive di cucina, il consumo raggiunse 900 gr. al giorno. La sostituzione del mulino di pietra con quello a cilindri d'acciaio, segna un'ulteriore grande modifica: il passaggio dal pane nero a quello bianco. Infatti, i mulini moderni riescono a separare (abburrattamento) la parte centrale del chicco (amidacea) da quella più esterna, producendo così farine raffinate bianche, prive però delle sostanze contenute nell'involucro. Affinché il pane sia buono è necessario che gli ingredienti siano di ottima qualità. La farina non deve essere appena macinata ma deve avere alcune settimane in modo che gli enzimi presenti la rendano adatta alla lievitazione, il contenuto di glutine non deve superare il 12-13%, esso è un impasto di proteine che trattiene fino al 200% in peso di acqua ed è indispensabile, in quelle proporzioni, al processo di panificazione. Inoltre è importante la percentuale di crusca contenuta nella farina. L'altro ingrediente importante è il lievito ed è fondamentale il processo della lievitazione che è un'operazione molto delicata. Prima si usava solo il lievito naturale che si otteneva lasciando fermentare della frutta in uno sciroppo, si impastava poi con un po’ di farina che fermentando produceva il lievito (pasta acida), il quale veniva rinnovato ogni 48 ore aggiungendo altra farina. Questo lievito, composto da diversi tipi di saccaromiceti e batteri, richiedeva molte ore di lievitazione (8-24 ore), ciò rendeva il pane più buono e più nutriente e quasi privo di acido fitico (presente nella crusca) che antagonizza l'assorbimento di sali minerali soprattutto il calcio per cui può provocare il rachitismo nei bambini. Inoltre il lievito naturale dà un ulteriore arricchimento al pane con i propri aminoacidi essenziali e la sua capacità antimicrobica. Per accelerare la lievitazione si è introdotto il lievito di birra, che è una coltura di Saccharomyces cerevisiae. Esistono poi dei lieviti chimici (nitrato di ammonio, cremore di tartaro, bicarbonato di sodio, ecc.) che producono un pane di pessima qualità. Il tipo di cottura è essenziale per la qualità del pane, l'ideale è il forno a legna costituito da materiali naturali, da una giusta struttura architettonica con un'altezza che permette al vapore di arrivare in alto e il combustibile stesso che fornisce anche un aroma particolare al prodotto. Il pane integrale contiene tutta la crusca o poco meno, ha più proteine e vitamine ma è più irritante per l'intestino. Soprattutto nella parte esterna del chicco del grano rimangono tutte le sostanze nocive come i pesticidi, i diserbanti, i fungicidi, i fertilizzanti chimici, l'inquinamento industriale e cittadino, per cui è indispensabile che la farina provenga da coltivazioni biologiche, tenendo presente che anche queste possono subire l'inquinamento ambientale. Le principali sostanze incriminate sono il piombo, il cadmio e il mercurio. Inoltre il pane può essere sottoposto a numerose frodi: aggiunta di sostanze minerali, segatura di legno, sostanze che trattengono l'acqua (allume, solfato di rame, solfato di zinco) per aumentarne il peso; mescolanza con altre farine (segale, orzo, granoturco, riso, gittaione, loglio o zizzania, melampiro, latiro, cicerchia, ecc.), in questo modo il pane non viene molto bianco, per renderlo tale si usano sbiancanti chimici (ossidi di azoto, cloro, persolfati, perborati, perossidi di potassio e benzoile, sali di bromo e di iodio), queste sostanze vengono anche utilizzate per nascondere l'uso di farine vecchie. Nel pane condito, al posto dell'olio d'oliva, del burro o dello strutto possono essere impiegati olio di semi, grassi animali di qualità inferiore, grassi idrogenati, ecc. L'aggiunta più dannosa è quella del glicole etilenico come conservante che è una sostanza cancerogena. Va detto che il pane ammuffito è dannoso e non va consumato in quanto contiene una sostanza altamente cancerogena, epatotossica e neurotossica, l'aflatossina. Anche per prodotti in cui è consentito l'utilizzo di alcuni additivi va tenuto presente che l'accumulo quotidiano può creare dei problemi, come nel caso del pane in cassetta, nel quale viene utilizzato come antimuffa l'acido sorbico.

   

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