di Paola Franz
Un organismo geneticamente modificato
(OGM) è un organismo animale o vegetale che ha subito una
modificazione o manipolazione del suo patrimonio genetico, ciò
avviene inserendo nel codice genetico di una pianta o di un animale,
pezzi di DNA di altre piante o animali indifferentemente,
passando le barriere del mondo animale o vegetale, una pianta potrà
avere un gene di un animale e viceversa. Le possibilità che oggi
offre la scienza in questo campo sembrano essere illimitate. Per
esempio negli allevamenti e nell’agricoltura, la produzione può
aumentare in modo notevole grazie a una crescita
più rapida degli animali e delle piante, a
una maggiore resistenza alle malattie e ai parassiti. Nell’ambito
della medicina sarebbe possibile produrre nuovi farmaci e ci sarebbe
la possibilità di vaccinare intere popolazioni con
particolari alimenti transgenici.
È difficile prevedere oggi le enormi conseguenze che deriveranno
dall’utilizzo degli OGM sull’ambiente naturale e sull’organismo
umano. Le implicazioni di carattere socioeconomico, etico e
ambientale non hanno precedenti.
Le ricerche sugli organismi geneticamente modificati, effettuati
soprattutto dai privati, hanno un costo molto alto e saranno
utilizzate nell’ambito industriale. Da qui l’apparente necessità di
brevettare ogni scoperta, renderebbe possibile
l'appropriazione di organismi viventi. Si
potrebbe immaginare uno scenario in cui per poter produrre il grano
si dovrebbero pagare i diritti ad una qualche multinazionale.
Inoltre, una pianta transgenica può trasmettere i suoi nuovi geni a
un’altra pianta sia della stessa specie, sia di un’altra specie, è
ciò che viene chiamato “contaminazione genetica”. Risulta evidente
che, con l’utilizzo delle piante modificate geneticamente, alcune
modificazioni divengono irreversibili, i rischi sono enormi.
Una sentenza storica della Corte di Giustizia europea relativamente
agli OGM ha sancito il principio di precauzione in cui stabilisce
che uno Stato può fermare l’importazione di elementi considerati “a
rischio” per la salute dell’uomo qualora vi siano degli elementi
validi che indichino il rischio. Secondo il
WWF
questo principio rispetta le esigenze di salvaguardia dell’ambiente
e della salute umana rispetto alle logiche del commercio e del
profitto.
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