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di Paola Franz
La menopausa è una fase
fisiologica della vita che inizia intorno ai 50 anni, ciò vuol dire
che non va affrontata come una malattia, pur potendo subentrare
delle problematiche che possono interessare in misura maggiore
l'apparato cardiovascolare e quello osseo. È quindi importante
effettuare controlli periodici e, sino ad oggi, si pensava fosse
opportuno ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva. Al momento
della menopausa gli ormoni femminili (estrogeni e progestinici)
diminuiscono progressivamente per cui si pensava che fosse opportuno
integrarli in quanto si era visto che in questo modo vi era una
diminuzione delle patologie correlate.
Secondo alcuni studiosi, per
quanto riguarda la diminuzione di infarti, nelle donne trattate con
terapia sostitutiva, ciò sarebbe legato solo alla loro maggiore
attenzione alla propria salute. In
uno studio condotto dalla Unità di Epidemiologia dell'Istituto di
Ricerca del Cancro di Oxford (Lancet 2002; 360: 942-942) sono stati
analizzati e valutati differenti dati relativi ai rischi e benefici
della terapia ormonale sostitutiva. È emerso che tale trattamento
sia collegato ad un aumento di rischio di ictus. I ricercatori
hanno preso in esame quattro diversi studi relativi a differenti
terapie: una solo con l'estrogeno e le altre riguardavano
trattamenti combinati di estrogeno e progestinici. Per più
di cinque anni furono tenute sotto controllo 20.000 donne.
Quelle
che avevano ricevuto un trattamento ormonale basso, presentavano un
aumento relativo di rischio di ictus, di cancro al seno e di embolia
polmonare rispetto ad un gruppo placebo con cui erano state
confrontate. Comunque sembra certo che tale terapia abbia un effetto
positivo riguardo al cancro del colon e per le fratture dell'anca.
Non sembrerebbero esserci differenze rilevanti per le patologie coronariche e per il tumore dell'endometrio; non si hanno dati
sufficienti per valutare la relazione tra la terapia ormonale
sostitutiva e altre patologie quale il cancro dell'ovaio. Questa
terapia determinerebbe nel 6 per mille delle pazienti cancro della
mammella , ictus o embolia polmonare; ridurrebbe dell'1,7 per mille
l'incidenza del cancro del colon e delle fratture dell'anca. Secondo
l'Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbero maggiori i rischi
di cancro della mammella e di patologie cardiovascolari rispetto ai
benefici. |
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