|
di Paola Franz
Sono passati ormai cinque anni da
quando nel Marzo del 1997 furono emesse le nuove linee guida per
l'utilizzo della mammografia quale mezzo diagnostico per il tumore
del seno dal National Cancer Institute e le polemiche che emersero
sono ancora in corso. In quella data furono fissati controlli
annuali o biennali a partire dai 40 anni di età. Il National
Institute of Health si era già espresso sfavorevolmente ad
effettuare la mammografia prima dei 50 anni sia per l'esiguità dei
casi diagnosticati, sia per il problema di sottoporre troppo spesso
le donne a radiazioni, sia per la facilità di avere dei falsi
risultati positivi legati alla differente struttura del seno in età
più giovane.
Il cancro alla mammella è il
tumore più diffuso fra le donne, il picco massimo della mortalità
è nell'età compresa tra i 39 e i 44 anni, l'incidenza aumenta
progressivamente con l'età. In Europa ogni anno si ammalano 200.000
donne, in Italia 31.000 con 11.000 decessi. Il tumore impiega 4 anni
affinché sia diagnosticabile tramite la mammografia e 6-8 anni per
divenire palpabile. La mammografia è un esame radiologico che
utilizza dosi molto basse di radiazioni pari a circa 0,05 Rad per
lastra e normalmente si fanno 2 lastre ogni seno, secondo alcuni
studi il rischio di trasformazione neoplastica legato a questa
emissione sarebbe all'incirca dell'1% dopo 38 mammografie.
Nonostante sia l'esame più importante per la diagnosi del tumore
mammario riesce ad individuare nel migliore dei casi il 90% delle
neoplasie con punte minime del 70-75%.
Le cause della mancata
diagnosi possono dipendere da vari fattori: dalla dimensione del
tumore stesso (inferiore ad un centimetro), la sede periferica della
lesione, la "densità" del seno nelle donne giovani che
rende difficoltoso l'esame, la scarsa qualità, il mancato
riconoscimento da parte del radiologo. Recentemente è stato
condotto uno studio da ricercatori dell'Università di Washington e
pubblicato sul Journal of The National Cancer Institute, che ha
dimostrato la variabilità dell'interpretazione mammografica tra i
vari radiologi. Si è visto come gli specialisti più giovani, con
meno di 15 anni di esperienza, davano più facilmente delle false
positività per questo cancro, quattro volte maggiori rispetto a
quelli con una esperienza superiore a 20 anni. Hanno, inoltre,
riscontrato che c'erano un maggior numero di falsi positivi anche
fra le donne giovani, tra quelle in età premenopausale e tra quelle
che ricevevano la terapia ormonale sostitutiva.
Furono esaminate
8.734 mammografie di 2.169 donne effettuate da 24 radiologi, il
tasso di falsi positivi oscillava tra il 2,6% e il 15,9%, tutto ciò
era influenzato dagli anni di esperienza.
Journal
of the National Cancer Institute 2002;94:1373-1380
|
|
Archivio
Arte e cultura
Consumatori
Diritto
Etica
Eventi
Lavoro
Libri
Medicina
Nucleare
Radioprotezione
Parchi
Scienza
Sessuologia
Link
partner
venereologia.it
microcolposcopia.it
scienzaonline
paleofox.com
progettorwanda.it ciaowebroma.it
Le Foto più belle |