Anno 2 Numero 62 Mercoledì 11.06.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Il WWF NEL CONGO:
RICONCILIARE EMERGENZA UMANITARIA E CONSERVAZIONE DELLA NATURA

 www.wwf.it

Il Parco dei Virunga in Congo, la più antica area protetta del continente africano, rifugio di una delle ultime popolazioni del rarissimo Gorilla di montagna, 8.000 chilometri quadrati dove lo splendore della natura riesce ancora ad emozionare. Sembrerebbe un controsenso preoccuparsi di proteggere le foreste, i gorilla mentre in Congo la popolazione ha pagato e sta pagando ancora un prezzo altissimo in termini di sofferenza e di milioni di vite umane perse a causa delle guerre. 
Invece non lo è: il WWF ha imparato, da una lunga esperienza sul campo, che coinvolgere le comunità locali in progetti che permettono di conservare o recuperare l’ambiente naturale è la chiave di volta per garantire un equilibrio sociale duraturo e contribuire allo sviluppo e all’economia di una regione, soprattutto se così martoriata.
In questo senso il Congo è forse uno degli esempi più rappresentativi: durante gli ultimi 10 anni la Repubblica Democratica del Congo ha subito un continuo declino in termini di economia, educazione, salute e servizi sociali. Milioni di persone hanno perso la vita e altrettanti sono stati sradicati dalle loro case. 4,7 milioni i congolesi morti dall’invasione del 1998 operata da Uganda, Rwanda e Burundi, un costo in vite umane maggiore rispetto alla seconda guerra mondiale. Il 90% della popolazione deceduta nel conflitto ha perso la vita per motivi indirettamente legati alla guerra: malattie, malnutrizione, condizioni vita estreme, tutte cause spesso legate al collasso di un governo ormai incapace da anni di provvedere all’assistenza sanitaria. 
Ma questi lunghi anni di conflitti hanno anche dimostrato che esiste un legame strettissimo tra la guerra e l’impoverimento delle risorse naturali:

1- Sebbene all’origine dei conflitti vi fossero motivi di natura strettamente politica, man mano è diventato sempre più evidente che tutte le fazioni coinvolte avevano un forte interesse nel controllare le aree ricche di risorse naturali. Minerali (oro, diamanti e Coltan in particolare), legname e specie protette erano i principali obiettivi: lo sfruttamento di queste risorse serviva per finanziare la guerra e alimentare interessi privati. Tutto questo a discapito delle popolazioni locali che si vedevano sottrarre le proprie risorse naturali e di conseguenza la base del loro sostentamento;
2- Le grandi masse di rifugiati e la loro permanenza nei campi profughi o semplicemente nei villaggi lontani dalle loro case hanno avuto un impatto negativo sulle risorse naturali. La popolazione non poteva fare a meno di raccogliere legname per scaldarsi o produrre carbone tagliando le poche foreste rimaste, comprese quelle delle Aree protette situate nelle zone orientali del Congo. Erosione del suolo e perdita della fertilità dei terreni erano le conseguenze di questo processo. A questo si aggiungeva il tremendo disastro provocato dall’eruzione del Vulcano che ha cancellato gran parte del Goma e spinto ad un ulteriore disboscamento per costruire nuove abitazioni.

IL PROGETTO PEVI-KACHECHE: UNA PRESENZA COSTANTE DEL WWF
Il WWF è sempre rimasto presente fin dal 1988, nonostante le infinite guerre civili. Gli impatti ambientali potrebbero essere stati altrettanto devastanti, ma proprio in Congo l’esperienza del WWF ha dimostrato come è possibile, attraverso l’attività di conservazione, dare una risposta concreta ad una possibile speranza di futuro dopo una guerra del genere. Le sofferenze possono essere alleviate o addirittura eliminate se vengono prese in tempo delle misure appropriate. In tempo di guerra la comunità locale dipende esclusivamente dalle risorse naturali: la sfida è quella di riuscire a soddisfare questi bisogni conservando al tempo stesso queste risorse e garantendo la loro durata nel tempo. E’ questo il significato e lo scopo del Progetto PEVI-KACHECHE, costantemente attivo nonostante il bombardamento della sede, nonostante l’interruzione per soli 2 anni. Oggi si possono vedere e verificare tutti i progetti che sono parte integrante in tutta la regione dei Virunga, per ben 300 km quadrati. Nella regione del Kivu, dove opera il WWF, il circolo vizioso della guerra, del degrado dell’ambiente e della povertà sembra essere spezzato. Però, in un contesto del genere, il progetto può andare avanti solo se viene sostenuto finanziariamente, non essendo possibile trovare risorse sul posto. 

LA POPOLAZIONE LOCALE COME CHIAVE PER IL SUCCESSO
I progetti WWF sono basati sulla convinzione che la difesa della biodiversità in situazioni di emergenza è ottenibile solo attraverso programmi di cosiddetta “capacity building” gestiti da operatori locali in grado di stabilire relazioni durevoli con le comunità locali. A fianco degli indispensabili interventi di emergenza offerti dalle associazioni umanitarie è necessario, infatti, costruire un futuro attraverso alcune attività di conservazione. 
In particolare l’obiettivo primario è quello di insegnare e praticare soluzioni di gestione sostenibile delle risorse locali nelle aree contigue al parco al fine di mitigare il prelievo di legname, fauna e altri prodotti dalle aree del parco invase dalle popolazioni in fuga.
La ridefinizione visibile dei confini del parco è stata resa possibile mediante la costituzione di una “cintura verde” che ha una funzione molteplice:

1. evidenziare i confini del parco;
2. fornire legname per uso energetico alle comunità locali mitigando il taglio della foresta primaria;
3. attivare pratiche di silvicultura produttiva per fornire sostegno economico alle comunità locali.
4. promuovere la costituzione di associazioni locali, animate dalle comunità locali stesse, in particolare dalle donne: queste hanno dovuto e voluto scardinare la diffidenza degli uomini sul progetto, arrivando comunque oggi ad avere anche gruppi di uomini attivi. I primi ritorni economici già iniziano ad essere registrati.
c) convincere le popolazioni che si sono rifugiate all’interno del parco ad abbandonarlo, offrendo loro alternative durevoli di sviluppo rurale .

ALCUNI GRANDI RISULTATI DEL PROGETTO
Il Progetto PEVI-Kacheche esiste in Congo da oltre 16 anni e questo è il suo bilancio:

- oltre 100 vivai e semenzai con una capacità di produzione di 20.000 piante all’anno. Le piante vengono offerte gratuitamente a chi le richiede, per poterle impiantare nel proprio villaggio, previa formazione. Dal 1998 sono state piantumate 5 milioni di piante nella regione, sia nella fascia di protezione del parco sia per la ricostituzione del verde pubblico nella città di Goma distrutta dalla guerra e dal vulcano; 
- 4.500 ettari di piantagioni forestali, come zone-tampone a tutela del parco;
- 29 progetti di colture orticole che producono circa 20 tonnellate di verdure all’anno, creando un modello per il sostentamento delle comunità locali;
- 2 associazioni di giovani apicoltori per la produzione di miele, 36 associazioni di donne; 
- 31.700 persone coinvolte nel programma per la gestione delle risorse naturali, 42.288 persone coinvolte nel programma di riforestazione; 
- 36.400 tonnellate di vegetali prodotti in un anno;
- finanziamento delle attività di guardia parco, non finanziate dal Governo, per garantire la tutela dell’area protetta, la sorveglianza e il controllo sul bracconaggio, oltre che per offrire una prospettiva di impiego locale; 
- istituzione di un sistema di microcredito per aiutare le comunità ad aumentare la loro produzione agricola;
- formazione alle pratiche di allevamento di animali domestici per ridurre l’impatto sulle popolazioni selvatiche, in particolare dei roditori, oggetto di caccia all’interno del parco;
- un programma di educazione diffusa sui temi della conservazione del gorilla e dell’ecosistema forestale che lo ospita, ma anche sulle attività pratiche legate alla gestione sostenibile delle risorse (orticultura, silvicultura, utilizzo dell’energia solare per la cottura dei cibi, scuole di alfabetizzazione). Gli animatori WWF sono costantemente presenti nelle scuole e offrono gratuitamente attività extra-scolastiche. Creazione di “club degli amici della natura”, una vera e propria rete di animatori volontari. 

I PARTNER NEL CONGO:
Il WWF non fa tutto questo da solo, anzi, pone come condizione di fattibilità la costituzione di partnership con le realtà radicate sul territorio. Ad esempio, molti sforzi finanziari sono dedicati a supportare l’attività dell’ ICCN, l’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura; circa 11 altre ong sono coinvolte nel progetto del WWF, oltre alle 147 comunità locali coinvolte. Il tutto per una spesa di soli 300.000 dollari l’anno. 


Inizio pagina | Home | Archivio  Motori di Ricerca Links  mail

Autorizzazione del Tribunale di Roma n 524/2001 del 4/12/2001 Agenzia di Stampa a periodicità Settimanale