Anno 2 Numero 45 Mercoledì 12.02.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati
 

Amici della terra 

Italia nostra 

Legambiente 

Marevivo  

WWF Italia

Traffico marittimo di sostanze pericolose
Gli ambientalisti chiedono un incontro urgente a Matteoli “Subito il decreto sulle carrette e la verifica sui contolli ”

“Che il Ministro dell’Ambiente e del Territorio risponda alle istanze degli ambientalisti e degli armatori italiani: abbiamo chiesto un incontro urgente al ministro Matteoli perché ci illustri questo oggetto misterioso, auspicato e atteso da tutti, ovvero, il decreto sull’interdizione dalle nostre acque territoriali delle petroliere a singolo scafo che abbiano raggiunto i 15 anni di attività, m ancora non sappiamo nulla. A quello che ci risulta gli armatori sono d’accordo a dichiarare il nostro mare off limits per le navi superiori alle 5 mila tonnellate, mentre ci sarebbe una pressione degli utilizzatori finali (ENI e ENEL) per non andare oltre la soglia delle 20 mila tonnellate di stazza lorda. In occasione dell’incontro, che speriamo di avere al più presto, chiederemo anche conto dell’effettiva operatività in ambito nazionale e internazionale delle procedure per il controllo e la gestione del traffico marittimo, previste tra l’altro dalle Direttive europee del cosiddetto pacchetto ERIKA”, le associazioni ambientaliste Amici della Terra, Italia Nostra, Legambiente, Marevivo e WWF Italia si dichiarano d’accordo con le istanze di fondo rappresentate ieri dal presidente di CONFITARMA Montanari e premono su Matteoli per avere delle risposte su un provvedimento che lo stesso Ministro ha annunciato il 16 gennaio scorso.
Gli ambientalisti ricordano: Torrey-Canon, Amoco-Cadiz, Olympic Bravery, Boehlen, Gino, Tanio, Braer, Exxon-Valdez, Amazone, Erika, Prestige, l'elenco degli incidenti dovuti ai trasporti di petrolio e materiali pericolosi che di anno in anno si allunga in modo preoccupante.
Mentre gli Stati Uniti sono intervenuti con un proprio piano di prevenzione degli inquinamenti costieri fin dal 1990, dopo il naufragio della Exxon Valdez, l'Europa si è limitata ad adottare misure sul traffico marittimo di sostanze pericolose che non sono ancora però diventate operative, nonostante i rischi a cui è esposta e la fragilità degli ecosistemi minacciati sul proprio territorio. Inoltre, il previsto incremento dei trasporti via mare, per molti versi auspicabile se alternativo alle vie di terra, fa temere che simili disastri si ripeteranno nei prossimi anni ad un ritmo crescente. Ma, prevenire è possibile, è urgente ed è doveroso.
L'Italia, in questo caso, non parte da zero: da quasi due anni è stato sottoscritto un accordo volontario fra gli operatori del settore, gli imprenditori, le autorità di controllo, i Ministeri dell'Ambiente e dei Trasporti, gli ambientalisti e i sindacati per attenuare i fattori di rischio. Sono state attivate misure finanziarie per favorire la rottamazione delle vecchie navi e favorire il rinnovo degli armamenti. Da qualche mese è stato attivato il comitato di monitoraggio degli effetti dell'accordo volontario. 
Queste premesse hanno favorito un clima di collaborazione che renderebbe possibile al Governo l'emanazione di misure stringenti, ormai necessarie e urgenti sia per fronteggiare il particolare rischio a cui è esposto il Mediterraneo, sia per sollecitare un analogo atteggiamento da parte degli altri paesi europei. 
Al contrario, un atteggiamento dilatorio, oltre a vanificare i vantaggi acquisiti in relazione a questi aspetti, finirebbe per penalizzare gli armatori italiani che si sono già adeguati ai nuovi standard di sicurezza richiesti. 

 

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