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PER PORRE FINE ALLE PEGGIORI FORME DI LAVORO MINORILE GLI STATI DEVONO COMBATTERE IL TRAFFICO DI BAMBINI, SOTTOLINEA L’UNICEF IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE
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Gli sforzi per porre fine alle peggiori forme di lavoro minorile non avranno successo senza un’efficace integrazione con quelli tesi a combattere il traffico di bambini e di donne dentro e fuori i confini nazionali. Nella giornata mondiale contro il lavoro minorile l’UNICEF sottolinea come il traffico di esseri umani, con un fatturato annuo di 12 miliardi di dollari, inizi ad assumere le medesime proporzioni del traffico illegale di armi e di stupefacenti.
“Come possiamo mettere fine alle più ignobili forme di lavoro minorile quando il traffico di bambini e donne continua incontrastato?”, chiede Carol Bellamy, Direttore Generale dell’UNICEF: “I bambini sono sempre più trattati come merci dalle reti criminali. Non possiamo semplicemente guardare alle peggiori forme di lavoro minorile come una vergogna: dobbiamo considerarle come una parte di un commercio criminale e inumano che deve essere fermato”.
I bambini, sottolinea il Direttore Generale dell’UNICEF, sono considerati dai trafficanti alla stregua di merci, ingannati con promesse di una migliore istruzione o “lavori migliori” per poi divenire vittime di un traffico illegale: lontani da casa o trasferiti clandestinamente in paesi stranieri i bambini vittime del traffico restano soli, privi di documenti e – esclusi da ogni forma di protezione – sono di frequente costretti a prostituirsi, a lavorare come domestici in famiglie agiate, ad accettare matrimoni precoci e non voluti, o a effettuare lavori pericolosi o illegali.
Benché non esistano dati ufficiali sul traffico di bambini, alcune stime parlano di 1,2 milioni di bambini che cadono ogni anno vittime del traffico. Bambine a volte di soli 13 anni, provenienti in maggioranza dall’Asia e dall’Europa dell’est, vengono “vendute per corrispondenza” come spose; altre sono utilizzate come servitù domestica, private di ogni accesso all’istruzione e spesso costrette a subire violenza sessuale per mano dei loro “datori di lavoro”. Uno studio effettuato dal “Centro di ricerca Innocenti” dell’UNICEF ha rivelato che in Africa il traffico di bambini interessa ormai almeno la metà dei paesi del continente.
Il Direttore Generale dell’UNICEF sottolinea come nessun paese sia immune dal traffico di esseri umani: “E’ necessaria una coraggiosa presa di posizione da parte dei governi nazionali, cui per primi spetta la responsabilità di considerare il traffico un crimine, garantendo che i bambini siano protetti da questa forma di sfruttamento. Molti paesi”, osserva Carol Bellamy, “sono già firmatari del Protocollo contro il commercio, traffico e pornografia minorile della Convenzione sui diritti dell’infanzia, ma molto resta da fare per assicurarne l’effettiva attuazione, attraverso, ad esempio, campagne di sensibilizzazione, la creazione di una cornice legale appropriata, la registrazione alla nascita di tutti i bambini e una forte cooperazione internazionale. Un’altra importante misura è garantire il visto per motivi umanitari, o concedere lo status di rifugiato, ai bambini vittime del traffico, e non c’è momento migliore per dare avvio a questo processo”, conclude il Direttore Generale dell’UNICEF, “della Giornata mondiale contro il lavoro minorile”.
L’IMPEGNO DELL’UNICEF CONTRO IL TRAFFICO DI MINORI
L’UNICEF è impegnato nella prevenzione e per l’eliminazione del traffico di bambini, attraverso un approccio mirato ad aiutare i singoli paesi a creare un ambiente protettivo per i bambini, che li salvaguardi dallo sfruttamento e dall’abuso prima che questi abbiano luogo. La creazione di tale “ambiente protettivo” si fonda su 8 interventi comuni:
I Governi devono mostrare un deciso impegno politico per combattere il traffico di minori, mettendo in vigore un’efficace legislazione che consideri illegale il traffico punendo i trafficanti. Gli interventi concreti devono essere sempre guidati dal principio del superiore interesse del bambino.
La legislazione deve essere fatta rispettare in modo rigoroso e nella certezza del diritto, inclusi gli accordi internazionali per prevenire il traffico e agevolare il ritorno sicuro dei bambini vittime del traffico.
Si devono mutare attitudini e comportamenti, mandando e tenendo tutti i bambini – e soprattutto le bambine - a scuola, cosa che accresce decisamente il loro livello di protezione: 120 milioni di bambini, la maggior parte dei quali sono femmine, non vanno però ancora a scuola. Si devono attuare campagne di sensibilizzazione che aiutino le comunità, le famiglie e gli stessi bambini a prevenire il traffico.
I bambini devono essere consapevoli dei pericoli del traffico in modo da potersi proteggere. I bambini sono spesso ingannati da promesse di soldi e di una “vita migliore”: per contrastare tali pericoli i bambini a rischio devono ricevere quelle informazioni e conoscenze fondamentali che permettano loro di non farsi ingannare. Queste potrebbero comprendere la formazione professionale o attività generatrici di reddito, realizzate a livello comunitario, che li tengano a distanza dalle false promesse dei trafficanti.
Tutti coloro che sono a stretto contatto con i bambini devono essere in grado di riconoscere i pericoli del traffico e di agire di conseguenza. I maestri devono individuare prontamente i segnali di avvertimento provenienti da un ambiente familiare difficile. La polizia che effettua irruzioni nei bordelli deve essere consapevole del fenomeno delle ragazze provenienti da altri paesi, evitando di discriminarle ulteriormente. Una polizia di frontiera con una conoscenza limitata del fenomeno del traffico potrebbe non effettuare gli adeguati controlli quando si trovi in presenza di bambini che oltrepassano il confine non accompagnati dai genitori.
L’attenzione dei media costituisce un fondamentale strumento di sensibilizzazione per la lotta al traffico e per richiamare un’efficace e sistematica protezione dei bambini che ne restano vittime.
Reinserimento e recupero delle vittime del traffico. I bambini che sono stati vittime del traffico hanno bisogno di servizi adeguati che li aiutino ad uscire dalla loro situazione e a tornare a casa in un ambiente protettivo. I servizi di assistenza per i bambini vittime del traffico devono seguire il principio guida del superiore interesse del bambino, compreso il suo ritorno ad un ambiente sicuro e accogliente.
L’UNICEF Italia sostiene specifici progetti UNICEF di lotta al traffico e allo sfruttamento dei bambini in Bangladesh, Benin, Brasile, Cambogia, Congo, Moldavia.
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