Anno 2 Numero 52 Mercoledì 02.04.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati
 

ALLARME DELL’UNICEF PER LA SORTE DEI BAMBINI IRACHENI

Il Direttore Generale dell’UNICEF esorta le parti in conflitto al rispetto della vita dei civili e dei bambini iracheni. L’UNICEF si esprime contro l’utilizzo delle bombe a frammentazione.

www.unicef.it

Amman/New York, 7 aprile 2003 – “Mentre è in corso una massiccia offensiva su Baghdad, voglio ricordare a tutte le parti in lotta il loro obbligo giuridico e morale al rispetto della vita dei civili e, in special modo, di quella dei bambini iracheni”, ha affermato Carol Bellamy, Direttore Generale dell’UNICEF. L’UNICEF esprime profonda preoccupazione per la sorte dei bambini della capitale, “una città di 5 milioni di abitanti, la metà dei quali”, ha sottolineato il Direttore dell’UNICEF, “ha meno di 18 anni”.
“La lunga esperienza di lavoro con i bambini in diversi teatri di guerra”, continua Bellamy, “ci ha insegnato che oltre agli effetti immediati vi sono altre drammatiche conseguenze che segnano la loro vita. I traumi provocati dalla guerra non si rimarginano facilmente: danni fisici e psicologici, la paura e la perdita dei propri cari continuano ad affliggere le vite di coloro che sono costretti a sopportare tali orrori. Prendete per esempio i tre bambini tra i 5 e i 6 anni che, la scorsa settimana, sono rimasti gravemente feriti mentre giovavano con una mina non lontano da Dohuk: uno ha perso entrambe le mani, un altro rischia di perdere un occhio. Le vite di questi bambini, e quelle delle loro famiglie, non saranno mai più le stesse”. 
L’UNICEF è particolarmente preoccupata dalle notizie giunte negli ultimi giorni circa l’utilizzo di bombe a frammentazione, anche in aree urbane densamente popolate: “Queste armi, particolarmente crudeli e che colpiscono in modo indiscriminato, hanno già provocato la morte di molti bambini iracheni e il loro utilizzo deve cessare”, ha affermato Bellamy. 
L’UNICEF ha anche lanciato un appello perché sia immediatamente cambiato l’involucro degli aiuti distribuiti dalle forze di coalizione alla popolazione civile, il cui colore è lo stesso di quello dei piccoli ordigni lasciati al suolo dalle bombe a frammentazione. “Per quanto possano essere sofisticate le nuove tecnologie utilizzate in combattimento”, ha sottolineato il Direttore generale dell’UNICEF, “i risultati finali rimangono tragici e sanguinosi come lo sono sempre stati nel corso dei secoli passati. Una sola cosa è cambiata: sono sempre più donne e bambini le vittime principali dei conflitti armati. E la morte anche di un solo bambino”, ha concluso Carol Bellamy, “non è mai un prezzo di guerra accettabile”.
Con l’intensificarsi delle operazioni militari diventa cruciale l’apertura di corridoi umanitari per portare aiuti alle popolazioni intrappolate dai combattimenti, dal momento che la sicurezza dei convogli e dello stesso personale sul campo non è al momento garantita. 
Nel corso della scorsa settimana sono entrati in Iraq 24 camion di aiuti organizzati dall’UNICEF: due a nord dal confine turco e 22 a sud dal Kuwait. Nell’Iraq centro meridionale la preoccupazione principale rimane l’emergenza idrica: gli aiuti UNICEF distribuiti sono in prevalenza scorte d’acqua potabile, kit medici di emergenza e sali per la terapia di reidratazione orale; nell’Iraq settentrionale sono, oltre a prodotti per la potabilizzazione dell’acqua, latte terapeutico e altri alimenti ad alto valore nutritivo. 
L’intervento dell’UNICEF a Baghdad è diretto a garantire le forniture idriche anche in condizioni di emergenza, ma con l’intensificarsi dei combattimenti si teme sempre più una situazione analoga a quella in cui versa Bassora oramai da diversi giorni.


L’UNICEF chiede il sostegno di tutti per salvare la vita dei bambini iracheni. Per contribuire: c/c postale 745.000, c/c bancario n. 505010, Banca Etica, ABI 5018 CAB 12100, intestati a UNICEF-Italia, causale "per i bambini iracheni”, o con carte di credito, telefonando al numero verde 800.745.000. 
Per gli utenti Tim: con 1 Sms si può donare 1 euro per i bambini dell’Iraq. 

 

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