Anno 2 Numero 53 Mercoledì 09.04.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati
 

  

 

Intervento umanitario dell’UNICEF

IRAQ

 

11 APRILE 2003

    • Oltre 90 convogli di aiuti UNICEF sono entrati nel paese dall’inizio della guerra. Già inviati dall’UNICEF aiuti per 14 milioni di dollari per gli interventi in campo sanitario e nutrizionale, idrico e igienico-sanitario e per la protezione dei bambini più vulnerabili: in Iraq sono al momento presenti 200 operatori dell’UNICEF.
    • Un milione i bambini affetti da malnutrizione cronica, 1,3 milioni sono a rischio malnutrizione: distribuite dall’UNICEF oltre 7.500 tonnellate di alimenti ad alto valore nutritivo e 1.317 tonnellate di latte terapeutico. In Iraq 18 milioni di persone vivono nell’insicurezza alimentare, il 60% della popolazione dipende dalle razioni.
    • Più di 5 milioni le persone senza accesso a fonti d’acqua sicure e a servizi igienici adeguati in tutto l’Iraq. Inviati centinaia di migliaia di litri d’acqua, oltre 100 cisterne per le scorte idriche, 26.000 compresse e 250 tonnellate di prodotti per la potabilizzazione dell’acqua. Attivati i generatori per l’erogazione idrica ed elettrica di emergenza, inviato un depuratore mobile, installati in tutto l’Iraq servizi idrici e igienico-sanitari di emergenza.
    • Vaccinati prima della guerra 4,5 milioni di bambini contro polio e morbillo, altri 23.800 contro il morbillo dopo l’inizio del conflitto. Distribuiti 430 kit sanitari di pronto soccorso (Baghdad), 10 kit d’emergenza per oltre 19.000 persone (sud Iraq), 30 kit sanitari e 53 tonnellate di medicinali di base (nord Iraq).
    • Distribuiti aiuti, dopo l’inizio della guerra, e garantita assistenza ad oltre 2.300 bambini che vivono nei diversi istituti d’accoglienza del paese.
    • Appello dell’UNICEF: per i prossimi 6 mesi necessari fondi per 166 milioni di dollari. Alla fine della prima settimana di aprile raccolti meno del 20% dei fondi necessari per la realizzazione degli interventi d’emergenza.

 

1. QUADRO DELLA SITUAZIONE

 

 

L’UNICEF nell’emergenza in Iraq

Settimane di intensi combattimenti in Iraq hanno messo a dura prova la capacità di resistenza della popolazione civile, determinando un grave peggioramento della complessiva situazione umanitaria: i bombardamenti e le operazioni militari terrestri hanno moltiplicato il numero delle vittime civili, negli ospedali scarseggiano medicinali e attrezzature mediche, nelle regioni centro meridionali del paese l’emergenza idrica diviene sempre più preoccupante, con gravi conseguenze dal punto di vista sanitario e nutrizionale: prima vittima di questa drammatica situazione è la popolazione civile e, in primo luogo, i bambini e le donne in stato di gravidanza.

L’UNICEF richiama le parti in conflitto al rispetto degli obblighi cui sono tenute dal diritto internazionale: in questo senso si è espressa contro l’utilizzo delle bombe a frammentazione - vietate dalla Convenzione di Ginevra - che insieme alle mine continuano a mietere vittime, soprattutto tra i bambini, anche quando le operazioni militari siano cessate. In questa fase di estrema instabilità e con gli eventi in rapida evoluzione, l’UNICEF esorta le forze che controllano il territorio a garantire – come previsto dal diritto internazionale - tanto un accesso sicuro per la distribuzione degli aiuti alla popolazione civile, quanto a mantenere la legalità, ponendo fine ai saccheggi moltiplicatisi in numerose località del paese.

L’UNICEF, prima del conflitto, ha provveduto alla distribuzione di kit medici, generi di prima necessità e alimenti ad alto valore nutritivo, oltre che alla predisposizione eriparazione dei generatori elettrici diretti a garantire il funzionamento di impianti idrici, fognari e medico-sanitari anche in condizioni di emergenza. Al momento, il problema fondamentale è rappresentato dall’accesso degli aiuti umanitari alle popolazioni civili e la loro distribuzione alle fasce che più ne hanno bisogno. Sebbene il problema dei corridoi umanitari rimanga insoluto e le condizioni di sicurezza decisamente precarie, l’UNICEF sta intensificando l’invio di aiuti d’emergenza dai paesi confinanti: dal Kuwait l’UNICEF invia quotidianamente nell’Iraq meridionale (Um Qasr, Sawan, Zubair, Bassora e le zone limitrofe) acqua potabile, medicinali di base, generi di prima necessità; altri convogli di aiuti UNICEF entrano a nord dal confine turco, diretti verso le città di Dohuk, Sulaimaniyah ed Erbil, dove vi sono tre Uffici UNICEF con altrettanti magazzini per gli aiuti. In Iraq vi sono tuttora 200 operatori UNICEF: se il continuo deterioramento della situazione pone numerosi problemi dal punto di vista logistico, l’UNICEF porta in ogni caso avanti gli interventi previsti dal Piano d’emergenza, approntato prima dello scoppio della guerra. Dall’inizio della guerra sono oltre 90 i camion di aiuti UNICEF che hanno portato scorte umanitarie all’interno dell’Iraq.

In Iraq l’UNICEF è l’Agenzia leader per l’assistenza umanitaria (esclusa la sola distribuzione delle scorte alimentari): dal settore acqua potabile e servizi igienici al campo nutrizionale (attraverso la distribuzione di alimenti terapeutici, micronutrienti e servizi per la terapia nutrizionale); dal settore sanitario (in particolare salute materno-infantile e vaccinazioni) al settore del Child Protection per i bambini che necessitano di speciale tutela (orfani, disabili e bambini in riformatorio o che vivono in istituti d’accoglienza; servizi di ricongiungimento familiare, assistenza psicologica e riabilitazione contro i traumi provocati dalla guerra) al campo dell’istruzione in condizioni d’emergenza (kit di materiali scolastici d’emergenza, creazione di spazi sicuri "a misura di bambino", forme di educazione informale, educazione igienico-sanitaria e sui pericoli delle mine e degli ordigni inesplosi).

 

 

2. LA CONDIZIONE DELL’INFANZIA NELL’IRAQ PRE-BELLICO

Grave deterioramento delle condizioni di vita nel corso degli ultimi dieci anni

La popolazione totale dell’Iraq è di circa 27 milioni di abitanti, dei quali 23,3 milioni vivono nelle regioni centrali e meridionali del paese e 3,7 in quelle settentrionali: il 50% della popolazione irachena ha meno di 18 anni, i bambini sotto i 5 anni sono oltre 3 milioni e mezzo.

Il tasso di mortalità infantile 0-5 anni indica che, nelle regioni centrali e meridionali del paese, su 1.000 nati vivi 136 bambini muoiono prima di raggiungere il quinto anno di vita, un tasso di mortalità due volte e mezzo quello del 1990: ciò significa che in Iraq un bambino su 8 muore prima di raggiungere il quinto anno d’età.

Il tasso di mortalità materna, nelle regioni centrali e meridionali del paese, è anch’esso raddoppiato rispetto al 1990 – con 294 donne morte ogni 100.000 parti – e rimane elevato nelle province settentrionali (120 morti ogni 100.000 parti): la mortalità per complicazioni legate alla gravidanza o al parto è la causa di un terzo di tutte le morti tra le donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni di età.

La malnutrizione infantile rimane la preoccupazione principale, con oltre un quarto dei bambini iracheni, nelle regioni centrali e meridionali del paese, affetti da malnutrizione cronica: in Iraq 1 milione di bambini sotto i 5 anni è affetto da malnutrizione cronica, altri 1,3 milioni sono a rischio malnutrizione.

Lo scarso numero di donne che allattano al seno, l’uso diffuso dell’allattamento artificiale, un’alta incidenza di donne affette da anemia (circa il 60%) e la grande percentuale di bambini nati sottopeso contribuiscono al livello estremamente elevato dei tassi di mortalità infantile dell’Iraq.

La percentuale di bambini nati sottopeso è aumentata vertiginosamente dal 4,5% del 1990 al 24,7% registrato alla fine del 2001: ciò significa che un bambino su quattro, in Iraq, nasce con un peso inferiore ai 2,5 kg.

La diarrea e le infezioni respiratorie acute sono all’origine del 70% dei casi di mortalità infantile; nelle regioni centrali e meridionali la malnutrizione è con diarrea e infezioni respiratorie la principale causa delle morti tra i bambini sotto i 5 anni.

 

2. PIANO D’EMERGENZA ALLESTITO PRIMA DELLA GUERRA

 

Piano d’emergenza UNICEF

Davanti al precipitare degli eventi e alla grave crisi umanitaria che ne consegue, l’UNICEF ha predisposto un Piano di

emergenza per rispondere ai bisogni primari dei bambini e delle donne irachene. Gli uffici UNICEF in Iraq - tre nel nord del paese (Dohuk, Erbil, Sulaimaniyah), uno a Baghdad e uno nel sud (a Bassora, costretto temporaneamente a chiudere dalle operazioni militari in corso) - nelle settimane immediatamente precedenti lo scoppio della guerra hanno distribuito attraverso i loro magazzini scorte e aiuti umanitari alla popolazione civile. Nel complesso, l’UNICEF ha predisposto aiuti di emergenza per circa 14 milioni di dollari: il 40% sono stati distribuiti nel centro-sud dell’Iraq, il 60% sono stati posizionati lungo il confine in Turchia, Iran, Kuwait e Giordania, per garantire il flusso di aiuti umanitari verso l’Iraq. Circa il 75% dei fondi sono stati stanziati per l’acquisto di prodotti nutrizionali (alimenti ad alto valore nutritivo, latte terapeutico, micronutrienti, ecc), il 10% per prodotti medico-sanitari e un altro 10% per materiali da utilizzare nel settore del Child Protection. Il restante 5% dei fondi viene utilizzato per scopi intersettoriali. Gli aiuti comprendono kit medici, vaccini, medicinali di base e prodotti sanitari; alimenti ad alto valore nutritivo, latte terapeutico e sostanze micronutrienti; cisterne per la conservazione delle scorte idriche e compresse per la depurazione dell’acqua; carburante per alimentare i generatori elettrici degli ospedali, degli impianti idrici e dei servizi d’emergenza; coperte e attrezzature per allestire rifugi d’emergenza e altri generi salvavita; materiale didattico per garantire l’istruzione anche in condizioni d’emergenza. Il Piano di emergenza UNICEF prevede 5 settori fondamentali di intervento: settore sanitario, supporto nutrizionale, acqua potabile e servizi igienico sanitari, istruzione anche in condizioni d’emergenza, protezione dei bambini più vulnerabili.

 

 

  • SETTORE SANITARIO

 

Obiettivi del piano d’emergenza

In campo sanitario l’obiettivo del piano di emergenza è limitare il numero di vittime tra i bambini e le donne irachene, tenendo sotto controllo lo stato di salute della popolazione infantile e delle donne in stato di gravidanza, garantendo la disponibilità di medicinali e di vaccini e prevenendo il pericolo di un epidemia di morbillo (tra le principali malattie all’origine della mortalità infantile), soprattutto tra le popolazioni di sfollati.

Erogazione d’energia elettrica e forniture idriche in condizioni d’emergenza

Nell’Iraq centro-meridionale, l’UNICEF ha provveduto alla revisione e riparazione dei generatori elettrici che – in caso di interruzione prolungata dell’energia – hanno la funzione di garantire il funzionamento degli ospedali e dei centri sanitari locali: un intervento indispensabile per la prosecuzione dei servizi sanitari – comprese le vaccinazioni – anche nel corso del conflitto. Nei giorni immediatamente precedenti la crisi, l’UNICEF ha inviato nel nord dell’Iraq 300.000 litri di carburante, per alimentare analoghi generatori predisposti presso le strutture sanitarie e gli impianti idrici e fognari del nord del paese.

Conservazione dei vaccini e farmaci

Per garantire la conservazione di vaccini e medicinali anche in condizioni d’emergenza, l’UNICEF ha inviato 100 frigoriferi a kerosene – per un valore di 200.000 dollari – allo scopo di far fronte a una situazione in cui la "catena del freddo" (gli ambienti frigoriferi dove sono conservati i farmaci) divenisse inutilizzabile per l’interruzione dell’energia elettrica: a causa della guerra il 40% della catena del freddo è ormai fuori uso.

Distribuzione di scorte e materiali

In previsione della crisi l’UNICEF ha distribuito 40 kit sanitari, 1.030 kit di pronto soccorso e 20.000 compresse per la depurazione dell’acqua, materiali che si aggiungono agli aiuti predisposti lungo i confini dei paesi vicini. Oltre 100.000 contenitori sterili per l’acqua sono stati distribuiti dall’UNICEF ai Centri di recupero nutrizionale, per essere utilizzati nel quadro degli interventi di alimentazione terapeutica. Nei giorni immediatamente precedenti lo scoppio della guerra, l’UNICEF ha distribuito ai suoi magazzini dislocati nel nord dell’Iraq 30.000 dosi di sali per la reidratazione orale e 6 kit sanitari di emergenza, sufficienti a sopperire al fabbisogno di 60.000 persone per un periodo di 3 mesi.

Nel 2002 la ristrutturazione di 12 centri sanitari ha portato a 38 le strutture mediche operative, prima della guerra, nel centro e nel sud dell’Iraq: a queste strutture l’UNICEF ha inviato e continuerà a distribuire aiuti, scorte di emergenza e attrezzature mediche.

Campagne di vaccinazione contro polio e morbillo

Per prevenire il rischio di epidemie di morbillo e consolidare i risultati ottenuti nella lotta alla polio, l’UNICEF – attraverso due campagne di vaccinazione lanciate immediatamente prima della crisi - ha vaccinato circa 4,5 milioni di bambini iracheni, raggiungendo una copertura vaccinale del 98% per la polio e del 92% per il morbillo. Per rendere possibili tali risultati l’UNICEF ha inviato via mare oltre mezzo milione di dosi di vaccino contro il morbillo, ha reso disponibili fondi per il personale medico e quello addetto al monitoraggio della campagna di vaccinazione e provvede a coprire i costi per il trasporto dei vaccini e la mobilitazione comunitaria. Se i bambini sotto i 5 anni sono stati interamente vaccinati, molti bambini tra i 6 e i 12 anni d’età devono ancora ricevere il vaccino contro il morbillo.

 

 

  • SUPPORTO NUTRIZIONALE

 

Grave insicurezza alimentare della popolazione irachena

Lo stato nutrizionale della popolazione irachena si presentava preoccupante già prima del conflitto: oltre 18 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare, l’80% della popolazione dipende dalle razioni, per il 60% esse sono l’unico mezzo di sussistenza. Ogni interruzione del sistema di razionamento, anche solo temporanea, causerebbe un repentino aumento della malnutrizione infantile e potrebbe avere un impatto drammatico sulla popolazione civile: le famiglie irachene hanno, in media, scorte alimentari sufficienti fino ai primi di maggio, dopo di che – se la guerra dovesse perdurare – si aprirebbe una drammatica crisi alimentare.

Prima dell’inizio della guerra erano oltre 240.000 i bambini assistiti dall’UNICEF per la terapia nutrizionale, più di 140.000 donne in stato di gravidanza risultavano malnutrite. Oltre 400.000 erano gravemente malnutriti e non in condizione di affrontare gli ulteriori stenti provocati dalla guerra.

Piano d’emergenza: invio di alimenti ad alto valore nutritivo

Nei mesi precedenti la crisi, l’UNICEF ha inviato 105 tonnellate di alimenti ad alto valore nutritivo al magazzino UNICEF di Dohuk e, nel nord dell’Iraq, sono giunte scorte di potassio sufficienti ad alimentare per tre mesi gli impianti addetti alla iodurazione del sale. Oltre 960 tonnellate di alimenti terapeutici sono stati inviati al magazzino UNICEF presso il confine con il Kuwait, in modo da essere pronte a rifornire le regioni centro-meridionali dell’Iraq. Altre 500 tonnellate di alimenti terapeutici sono stati inviati al magazzino UNICEF di Kermansha, presso il confine con la Turchia. Nel nord dell’Iraq l’UNICEF ha distribuito 7.500 tonnellate di alimenti ad alto valore nutritivo (in particolare i biscotti HPB, ricchi di proteine, carboidrati e micronutrienti) e 547 tonnellate di latte terapeutico, per garantire adeguato supporto nutrizionale agli oltre 400.000 bambini gravemente malnutriti.

Oggi in Iraq 1 milione di bambini soffrono di malnutrizione cronica, un altro 1.300.000 sono a rischio malnutrizione.

 

  • ACQUA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI

Obiettivi del Piano di emergenza

Il Piano di emergenza dell’UNICEF mira a garantire l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici anche nelle aree più colpite dal conflitto, con particolare attenzione alle popolazioni di sfollati: l’UNICEF provvederà al trasporto di acqua potabile attraverso autobotti, alla distribuzione di kit per la depurazione dell’acqua, allo svuotamento dei pozzi neri mediante appositi camion-cisterna. Sarà obiettivo degli interventi di emergenza anche garantire la condizione sanitaria delle popolazioni maggiormente colpite, offrendo assistenza e informazioni per prevenire il diffondersi di malattie legate alle precarie norme igieniche e al consumo di acqua insalubre.

Interventi dell’UNICEF prima della guerra

In qualità di Agenzia ONU specializzata nel garantire l’accesso ad acqua e servizi igienico-sanitari, l’UNICEF sostiene la ricostruzione e la manutenzione della rete idrica e di quella fognaria. Gli interventi dell’UNICEF includono la revisione, riparazione e installazione di apparecchiature negli impianti idrici di depurazione, così come la riparazione e la rimessa in funzione della rete fognaria e degli impianti di pompaggio per lo smaltimento dei liquami organici.

L’UNICEF ha avviato il posizionamento, in diverse località strategiche, dei materiali e delle attrezzature di emergenza conservate nei magazzini di Dohuk e di Sulaymaniyah, allo scopo di garantire una rapida ed efficiente risposta umanitaria per l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. Insieme con altre organizzazioni umanitarie, l’UNICEF ha concluso le valutazioni tecniche per la costruzione ed installazione - nei siti potenzialmente idonei all’allestimento di campi di accoglienza per gli sfollati interni - di servizi igienici d’emergenza, sistemi di smaltimento dei rifiuti organici e contenitori cisterna per la conservazione delle scorte idriche.

Ricostruzione e riabilitazione delle infrastrutture idriche e fognarie

Dal 1997 l’UNICEF ha reso nuovamente operativi 35 impianti per il trattamento delle acque, 27 apparecchi di depurazione, 12 impianti per lo smaltimento dei rifiuti, a beneficio di oltre 8,6 milioni di persone: nel solo 2001 interventi di questo tipo hanno migliorato la qualità di servizi di cui beneficiano oltre 3 milioni di iracheni. Per aumentare l’accesso ad acqua e servizi igienici, l’UNICEF ha installato 3 nuovi impianti di depurazione, ha avviato la costruzione/riabilitazione di altri 8 impianti e ha provveduto all’invio di 100 cisterne gonfiabili, 102.000 contenitori per la conservazione dell’acqua, 200.000 kit di prodotti igienico-sanitari.

L’UNICEF ha formato diversi team mobili addetti a garantire il funzionamento e la manutenzione di 73 generatori elettrici che alimentano gli impianti idrici e per lo smaltimento dei rifiuti e fornirà, inoltre, 12 depuratori mobili (depuratori carrellati che permettono la potabilizzazione delle acque filtrate dai fiumi e dai laghi): il personale UNICEF soprintenderà al funzionamento e manutenzione dei depuratori mobili. I 12 depuratori mobili renderanno disponibili oltre 4 milioni di litri d’acqua al giorno, sufficienti al fabbisogno giornaliero di circa 300.000 persone: 4 unità sono state posizionate prima dello scoppio del conflitto. L’UNICEF ha ordinato 110 cisterne gonfiabili, che permetteranno la conservazione di oltre 650.000 litri d’acqua. Prima dell’inizio dei bombardamenti erano in corso i preparativi per l’installazione di 50 grandi cisterne nella città di Baghdad. Nel mese di febbraio 2003 sono state inviate al magazzino UNICEF di Erbil 20.000 contenitori in alluminio e 15.000 in plastica, quale ulteriore strumento per la conservazione dell’acqua in condizioni di emergenza.

Rifornimenti e assistenza per gli impianti idrici

Nel nord dell’Iraq l’UNICEF ha inviato prima della guerra 16 tonnellate di cloro e 123 tonnellate di solfato di alluminio da utilizzare negli impianti di trattamento delle acque; 55 grandi contenitori per la conservazione del carburante sono stati installati nel nord del paese, per il funzionamento degli impianti idrici e sanitari che operano in condizioni critiche. Le operazioni di immagazzinamento del carburante sono state completate prima dello scoppio della guerra: 335.000 litri di carburante sono stati conservati nel magazzino UNICEF di Sulaymaniyah, 270.000 litri in quello di Dohuk, 240 litri in quello di Erbil. L’UNICEF sosterrà le spese per il carburante necessario a permettere il funzionamento degli impianti idrici e sanitari in condizioni di emergenza.

 

 

  • ISTRUZIONE

 

Risposta all’emergenza

Durante la crisi l’UNICEF mira a garantire il diritto dei bambini iracheni all’istruzione, anche in condizioni di emergenza, con l’obiettivo di rendere possibile il loro ritorno a scuola non appena le condizioni di sicurezza lo consentano: in periodi di guerra il ritorno a scuola assume per i bambini una valenza particolare, essendo uno degli strumenti più efficaci per permettere il ritorno alla normalità ed alleviare i traumi psicologici subiti durante la guerra.

Misure adottate prima della guerra

Nel nord e nel centro-sud del paese l’UNICEF ha predisposto prima della guerra una serie di materiali funzionali a rendere possibile l’istruzione anche in condizioni di emergenza: tende-scuola, lavagne, kit di materiali didattici, kit per attività ricreative, materiali per la scrittura. Nel solo magazzino UNICEF di Sulaymaniyah, nel nord-est del paese, le scorte comprendono 91 tende per allestire classi d’emergenza, 586 lavagne, 21.500 kit di materiali scolastici (le cosiddette "scuole in scatola", contenenti i materiali sufficienti alle attività didattiche di una classi di 80 bambini e un maestro), 172 kit per l’insegnamento, 86 kit per le attività ricreative, cui si aggiungono 50.000 kit di materiali didattici disponibili dalle scorte dell’anno precedente. Oltre 55.000 litri di carburante sono stati distribuiti per il funzionamento di generatori elettrici posizionati presso strutture scolastiche d’emergenza.

Nelle regioni centro-meridionali dell’Iraq, a partire da Baghdad, l’UNICEF ha avviato speciali corsi di formazione sull’assistenza psicosociale ai bambini vittime di traumi: l’UNICEF forma il personale medico che, a sua volta, si occupa della formazione degli insegnanti, in modo da garantire interventi di natura psicosociale nel quadro dell’attività scolastica di base. Anche nel centro-sud dell’Iraq l’UNICEF provvede all’invio di materiale scolastico d’emergenza, oltre a quello predisposto all’esterno del paese, lungo i confini degli stati vicini: il 30% dei materiali sono stati inviati nelle località dove si prevede che prenderanno rifugio gli sfollati interni.

L’impegno attuale è promuovere un approccio che integri gli interventi a carattere sanitario, per la salvaguardia delle norme igieniche e per il corretto utilizzo dell’acqua, con quelli più specificamente di natura educativa: in tale contesto oltre 2.979 tra insegnanti qualificati e supervisori scolastici hanno beneficiato di corsi di formazione e di aggiornamento su attività didattiche, educazione informale e promozione delle norme igienico-sanitarie.

Tra il 1997 e l’inizio della guerra l’UNICEF aveva ricostruito 459 scuole, 59 delle quali solo nel 2002.

 

 

  • CHILD PROTECTION

 

Risposta all’emergenza

L’UNICEF si impegna a garantire l’accesso ai rifugi, all’acqua, al cibo e al vestiario a tutti i bambini iracheni, con particolare attenzione a quelli più vulnerabili, come i bambini sfollati e quelli che vivono negli istituti. Nel nord l’UNICEF ha inviato scorte e materiali d’emergenza, tra cui 20.000 coperte, 10.000 kit di materiali per cucinare, stufe al kerosene e materiali ricreativi, diretti ai centri d’emergenza in cui verranno accolti i bambini in fuga dalla guerra. Nelle regioni centro-meridionali, l’attenzione è rivolta all’accumulo di scorte di alimenti terapeutici, tende e materiali da riparo. Oltre 30.000 litri di carburante sono stati posizionati in tre diversi governatorati del paese, per garantire il funzionamento – attraverso generatori elettrici alternativi – dei servizi di base, anche nel caso in cui l’energia elettrica venga interrotta.

Nonostante i bombardamenti in corso, l’UNICEF sta tentando di raggiungere con aiuti alimentari di prima necessità i bambini degli istituti di accoglienza iracheni (bambini con gravi problemi di disagio sociale, orfani o abbandonati, handicappati o con problemi psichici), la maggior parte dei quali dipendono ora interamente dagli aiuti esterni. Per evitare la tragedia del 1991, quando molti bambini degli istituti di accoglienza morirono per non avere accesso ad alimenti e cure di base, l’UNICEF ha nei mesi passati acquistato e immagazzinato scorte di generi alimentari e medicinali di prima necessità, attraverso cui sostenere gli istituti che versano nelle condizioni peggiori: al momento l’UNICEF dispone di scorte per 4.000 bambini, sufficienti per circa un mese.

Il piano di emergenza dell’UNICEF si prefigge anche di limitare tra i bambini le vittime causate dalle mine, dagli ordigni inesplosi e dalle cluster bombs: a tal fine, l’UNICEF ha prodotto 33.000 opuscoli informativi su mine e ordigni esplosivi e diverse attività di sensibilizzazione, tra cui due spot televisivi. L’UNICEF provvede anche alla creazione di spazi sicuri nelle aree in cui vivono le popolazioni di sfollati. Circa 120 volontari per il Child Protection sono stati formati su assistenza psicosociale e tecniche d’intervento in situazioni di emergenza, 7 team di pronto intervento sono stati istituiti nel nord del paese, con lo scopo di fornire assistenza medica e psicologica ai bambini presenti in aree disastrate.

 

 

4. GLI INTERVENTI DELL’UNICEF DOPO L’INIZIO DELLA GUERRA

 

L’UNICEF rimane operativa all’interno dell’Iraq

In seguito all’evacuazione obbligata del personale internazionale dell’ONU, avvenuta il 18 marzo, gli interventi previsti dal Piano di emergenza vengono garantiti da 200 operatori nazionali dell’UNICEF - già responsabili dell’attuazione dei programmi a lungo termine nel periodo antecedente la guerra – e grazie a convogli umanitari che entrano in Iraq con gli aiuti predisposti dall’UNICEF lungo i confini dei paesi vicini. Per garantire la capillarità ed efficienza dei propri interventi, l’UNICEF – oltre a coordinarsi con le altre Agenzie delle Nazioni Unite - sostiene e si avvale della collaborazione delle Ong ancora attive in Iraq e di numerose associazioni di volontariato irachene.

L’UNICEF è specializzata negli interventi durante le emergenze umanitarie ed è una delle poche organizzazioni internazionali tuttora presenti ed operative in Iraq. Le misure d’emergenza previste dall’UNICEF mirano a ridurre l’impatto del conflitto sullo stato sociosanitario e nutrizionale della popolazione infantile e a garantire l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, insieme a una rete di protezione per i bambini più a rischio e per le popolazioni sfollate. Nella prima settimana di guerra l’UNICEF, nonostante gli intensi bombardamenti e le operazioni militari terrestri, ha garantito il trasporto all’interno di Baghdad, nella città di Karbala e in altri luoghi colpiti dalla guerra generi alimentari di prima necessità, medicinali, prodotti sanitari e altri generi salvavita. Queste attività continuano tuttora, grazie a convogli umanitari che quotidianamente portano in Iraq aiuti d’emergenza dell’UNICEF.

 

L’impatto della guerra

L’emergenza determinata dalla guerra ha messo in luce l’estrema vulnerabilità della popolazione civile – in primo luogo bambini e donne in stato di gravidanza – rispetto ad un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria: i bambini malnutriti, quelli non ancora vaccinati, i bambini sfollati costretti ad abbandonare le loro case sono quelli a più alto rischio. Nel corso dell’emergenza umanitaria l’UNICEF si concentrerà sull’assistenza ai gruppi più vulnerabili: bambini sotto i 5 anni, quelli in istituto, le donne incinte e le popolazioni sfollate.

La situazione attuale si presenta drammatica, gli ospedali ricevono una media di 340 feriti al giorno, il personale medico è insufficiente per l’emergenza e i medicinali sono in via di esaurimento. In molte località del paese – tra cui le due principali città dell’Iraq, la capitale Baghdad e Bassora – si sono verificati gravi saccheggi a danno di strutture sanitarie, scuole ed edifici pubblici e la situazione rimane estremamente instabile e precaria. Le attività commerciali sono paralizzate in molte aree del paese, i prezzi di carburante e dei generi alimentari di prima necessità sono aumentati anche del 50%, frutta e verdura sono in molti casi introvabili. Kerosene per il riscaldamento, gas da cucina e benzina non sono più disponibili sul mercato e si è sviluppato per questi prodotti un vasto mercato nero. L’accesso degli aiuti umanitari alle fasce di popolazione che ne hanno più urgente bisogno è spesso ostacolato dall’estremo caos che regna in molte zone del paese, aggravando la situazione delle fasce più deboli, in primo luogo bambini e donne in stato di gravidanza.

 

Assistenza sfollati e attività oltre confine

Nel regioni settentrionali dell’Iraq le autorità locali segnalano che oltre 280.000 persone hanno abbandonato le loro case per recarsi verso le regioni montuose: numerose scuole, edifici pubblici e moschee sono al momento utilizzate dagli sfollati come rifugi d’emergenza. Diverse centinaia di persone sono inoltre fuggite, nei giorni immediatamente precedenti lo scoppio della guerra, dalla località di Kirkuk, nel nord del paese, verso il confine con l’Iran. Fin dal 17 marzo si sono accentuati gli spostamenti di popolazioni soprattutto nelle regioni settentrionali dell’Iraq, in particolare nei governatorati di Erbil e Dohuk (nel cui governatorato si sono registrati, dopo la prima settimana di aprile, circa 98.000 sfollati). Spostamenti di popolazioni si sono verificati, prima della guerra, dalla capitale Baghdad verso le aree rurali circostanti. Al momento non si registrano grandi spostamenti di profughi oltre i confini iracheni: in Siria, l’UNICEF ha collaborato con le autorità del paese per allestire i servizi idrici e igienico sanitari dei campi profughi predisposti lungo il confine con l’Iraq e sono stati testati con successo i sistemi di immagazzinaggio e di rifornimento idrico per oltre 4.800 persone sfollate. In Siria e Giordania l’UNICEF ha preparato team di operatori sociali sull’assistenza psicologica per i bambini affetti da traumi e per lo svolgimento delle attività didattiche in condizioni di emergenza.

 

 

  • SETTORE SANITARIO

 

Baghdad

Il 22 marzo, nonostante le operazioni militari in corso, due camion dell’UNICEF provenienti dalla Giordania hanno trasportato a Baghdad medicinali di base che sono stati distribuiti agli ospedali pediatrici, ai centri sanitari della città e alle associazioni di volontariato più radicate tra le comunità della capitale: negli ultimi giorni di marzo l’UNICEF ha distribuito 280 kit sanitari d’emergenza – tra cui 5 kit ostetrici - e 24 pacchi di ghiaccio per la conservazione dei vaccini. L’UNICEF vuole assolutamente evitare nella capitale irachena la crisi umanitaria vissuta da Bassora, dove l’erogazione dell’acqua è stata interrotta per molti giorni - con un aumento dei rischi di epidemie - e dove i bambini in pericolo sono più di 100.000: tra il 25 e il 26 marzo, nonostante l’intensificarsi dei bombardamenti, l’UNICEF ha distribuito a Baghdad oltre 150 kit sanitari di pronto soccorso, ciascuno dei quali è sufficiente a rispondere alle esigenze di circa 100 persone. Il personale UNICEF di Baghdad ha espresso forti preoccupazioni per i danni psicologici arrecati ai bambini della capitale: non solo la loro incolumità è messa in costante rischio dalle operazioni militari e dalla situazione di insicurezza, ma sono ormai evidenti anche i gravi traumi causati loro dai bombardamenti. Il forte stress emotivo provocato dalle guerra è anche all’origine di numerosi aborti naturali tra le donne in stato di gravidanza, sommandosi a patologie come malnutrizione ed anemia, già responsabili degli alti tassi di mortalità infantile e materna dell’Iraq prebellico.

 

Bassora e Iraq meridionale

Per rispondere all’emergenza sanitaria di Bassora, l’UNICEF ha organizzato l’invio dal Kuwait di un convoglio umanitario di 43 veicoli per la consegna (insieme a scorte idriche e cisterne gonfiabili) di scorte di medicinali per il trattamento di oltre 1.000 casi di febbre tifoide - malattia provocata dal consumo di acqua contaminata e da condizioni igienico-sanitarie precarie - che all’inizio di marzo aveva provocato nella città oltre 75 morti. Nei primi giorni di aprile l’UNICEF ha registrato un preoccupante aumento dei casi di diarrea nell’Iraq meridionale (50 casi in soli 5 giorni, contro i 30 registrati lo scorso anno nell’arco dell’intero mese di aprile 2002) che preannuncia un conseguente aumento dei casi di malnutrizione per la fine del mese. Nella prima settimana di aprile l’UNICEF ha distribuito in diversi centri meridionali dell’Iraq (Um Qasr, Safwan, Zubair, la periferia di Bassora e altre località limitrofe) oltre 150.000 litri di acqua potabile (Zubair), 9 kit di prodotti sanitari di emergenza sufficienti al fabbisogno di 1.000 persone per un periodo di 3 mesi e un kit di medicinali di base per oltre 10.000 persone: i convogli di aiuti che, nella prima settimana di aprile, hanno raggiunto i centri meridionali dell’Iraq sono stati 22. I camion, dall’inizio della guerra, hanno distribuito acqua, medicinali, sali per la reidratazione orale e generi di prima necessità inviati dall’UNICEF.

 

Iraq settentrionale

A Sulaimaniyah, nel nord dell’Iraq, l’UNICEF continua a effettuare le vaccinazioni antimorbillo e oltre 23.000 bambini di 42 scuole della zona sono stati vaccinati nei giorni precedenti il 27 marzo: a questi si devono aggiungere altri 800 bambini sopra i 5 anni che non avevano in passato ricevuto il vaccino antimorbillo. Tre casi di morbillo sono stati registrati a sud di Sulaimaniyah in bambini tra i 6 e i 12 anni, sollevando notevoli preoccupazioni in conseguenza dell’alto grado di contagio della malattia: l’UNICEF ha inviato immediatamente un team di operatori sanitari per vaccinare tutti i bambini entrati a contatto con quelli ammalati e sta valutando la possibilità di lanciare una massiccia campagna di vaccinazione nella zona. Team mobili appositamente preparati dall’UNICEF hanno rilevato un deterioramento delle condizioni di vita delle popolazioni sfollate nell’area, con un aumento dei casi di diarrea tra i bambini sotto i 5 anni nel campo sfollati vicino Mawat: come prima risposta, l’UNICEF ha distribuito nel campo dosi di sali reidratanti, per combattere la disidratazione provocata dalla diarrea. Ad Erbil, negli ultimi giorni di marzo, l’UNICEF ha distribuito 30 kit sanitari d’emergenza nelle scuole dove sono rifugiati gli sfollati. Il personale medico di Dohuk ha espresso profonda preoccupazione per il rapido esaurimento dei medicinali di base e per l’interruzione dell’energia elettrica che, fin dai primi giorni di aprile, ha provocato il blocco delle forniture idriche e reso la popolazione dipendente per il fabbisogno di acqua potabile dai generatori elettrici d’emergenza: le scorte di carburante fornite dall’UNICEF per il funzionamento dei generatori sono sufficienti per non oltre 1 mese. Durante la prima settimana di aprile l’UNICEF ha trasportato nell’Iraq settentrionale oltre 22 tonnellate di medicinali di base, sali redraitanti e attrezzature mediche attraverso due convogli entrati nel paese dal confine turco; il 10 aprile altri 5 convogli di aiuti UNICEF hanno raggiunto Dohuk con un carico di 31 tonnellate di prodotti medicinali (farmaci, vaccini, siringhe, termometri, ecc.), letti d’ospedale, attrezzature mediche e bagni prefabbricati, per un valore di circa 261.000 dollari.

 

 

  • SUPPORTO NUTRIZIONALE

 

Baghdad e Iraq centrale

Tra il 22 e il 23 marzo, nonostante il susseguirsi dei bombardamenti, l’UNICEF ha distribuito generi alimentari di prima necessità per circa 900 bambini di 5 istituti di accoglienza di Baghdad e Karbala, raggiunti da camion carichi di aiuti inviati dall’UNICEF: gli aiuti, oltre a scorte di latte terapeutico e biscotti HPB ad alto valore proteico, comprendevano anche riso, farina, carne in scatola, coperte e altri generi salvavita. Nel corso della stessa operazione l’UNICEF ha inoltre fornito generi di prima necessità e assistenza ad un centro anziani di Karbala che versava in condizioni critiche.

Iraq settentrionale

LUNICEF ha predisposto, nel corso degli ultimi giorni di marzo, 46 tonnellate di biscotti HPB ad alto valore proteico e 770 kg di latte terapeutico. Nei primi giorni di aprile l’UNICEF ha distribuito nel campo per sfollati di Bazyan, presso Sulaimaniyah, 48 kg di biscotti HPP ad alto valore proteico, per i bambini che vivono con le 46 famiglie accolte nel campo.

 

Iraq meridionale

I convogli umanitari entrati in Iraq meridionale hanno trasportato, insieme ad acqua, prodotti socio sanitari e medicinali di base anche scorte di alimenti ad alto valore nutritivo: in particolare biscotti HPB ad alto valore proteico e latte terapeutico per il recupero dei gravi stati di malnutrizione.

 

  • ACQUA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI

 

Baghdad

Nei primi giorni di guerra l’UNICEF ha distribuito a Baghdad oltre 26.000 compresse per la potabilizzazione dell’acqua: per evitare una situazione analoga a quella di Bassora, il personale UNICEF di Baghdad sta operando per assicurare il funzionamento dei sistemi di rifornimento idrico, ha formato team di tecnici locali per l’installazione di 50 contenitori–cisterna inviati dall’UNICEF nella capitale, per permettere la distribuzione di scorte idriche alla popolazione in caso di un blocco totale dei rifornimenti d’acqua potabile.

 

Bassora e Iraq meridionale

Per fronteggiare la drammatica situazione di Bassora, l’UNICEF ha inviato, insieme a medicinali e generi di prima necessità, scorte idriche e 55 cisterne gonfiabili da 5.000 litri ciascuno: le preoccupazioni principali sono legate alla diffusione di epidemie a causa del consumo di acqua contaminata e per il deterioramento delle già precarie condizioni igienico sanitarie. Il 30 marzo l’UNICEF ha cercato di far entrare dal confine con il Kuwait 13 veicoli con scorte idriche e generi di prima necessità, solo 3 però sono stati in grado di distribuire scorte d’acqua a Um Qasr. Nella prima settimana di aprile l’UNICEF ha inviato dal confine con il Kuwait 22 convogli con centinaia di migliaia di litri d’acqua potabile, un depuratore mobile per la potabilizzazione dell’acqua, 8 cisterne gonfiabili per una capacità complessiva di 30.000 litri, prodotti socio-sanitari e altri generi salvavita, diretti ai vari centri dell’Iraq meridionale.

 

Iraq settentrionale

Nella zona tra Sulaimaniyah e Erbil, nell’Iraq settentrionale, l’UNICEF ha avviato le procedure per la revisione di due pozzi ad elevata profondità, la distribuzione di contenitori per l’acqua per le popolazioni sfollate, la costruzione di servizi igienico-sanitari per 450 famiglie (190 latrine sono appena state completate a Sulaimaniyah) e di servizi idrici e sanitari d’emergenza per oltre 230 tende di due campi profughi dell’area. Tra la fine di marzo e i primi di aprile l’UNICEF ha reso possibile l’accesso all’acqua potabile al campo d’accoglienza per sfollati di Bazyan, nei pressi di Sulaimaniyah, attraverso l’estensione delle condutture della rete idrica e l’installazione di nuove pompe: l’UNICEF ha anche fornito materiali per la distribuzione e conservazione dell’acqua, alimenti ad alto valore nutritivo e prodotti sociosanitari di cui beneficeranno 46 famiglie ospitate nelle tende allestite nel campo. L’UNICEF ha inoltre avviato l’installazione nel campo delle necessarie infrastrutture per lo smaltimento dei rifiuti solidi. Nel altro campo per sfollati di Surdash, a circa 45 km da Sulaimaniyah, l’UNICEF ha avviato le procedure per l’installazione di servizi idrici e igienico-sanitari: è stata individuata una sorgente sotterranea per l’approvvigionamento idrico e delle 100 tende disponibili per il campo 63 sono state erette tra la fine di marzo e i primi di aprile.

A Dohuk l’UNICEF ha registrato un forte movimento di popolazioni con circa 98.000 persone (il 9% della popolazione del distretto di Dohuk) sfollate a causa della guerra. Per rispondere alle esigenze delle popolazioni sfollate l’UNICEF ha avviato una serie di interventi, tra cui il rimpiazzo di un motore idraulico nel villaggio di Dinaran, sempre presso Dohuk, di cui beneficeranno oltre 1.500 persone; l’invio di 200 kg di cloro per la potabilizzazione dell’acqua e di 50 contenitori di cloro per la depurazione dell’acqua dei pozzi e delle cisterne dei diversi villaggi della zona. Sono inoltre in corso le procedure per la costruzione di infrastrutture idriche e fognarie per 9.200 persone di 12 località della zone: l’UNICEF ha inviato negli ultimi giorni di marzo circa 3.000 litri di carburante per il funzionamento dei generatori che garantiscono i rifornimenti idrici di 20 villaggi. Il blocco dell’erogazione di energia elettrica a Dohuk ha reso il funzionamento degli impianti idrici e fognari – oltre che delle strutture sanitarie – dipendenti dai generatori elettrici d’emergenza: il carburante fornito dall’UNICEF per il funzionamento di tali generatori è sufficiente per circa un mese. Poiché dall’inizio della guerra non è stato possibile far entrare carburante nel paese, i generatori sono costretti a funzionare a basso regime (6 ore al giorno), determinando in alcuni sobborghi della città una penuria d’acqua potabile.

 

 

  • ISTRUZIONE

 

Impatto della guerra

A causa del conflitto la gran parte delle strutture scolastiche sono state costrette a chiudere e lo svolgimento delle attività didattiche è reso estremamente difficile dalle attuali condizioni di sicurezza: anche dove le strutture scolastiche continuano a funzionare le famiglie tendono a non mandare i propri figli a scuola temendo per la loro incolumità. La situazione attuale vede numerose strutture scolastiche dell’Iraq settentrionale occupate dalle popolazioni sfollate a causa dei combattimenti, mentre a Baghdad e nel sud l’UNICEF esprime profonda preoccupazione per i saccheggi che stanno avendo luogo a danno delle scuole: per far cessare tale situazione l’UNICEF richiama le forze della coalizione in controllo del territorio a far rispettare la legalità, come prescritto dal diritto internazionale.

 

Iraq settentrionale

Nel nord dell’Iraq molte scuole sono state occupate da famiglie sfollate. Ad Erbil l’UNICEF ha provveduto alla formazione di 1.224 presidi elementari sull’assistenza psicosociale e ha contattato uno psicologo per effettuare incontri regolari con i bambini e le donne che vivono negli istituti d’accoglienza della città, al fine di dare avvio ad una serie di attività socio-ricretaive e di assistenza psicosociale. Nel campo d’accoglienza per sfollati di Bazyan, nei pressi di Sulaimaniyah, l’UNICEF ha installato ai primi di aprile una grande tenda dove avviare attività socio-ricreative per oltre 130 bambini: l’UNICEF ha inviato nel campo anche due kit di materiali per le attività ricreative, due lavagne, materiali da cancelleria e per la scrittura.

 

Iraq centro-meridionale

Immediatamente dopo l’inizio della guerra l’UNICEF ha inviato100 kit d’emergenza, ciascuno dei quali è sufficiente a coprire il al fabbisogno di 100 bambini (materiali didattici, lavagne, materiali da scrittura, attrezzature per permettere lo svolgimento delle attività scolastiche anche in condizioni di emergenza).

 

 

 

  • CHILD PROTECTION

 

Baghdad e Iraq centrale

Tra il 22 e il 23 marzo, nonostante il susseguirsi dei bombardamenti su Baghdad, l’UNICEF ha distribuito generi alimentari di prima necessità - soprattutto riso, farina, carne in scatola, biscotti HPB ad alto valore proteico, latte terapeutico - per circa 800 bambini di 4 istituti di accoglienza della capitale – in maggioranza orfani, bambini abbandonati o disabili - e per altri 100 di un istituto della città di Karbala, a sud-ovest di Baghdad, raggiunti dai camion di aiuti inviati dall’UNICEF. Nel corso dell’operazione il personale UNICEF ha portato viveri e assistenza anche ad un centro anziani di Karbala che versava in gravi difficoltà.

Il personale UNICEF presente a Baghdad esprime forti preoccupazioni per le condizioni di vita in cui versano i bambini della capitale: oltre all’aggravarsi delle patologie preesistenti il conflitto, sono sempre più evidenti anche i gravi traumi provocati ai bambini dai continui bombardamenti, che si manifestano in crisi di panico, terrore per ogni rumore accentuato, incubi e problemi emotivi. Tali disagi psicologici sono aggravati dalla chiusura di gran parte delle strutture scolastiche di Baghdad e dall’isolamento a cui i bambini sono costretti: i genitori, infatti, temendo per la loro incolumità, li tengono in casa, una situazione che influisce ulteriormente sul loro stato emotivo.

 

Iraq settentrionale

A Sulaimaniyah l’UNICEF ha predisposto aiuti per un valore di 297.000 dollari in una località in cui si sta progettando di allestire un campo d’accoglienza per le popolazioni sfollate, mentre 26 camion carichi di aiuti (coperte, attrezzature per cucinare e altri materiali d’emergenza) si sono recati nella località di Soran, presso Erbil. A Sulaimaniyah sono attivi 9 team mobili preparati dall’UNICEF sulle attività di Child Protection. L’80% dei bambini che vivevano in istituto fino due mesi fa sono stati ricongiunti alle famiglie (in alcuni casi dopo esser stati amnistiati) grazie all’azione di sensibilizzazione dell’UNICEF, esercitata nei confronti delle autorità locali, sui pericoli della vita in istituto durante la guerra. Nel Governatorato di Erbil 21 orfani sono stati ricongiunti ai propri parenti e ricevono viste regolari da un team di operatori sociali sostenuti dall’UNICEF; un gruppo di 68 tra bambini e adolescenti (tra gli 11 e i 22 anni) e di 22 ragazze con precedenti penali sono stati trasferiti al riformatorio di Erbil, dove ricevono assistenza e usufruiscono di attività socio-ricreative realizzate da operatori sociali e psicologi preparati dall’UNICEF. Il carcere minorile di Dohuk ospita 39 tra bambini e adolescenti, questi ricevono assistenza da operatori sociali preparati dall’UNICEF sul sostegno psicosociale durante le emergenze.

 

Iraq meridionale

L’UNICEF esprime profonda preoccupazione sulle condizioni dei bambini degli istituti dell’Iraq meridionale: i convogli UNICEF stanno cercando in queste ore di raggiungere gli istituti dei centri meridionali del paese con aiuti e generi di prima necessità. Dall’inizio della guerra l’UNICEF ha distribuito aiuti d’emergenza e ha fornito assistenza a oltre 2.300 bambini che vivono nei diversi istituti d’accoglienza del paese.

 

Pericoli derivanti dalle mine e dagli ordigni inesplosi

L’UNICEF si è espressa contro l’utilizzo delle bombe a frammentazione, vietate dalla Convenzione di Ginevra, che lasciano disseminate al suolo una miriade di piccoli ordigni inesplosi: questi sono spesso fonte di curiosità per i bambini, che ne divengono dunque le vittime principali. L’UNICEF ha inoltre fatto appello perché venga cambiato l’involucro giallo degli aiuti distribuiti dalle forze della coalizione, dello stesso colore dei piccoli ordigni (denominati BLU 97) che vengono paracadutati al suolo dagli aerei militari: anche in questo caso è la popolazione civile, è in particolare i bambini, ad essere le prime vittime di tali armi che colpiscono in modo cieco e indiscriminato.

Nel momento in cui cessano i bombardamenti aerei e i combattimenti terrestri le popolazioni civili, costrette per lungo tempo a vivere nei rifugi o a non abbandonare le proprie case, riprendono naturalmente le attività della vita quotidiana: questo è particolarmente vero per i bambini, che dopo un periodo di costrizioni in cui non vanno a scuola e sono costretti in casa tendono a riversarsi per le strade. E’ in questa fase che i pericoli legati a mine e ordigni inesplosi aumentano fortemente. L’UNICEF svolge a livello comunitario attività di sensibilizzazione su tali pericoli e integrerà i futuri programmi scolastici ordinari con moduli didattici specifici su tale questione.

 

4. APPELLO UNICEF PER RISPONDERE ALL’EMERGENZA

L’UNICEF ha già mobilitato aiuti d’emergenza per circa 14 milioni di dollari: questi sono stati distribuiti alla popolazione civile irachena o posizionati lungo i paesi confinanti, allo scopo di rendere possibile una rapida risposta umanitaria, attraverso convogli di aiuti che quotidianamente entrano in Iraq. La popolazione irachena si trova coinvolta in una nuova devastante guerra - dopo il conflitto degli anni ’80 con l’Iran, la Guerra del Golfo del 1991 e 12 anni di sanzioni internazionali – una guerra che rischia di avere conseguenze disastrose soprattutto per le fasce più deboli e indifese, in particolare per i bambini più vulnerabili e le donne in stato di gravidanza.

Con i suoi 200 operatori sul campo, l’UNICEF rimane una delle poche organizzazioni internazionali presenti ed attive all’interno dell’Iraq: nonostante le enormi difficoltà, l’UNICEF continuerà ad operare per garantire la sopravvivenza dei bambini e delle donne irachene e il loro accesso ai servizi e agli aiuti d’emergenza.

La situazione attuale è drammatica e in costante peggioramento, le misure d’emergenza di difficile attuazione: l’UNICEF ha lanciato in data 28 marzo un appello di raccolta fondi per 166 milioni di dollari, diretti a coprire gli aiuti umanitari d’emergenza per i bambini e le donne irachene per i prossimi sei mesi: l’elevato ammontare di fondi riflette il rischio di catastrofe umanitaria che si prospetta in Iraq e richiede una pronta e massiccia mobilitazione. Alla data del 10 aprile l’UNICEF ha ricevuto poco meno del 20% dei fondi necessari a fronteggiare la crisi: la rapidità della risposta umanitaria è cruciale per una popolazione stremata da settimane di operazioni militari, mancanza d’acqua, di cibo e di medicinali. L’UNICEF fa appello a tutti i donatori, nazionali e internazionali, perché contribuiscano a salvare la vita di milioni di bambini e donne irachene minacciati dalle conseguenze della guerra, sostenendo il personale UNICEF che, nonostante i pericoli esistenti, è in questo momento operativo in Iraq.

 

 

 











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