Anno 2 Numero 56 Mercoledì 30.04.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati
 

UNICEF: SI AGGRAVANO LE CONDIZIONI DEI BAMBINI IRACHENI un quadro preoccupante, qualche segnale di speranza dalla riapertura delle scuole

www.unicef.it

Amman, 29 aprile 2003 – L’UNICEF denuncia l’aggravarsi delle condizioni di vita dei bambini iracheni: le conseguenze sanitarie determinate dall’emergenza idrica e dalle precarie condizioni mediche e igieniche si sommano alla crescente miseria. Nell’ospedale di Al-Noor, in uno dei sobborghi più poveri di Baghdad, il personale UNICEF segnala un drastico aumento dei casi di diarrea acuta, con un picco di 300 casi registrati nello spazio di sole tre ore. Queste cifre inoltre devono ritenersi in difetto: molti bambini continuano ad ammalarsi e morire soli nelle proprie case, perché non riescono a raggiungere le strutture ospedaliere e, per la situazione di insicurezza e la difficoltà dei trasporti, risulta estremamente difficile garantire cure a domicilio. 
Nel sud del paese l’UNICEF teme una grave emergenza idrica e sanitaria, dato che gli impianti di depurazione stanno esaurendo le sostanze chimiche per la potabilizzazione dell’acqua: a Nassiria, Zubair e Safwan gli impianti di trattamento delle acque rimarranno senza cloro “prima della metà di maggio; servono subito altre 400 tonnellate di cloro gassoso”, ha affermato Carel De Rooy, Rappresentante UNICEF per l’Iraq, altrimenti per migliaia di bambini malnutriti il consumo d’acqua contaminata costituirà il colpo finale. “I bambini più piccoli hanno un debole sistema immunitario e un basso peso corporeo. Se sopraggiunge un attacco di diarrea acuta o il colera contratto da acqua infetta, moriranno in un breve lasso di tempo”. 
L’UNICEF ha finora trasportato milioni di litri d’acqua potabile e ha creato presso ospedali e centri sanitari stazioni di rifornimento idrico a gestione comunitaria. A Baghdad autobotti noleggiate dall’UNICEF distribuiscono quotidianamente acqua potabile nei quartieri di Al-Thawra (l’ex Saddam City, sobborgo più esteso e più povero della città, a maggioranza sciita) e di Abu Ghreib, mentre sono in media 20 le autocisterne che entrano ogni giorno in Iraq meridionale dal confine con il Kuwait. Nel corso degli ultimi giorni l’UNICEF ha inviato oltre 60.000 litri di acqua potabile nella penisola di Al-Fao, con un convoglio di 7 camion cisterna provenienti dall’Iran, ha distribuito Pentostan per la cura della leishmaniosi nei centri di Al-Kut, Al-Qurna e Al-Amarah e ha trasportato tonnellate di cloro per la depurazione. Ieri altri 4 camion UNICEF hanno trasportato a Baghdad 40 tonnellate di alimenti ad alto valore proteico, sali reidratanti e medicinali di base.
Ma non è solo la condizione sanitaria a destare allarme: in ogni città e villaggio visitato, il personale UNICEF denuncia la presenza di un crescente numero di bambini che vagabondano per le strade, molti dei quali ridotti a mendicare cibo e acqua dai veicoli di passaggio, altri costretti a rovistare nelle immondizie in cerca di qualcosa da mangiare, mentre si moltiplicano le notizie di bambini uccisi o feriti a causa di ordigni inesplosi. 
L’UNICEF rinnova inoltre la preoccupazione per i bambini “scomparsi” negli ultimi giorni dal centro di accoglienza Al-Rahma di Baghdad: alcuni bambini sono stati rintracciati, ma nessuno ha voluto tornare nell’istituto, a causa delle traumatiche circostanze in cui sono stati costretti a fuggire durante la guerra, nonché per le condizioni in cui il centro è stato ridotto dai saccheggi perpetrati da bande di vandali. Rimane incerta la sorte di 19 bambine prima ospitate nel centro; nei giorni scorsi al personale UNICEF è stato riferito che altri 46 bambini si trovavano presso dei “vicini”, in un susseguirsi di informazioni frammentarie.
Un segnale di speranza viene dall’“innata saggezza” delle famiglie irachene, che si stanno attivamente impegnando per il ripristino delle attività scolastiche in tutto l’Iraq: la scuola è un indicatore fondamentale della capacità di una società di rispondere ai bisogni sociali primari, ha ribadito Carol Bellamy, Direttore Generale dell’UNICEF. “La scuola svolge un ruolo vitale negli sforzi di ricostruzione, non solo per la sua funzione educativa”, ha sottolineato Bellamy, “ma anche come fulcro intorno al quale le comunità possono avviare un processo di riconciliazione reciproca e interventi chiave quali l’educazione sanitaria, l’assistenza psicosociale e il supporto nutrizionale”. La scuola “costituisce soprattutto un centro di snodo per la distribuzione dei soccorsi, facendo sì che i bambini, le vittime più vulnerabili della guerra, ricevano gli aiuti che gli spettano”. In conseguenza del conflitto, molte scuole sono state oggetto di saccheggi e vandalismi, altre ancora sono state devastate dai bombardamenti: nella sola Al-Zubair su 124 scuole 5 sono state completamente distrutte, 40 completamente saccheggiate. Tra le 6.000 e 7.000 scuole necessitano ristrutturazioni, 1 bambino su 4 non riceve al momento istruzione, il 31% delle bambine non ha accesso alla scuola elementare e il 17,5% dei bambini non la frequenta regolarmente. 
L’UNICEF sta inviando in questa prima fase kit scolastici d’emergenza, distribuendo le cosiddette “Scuole in scatola”, ciascuna sufficiente a fornire materiali didattici di base per 80 bambini. “Gli ostacoli sono enormi”, ha ammonito il Direttore Generale dell’UNICEF, ma lentamente “i bambini stanno tornando a scuola. L’Iraq sta riprendendo a vivere: il nostro compito è sostenere questa speranza”.

L’UNICEF chiede il sostegno di tutti per i bambini iracheni. Per contribuire: c/c postale 745.000, c/c bancario n. 505010, Banca Etica, ABI 5018 CAB 12100, intestati a UNICEF-Italia, causale "per i bambini iracheni”, o con carte di credito, telefonando al numero verde 800.745.000. 
Per gli utenti Tim: con 1 Sms al numero 4466 si può donare 1 euro per i bambini dell’Iraq.

 

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