Anno 2 Numero 59 Mercoledì 21.05.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

UNICEF: A RISCHIO OLTRE 20 MILA BAMBINI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Grande preoccupazione per gli scontri etnici nella regione nord orientale dell’Ituri: oltre 310 i morti dall’inizio di maggio, più di 100.000 gli sfollati

Kinshasa, 22 maggio 2003 – L’UNICEF lancia l’allarme per la ripresa degli scontri interetnici nella regione nord orientale dell’Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo, che dagli inizi di maggio ha già causato centinaia di morti e oltre 100.000 sfollati, dei quali 20.000 sono bambini bisognosi di urgente assistenza. Le violenze, che hanno il loro epicentro nella città di Bunia, hanno luogo tra due etnie tradizionalmente rivali, gli Hema e i Lendu, e - solo negli ultimi mesi – hanno causato oltre 50.000 vittime e più di 500.000 persone sfollate. Dall’inizio dei combattimenti, ripresi lo scorso 4 maggio, sono state uccise oltre 310 persone, comprese donne e bambini, oltre 3000 si sono rifugiate nel quartier generale dei caschi blu dell’ONU (MONUC) di stanza a Bunia, più di 9000 civili si sono ammassati nell’aeroporto cittadino controllato dai caschi blu, nella speranza di fuggire o comunque di ricevere protezione. Il Rappresentante dell’UNICEF in Congo, Gianfranco Rotigliano, comunica che circa 26.000 civili sono in fuga verso l’Uganda (altri 9000 ne hanno già oltrepassato il confine) mentre 64.000 sfollati si dirigono a sud verso la città di Mambasa. L’UNICEF è estremamente preoccupato per le condizioni disastrose dei civili, e in primo luogo di bambini e donne in gravidanza, la cui incolumità dipende in larga parte da appena 700 caschi blu dell’ONU: a Bunia i feroci combattimenti e i continui saccheggi hanno lasciato oltre 10.000 persone senza casa, la popolazione civile è in gran parte priva di cibo, acqua e cure mediche di base; la situazione igienico sanitaria, estremamente preoccupante, è aggravata dalla presenza di cadaveri abbandonati nelle strade, che accresce fortemente il pericolo di epidemie tra la popolazione. L’UNICEF si è attivato immediatamente dopo la ripresa degli scontri, inviando a Bunia - tra l’11 e il 13 maggio - due aerei con oltre 25 tonnellate di aiuti umanitari, tra cui kit di medicinali di base, fleboclisi e strumenti chirurgici per l’assistenza ai feriti, sali per la reidratazione orale, alimenti ad alto valore nutritivo, pompe e cisterne per la raccolta dell’acqua, contenitori per le scorte idriche e compresse di cloro per la potabilizzazione dell’acqua, materiali da rifugio per gli sfollati, tende, teloni di plastica e altri generi di prima necessità. L’UNICEF, in collaborazione con altri partner, ha organizzato piccoli ospedali da campo dove curare le persone ferite, dal momento che anche l’ospedale cittadino è sotto attacco. Il 12 maggio personale UNICEF si è recato a Bunia per valutare le condizioni della popolazione e organizzare una rapida risposta umanitaria: nelle primissime fasi dell’emergenza l’UNICEF ha distribuito oltre 40.000 litri d’acqua potabile, installato 2 punti per la distribuzione di emergenza di scorte idriche, ha inviato aiuti per oltre 10.000 sfollati e alimenti terapeutici a 2 centri nutrizionali. Il 13 maggio i caschi blu dell’ONU sono riusciti a distribuire generi alimentari a circa 4.300 abitanti di Bunia. L’UNICEF, finora l’unica Agenzia ONU (insieme all’Ufficio delle Nazioni Unite per le emergenze, OCHA) intervenuta nella crisi a sostegno della popolazione civile e dei bambini, sta cercando di inviare a Bunia altre 14 tonnellate di alimenti BP5 (biscotti ad alto valore proteico) e di organizzare altri aerei cargo per inviare aiuti di emergenza, nella speranza che l’aeroporto cittadino rimanga sotto controllo ONU. L’UNICEF, per realizzare gli interventi umanitari di emergenza, stima necessari 4,1 milioni di dollari: mentre le violenze proseguono, le condizioni dei civili, e in primo luogo quelle di bambini e delle donne in gravidanza, divengono di ora in ora sempre più drammatiche. L’UNICEF IN CONGO Il risultato delle violenze che continuano a devastare il paese è che, negli ultimi 10 anni, in Congo mortalità e malnutrizione infantile sono aumentati, anziché diminuire: oggi 213 bambini su mille, più di uno su cinque, non arrivano ai 5 anni, e il 16% dei bambini è in stato di grave malnutrizione acuta, cioè a rischio di morte per fame. Un adulto su 4 è analfabeta, la metà dei bambini congolesi non va a scuola o comunque non la completa. L’UNICEF dispiega in Congo una molteplicità di interventi, non limitati alla presente situazione di emergenza, ma che si traducono in programmi a lungo termine nel settore sanitario e della lotta all’HIV/AIDS, del supporto nutrizionale, dell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico sanitari, dell’istruzione, dello sviluppo comunitario e della protezione dei bambini in situazioni a rischio. Il Comitato italiano per l’UNICEF sostiene gli interventi di emergenza e due progetti specifici: il progetto per fornire sostegno ai centri di alimentazione terapeutica – per la lotta alla malnutrizione infantile – nell’est del Congo e l’altro per garantire assistenza agli oltre 10.000 bambini di strada dio Kinshasa.


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