Anno 2 Numero 69 suppl.

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

MEDICI SENZA FRONTIERE - AGGIORNAMENTO LIBERIA

Monrovia, curare feriti di guerra in una città sotto assedio

www.medicisenzafrontiere.it

 Gli scontri fra le forze del governo liberiano e i ribelli del LURD (Liberians United for Reconciliation and Democracy), iniziati più di una settimana fa, continuano a colpire la popolazione civile di Monrovia e dei suoi dintorni. Colpi di mortaio e proiettili vaganti colpiscono ogni giorno zone densamente popolate, ferendo e uccidendo numerosi civili. L’assistenza medica per i feriti è limitata e trasportare i feriti nei pochi ospedali d’emergenza rimasti attivi in città è pericoloso. Con il sistema sanitario nazionale nel caos e la presenza delle organizzazioni umanitarie limitata a un piccola area di Monrovia, le condizioni di salute dei liberiani in più del 75% del paese restano sconosciute.

“Non solo non siamo in grado di stabilire quali siano, oggi, le condizioni sanitarie in alcune zone di Monrovia, ma addirittura non si hanno informazioni di come le persone stiano vivendo nel resto del paese, dove praticamente è assente ogni forma di assistenza medica,” afferma Pierre Mendiharat, Capo-missione di MSF a Monrovia.

In condizioni sempre più difficili, 12 volontari internazionali di MSF, tra cui un chirurgo, un anestesista e quattro medici continuano a lavorare insieme a 300 collaboratori locali e 600 operatori sanitari pubblici per fornire assistenza medica a Monrovia e nel distretto di Bong. Quest’ultima ondata di scontri la terza in meno di due mesi ha costretto MSF a evacuare sette volontari internazionali e a ridurre le attività di assistenza. Prima delle violenze che hanno sconvolto Monrovia, MSF e altre organizzazioni umanitarie internazionali avevano accesso a meno di un quarto dell’intero paese. Gli ultimi scontro hanno ulteriormente ridotto lo spazio umanitario.

Curare feriti di guerra in una città sotto assedio

I due uffici di MSF a Mamba Point sono stati trasformati in ospedali d’urgenza con un pronto soccorso, camera operatoria e reparto di pediatria. Da sabato 19 luglio, quando sono riprese le violenze, ogni giorno entrambe le strutture hanno ricevuto persone ferite o uccise durante gli scontri. Solo nella giornata di lunedì 21 luglio, quando una granata ha colpito un edificio dove si erano rifugiati diversi sfollati, gli ospedali di MSF a Mamba Point hanno ricevuto 155 feriti e 13 morti. Sabato scorso, durante il Liberian National Day, un colpo di mortaio ha colpito la scuola di Newport Road, dove vivevano circa 6.000 sfollati, uccidendo 8 persone e ferendone 10. Nell’ultima settimana, sempre i due ospedali di MSF a Mamba Point hanno ricevuto più di 400 feriti, tra cui diversi bambini, molti dei quali colpiti da schegge di granate o da proiettili vaganti.

Le poche strutture sanitarie ancora in funzione a Monrovia non sono state risparmiate dagli scontri. Venerdì scorso, una granata è arrivata a pochi metri dall’ingresso dell’ospedale di MSF, uccidendo 11 persone e ferendone 50. Decine di proiettili vaganti hanno colpito gli ambulatori di MSF. Uno ha attraversato il pronto-soccorso di un ospedale e un altro la pediatria dell’altra struttura di MSF. Un chirurgo di MSF si è ferito mentre stava operando perché una granata era caduta molto vicino. Sabato 19 luglio, un colpo di mortaio ha ucciso un collaboratore locale di MSF appena rientrato a casa.

Anche trasportare i feriti è diventato difficile. Nella zona di West Point, dove gli scontri sono molto intensi e spostarsi è molto pericoloso per i civili e gli operatori di MSF, uno dei team mobili di primo soccorso per il colera è stato trasformato in una squadra di barellieri per effettuare un servizio di ambulanza. Trasportano i pazienti in gravi condizioni agli ospedali di MSF a Mamba Point con barelle e carriole. Quando ritornano a West Point portano con sé medicine, cibo e acqua potabile che MSF invia per supportare la clinica della Missione cattolica di West Point.

Colera, malaria e altre patologie. Chi le cura?

“Molte persone muoiono per le ferrite di guerra, ma è solo la punta dell’iceberg,” dichiara Nathalie Civet, Coordinatore-medico di MSF a Monrovia. “Ci sono anche molte morti anonime, causate dall’assenza di assistenza medica in città e nell’intero paese.”

Condizioni igieniche drammatiche, assenza di acqua potabile e sovraffollamento negli edifici abbandonati e negli stadi dove decine di migliaia di persone si sono rifugiate, hanno causato un’epidemia di colera in giugno. Prima dell’ultima ondata di violenze, MSF curava, ogni settimana, più di 350 pazienti affetti da colera in cinque centri sparsi per la città. MSF è stata costretta a chiudere due di queste unità per la cura del colera e ciò ha diminuito la possibilità di monitorare l’epidemia e curare i malati. Prima che gli scontri riprendessero, MSF aveva preparato 6 kit “001” kit d’emergenza per la cura del colera equipaggiati con soluzione per la reidratazione orale, cloro e altre medicine per la cura del colera e allestito 8 punti per la reidratazione in diverse zone di Monrovia per curare la disidratazione e monitorare il colera. Nonostante le possibilità di movimento siano estremamente limitate, MSF ha ricevuto diverse segnalazioni che gli operatori sanitari pubblici stanno utilizzando questi kit d’emergenza in numerose zone della città. 

Come indicatore di come i recenti scontri abbiano drasticamente ridotto l’accesso alle cure mediche per la popolazione liberiana, basti pensare che i chirurghi di MSF, prima di essere costretti a evacuare il Redemption Hospital (nord di Monrovia), effettuavano 100 cesarei al mese. Da quando le attrezzature dell’ospedale sono state trasferite agli ospedali d’emergenza di MSF a Mamba Point, l’unità chirurgica di MSF una delle poche ancora in funzione a Monrovia ha effettuato meno di 20 cesarei al mese. Nel reparto di pediatria del Redemption Hospital, MSF riceveva almeno dieci nuovi gravi casi di malaria (da sottoporre a trasfusione del sangue) al mese, ma nelle ultime sei settimane, sempre a Mamba Point, ne sono arrivati solo tre.

“Possiamo solo immaginare quanti bambini, quante madri e quanti adulti stiano morendo per l’assenza di una minima assistenza medica,” afferma la Dottoressa Civet.

Pesantemente ridotta l’assistenza medica per gli sfollati

Malnutrizione e altre malattie erano all’apice nelle ultime settimane a causa della carenza di cibo, acqua e assistenza medica per decine di migliaia di sfollati che vivevano nei campi sfollati del distretto di Montserrado, nei dintorni di Monrovia. Venerdì 18 luglio, l’elevato livello d’insicurezza ha costretto MSF a chiudere gli ambulatori nei campi di Seighbe, Plumcor, e Rick in Montserrado che servivano circa 21.000 sfollati. Situati proprio sulla linea del fronte, i campi offrivano poca sicurezza e molti degli sfollati sono fuggiti verso luoghi sempre più affollati a Monrovia. Anche il centro nutrizionale terapeutico di MSF nel campo di Seighbe, con una capacità di cura per 500 persone gravemente malnutrite, è stato chiuso per motivi di sicurezza, insieme al programma di supporto psicologico alle vittime di violenze sessuali.

Lo staff di MSF continua a fornire assistenza medica, cure per il colera e acqua potabile agli oltre 25.000 sfollati ammassati nello stadio Samuel K. Doe. Rapporti non confermati parlano di un gran numero di persone in fuga da Monrovia verso i distretti di Montsserado e Bong, a est della città.

Nel distretto di Bong, lo staff liberiano di MSF continua a portare avanti una clinica che serve approssimativamente 50-60.000 sfollati nei campi di Salala, Maimu, e Totota, e garantisce la fornitura di acqua potabile nei campi.

Emergenza Liberia - Raccolta fondi straordinaria
Per contribuire alla attività di MSF in favore della popolazione liberiana, è possibile effettuare una donazione tramite ccp/n. 87486007 oppure con bonifico bancario presso MPS, cc/n. 14200.95, ag. 6 Roma o Banca Popolare Etica cc/n. 115000. Indicare la causale EMERGENZA LIBERIA. Per donazioni con carta di credito, telefonare al n. 800.99.66.55.
Sul sito www.medicisenzafrontiere.it  è possibile effettuare donazioni on-line.


Il nostro collega Arjan Erkel è stato rapito più di sei mesi fa in Daghestan, Repubblica della Federazione russa. Ti saremmo molto grati se anche tu firmassi la petizione per richiedere la sua liberazione immediata.
www.medicisenzafrontiere.it 


Inizio pagina | Home | Archivio  Motori di Ricerca Links  mail

Autorizzazione del Tribunale di Roma n 524/2001 del 4/12/2001 Agenzia di Stampa a periodicità Settimanale