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di
Paola Franz
"La
crescente enfasi sulla sicurezza, ben lungi dal rendere il mondo un
luogo più sicuro, lo ha reso invece più pericoloso, limitando i
diritti umani e minando lo stato di diritto a livello
internazionale. (...) Un mondo più sicuro richiede un cambiamento
di rotta nel concetto di sicurezza, un cambiamento che riconosca
come la violenza e l'insicurezza sono meglio affrontate da Stati
efficienti e
responsabili che tutelano e non violano i diritti umani. (...) Se la
ricerca di un mondo più sicuro vorrà avere successo, i diritti
umani dovranno esserne al centro". Irene
Khan, Segretaria Generale di Amnesty International Alla
vigilia del semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea (1°
luglio - 31 dicembre 2003), Amnesty International, in una conferenza
stampa che si è tenuta oggi a Roma, ha presentato un memorandum di
dieci raccomandazioni rivolto al Presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, in cui chiede il massimo impegno da parte dell'Italia
nella tutela dei diritti umani e denuncia gli scarsi risultati
ottenuti finora dall'Unione Europea, sia al proprio interno sia
nelle relazioni esterne. Dick Oosting, direttore
dell'ufficio di Amnesty International presso l'Unione Europea, ha affermato
che "l'Unione Europea sta perdendo il controllo dell'agenda globale
dei diritti umani e regna al suo interno un opportunismo la cui
manifestazione più evidente si rivela su temi quali l'asilo e
l'immigrazione". Egli ha sottolineato che molti paesi non
affrontano la tutela dei diritti umani in modo efficace, come
risulta dall'ultimo rapporto annuale di Amnesty International in cui
figurano tredici dei quindici paesi che fanno parte dell'Unione e la
metà di quelli che si propongono di entrarne a far parte. I paesi
dell’UE non hanno ancora risolto i loro problemi interni in materia di diritti umani:
maltrattamenti e tortura, scarsa accoglienza per i rifugiati, commercio di armi usate per compiere abusi
e non hanno compiuto azioni concrete ed efficaci per la tutela e la promozione dei diritti umani nel mondo. Oosting
ha inoltre sottolineato l'importanza che l'Unione prenda dei seri
provvedimenti in tema di commercio di armi leggere, intendendo con
tale termine pistole, fucili, munizioni e armi sportive che sono fra
le più utilizzate nei conflitti dei paesi meno sviluppati; queste
armi sarebbero ai primi posti nelle esportazioni e finirebbero per
la maggior parte ad alimentare quei conflitti le cui conseguenze
determinano una fuga di massa e una immigrazione nei nostri paesi,
quindi, un boomerang micidiale.
Secondo Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty
International, "L'Italia non si presenta con le carte in regola
di fronte a questo importante appuntamento. Anche sotto questo
governo, l'Italia continua a non avere una legge sul reato di
tortura e rimane l'unico paese dell'UE a non avere una legge
specifica sul diritto di asilo. Ci auguriamo che queste lacune
vengano colmate in occasione del semestre di Presidenza
Europea".
Nuova agenda per i diritti umani cercasi
Le 10 raccomandazioni
1. La Presidenza italiana deve guidare la stesura di una nuova agenda
dell’Unione Europea per i diritti umani che dia all’UE il potere di:
- fronteggiare le più difficili crisi dei diritti umani nel mondo;
- non far venir meno la protezione dei diritti umani quando affronta il "terrorismo" e la "immigrazione illegale";
- creare un meccanismo di verifica all’interno dell’UE relativo al rispetto dei diritti umani all’interno dell’Unione allargata.
2. La Presidenza italiana dovrebbe riconoscere la necessità di una adeguata responsabilità a livello dell’Unione Europea per il rispetto dei diritti umani negli Stati membri, quelli attuali e quelli che faranno il loro ingresso. Dovrebbe sviluppare un meccanismo di verifica di tale responsabilità, basato su controlli e valutazioni sistematiche, includendo un sistema di controllo reciproco. Dovrebbe inoltre dare il buon esempio all’interno della stessa Unione Europea, invitando la Commissione ad analizzare il comportamento in materia di diritti umani all’interno dei propri confini.
3. La fiducia reciproca che è alla base dell’avvicinamento dei codici penali dell’UE non può essere presunta, ma deve fare affidamento su un
controllo regolare sul rispetto degli Stati membri nella legge e nella prassi, con uno standard minimo comune riguardante il giusto processo.
4. Dovrebbe essere fornito un quadro interpretativo su cui basare le decisioni riguardanti gli accordi di cooperazione tra UE e Stati Uniti e ogni futuro accordo di questo tipo, allo scopo di proibire agli Stati membri dell’UE di trasferire persone verso paesi dove essi rischierebbero di essere sottoposti a gravi violazioni dei diritti umani tra cui processi iniqui, pena di morte e tortura.
5. La Presidenza italiana dovrà verificare che:
- i negoziati in corso su un sistema comune in materia di asilo siano fermamente basati sui principi del diritto internazionale dei diritti umani e dei rifugiati;
- la risposta dell’UE ai flussi di persone verso l’Europa sia determinata dalla protezione dei rifugiati e dall’assistenza ai bisogni umanitari e non si traduca nel trasferimento dell’onere sui paesi vulnerabili;
- i richiedenti asilo non siano obbligati al rimpatrio verso l’Afghanistan, l’Iraq o altre situazioni di post-conflitto finché non sarà garantito un ritorno in sicurezza e dignità.
6. L’UE dovrebbe costruire la sua agenda globale sui diritti umani includendo un impegno a:
- tradurre nella pratica il concetto "nessuna sicurezza senza diritti umani";
- riaffermare nuovamente lo scopo della Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani come principale forum per la protezione e la promozione dei diritti umani;
- invocare il rispetto del diritto internazionale per proteggere l’integrità della Corte penale internazionale.
7. La Presidenza italiana dovrebbe agire per sviluppare una politica sistematica, orientata al raggiungimento di un risultato e responsabile in materia di diritti umani nei confronti dei paesi terzi, che includa un reale impegno a introdurre i diritti umani nelle aree di azione esterna.
8. L’UE dovrebbe introdurre i concetti di responsabilità per i diritti umani e rispetto della legge:
- come una componente integrale ed essenziale per la risoluzione dei conflitti;
- come un impegno a lungo termine nella ricostruzione post-conflitto;
- come un obiettivo importante nell’aiuto umanitario e nell’assistenza esterna.
9. La Presidenza italiana dovrebbe avviare il negoziato su un trattato sul commercio internazionale di armi basato sui principi del diritto internazionale dei diritti umani e sul diritto internazionale umanitario. Essa dovrebbe anche assicurare la prossima adozione di un regolamento sul commercio di strumenti di tortura e di esecuzione, spingere per migliorare il rispetto del Codice di condotta sul trasferimento delle armi dell’UE e aiutare concretamente i nuovi Stati membri a venire incontro a queste richieste.
10. La Presidenza italiana dovrebbe assicurare che l’evoluzione del dibattito sulla responsabilità sociale delle imprese includa pienamente la dimensione dell’impatto sui diritti umani e che, nello sviluppo del sistema di riferimento europeo, la responsabilità sociale non sia lasciata soltanto all’impegno individuale.
Amnesty International, in questo semestre di Presidenza italiana,
farà pressione sulle istituzioni europee affinché mettano al
centro dell'agenda dell'Unione Europea i diritti umani. L'Italia e
l'UE devono combattere la tortura e la pena di morte, accogliere i rifugiati, sostenere la Corte penale internazionale, controllare il commercio di armi, rendere socialmente responsabili le imprese,
non ci possono più essere giustificazioni e ritardi.
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