|
di Guido Donati
2 novembre 2000, non sono ebreo, ma
ritengo importante per tutti visitare i luoghi dove sono avvenute le
più terribili nefandezze dell'umanità e per questo motivo mi reco
al Koncentrationslager (KL) di Auschwitz (Polonia). Lungo il
perimetro di filo spinato si apre una porta metallica sormontata dalla
beffarda scritta: "Arbi it macht frei" cioè
"il lavoro rende liberi". Entro nelle baracche, alcune
sono adibite a deposito dei materiali immagazzinati dalle SS e
classificati per tipo e per possibile riutilizzo. Borse, valigie,
occhiali, scarpe, dentiere, capelli (ne furono trovate sette
tonnellate)... Come può una mente umana concepire una tale follia?
Altro locale altro orrore Un susseguirsi di corridoi con le
foto dei detenuti tutti rasati a zero, sono uomini, donne, bambini
che ti guardano, negli occhi leggi il terrore, quello vero. Quegli
sguardi mi ricompaiono spesso nella memoria.
Tutte le foto sono
scattate sempre frontalmente e di profilo, sempre con la stessa
angolatura, fredde, scientifiche. L'emozione, è difficile
trattenerla, anche nel ricordo. Le baracche con le brande dove
immagino ammucchiate centinaia di persone, in quel freddo gelido che
può arrivare d'inverno a -40 °C e il cui vento polare può
raggiungere i 70 Km orari. Come sono sopravvissuti. Mi ricordo il
racconto fatto dalla nonna a un mio caro amico "All'alba li
facevano spogliare completamente nudi ed ordinare nel piazzale.
Facevano l'appello, se mancava qualcuno dovevano tutti rimanere al
gelo attendendo il ritrovamento." Le prigioni, piccole talmente
basse che si doveva rimanere al buio e accovacciati. L'infermeria e
le sale delle sperimentazioni, dove furono effettuati i più atroci esperimenti in
nome di una finta scienza, della follia assurta a ideologia e
purtroppo di una scienza farmacologica in cui furono coinvolte anche
grandi industrie farmaceutiche e famosi medici tedeschi che a
dispetto di qualsiasi tipo di etica usarono gli uomini per le
sperimentazioni che fino ad allora avevano potuto fare solo sugli
animali. Un giro di denaro fra industria privata e governo la cui
spietatezza è difficile comprendere.
I forni crematori sui quali sono state
apposte per il giorno dei morti decine di lumini, la cui luce
ondeggia nella penombra creando un'atmosfera che non è possibile
descrivere. È impossibile descrivere lo stato d'animo. Uscendo dal
campo si cerca di dimenticare, di cancellare quei volti, non si può
accettare l'idea che degli esseri umani abbiano potuto perpetrare
tutto ciò e che ci sia stata la connivenza di interi popoli. Poi,
nei giorni seguenti, il ricordo diviene più forte e più chiaro di
quando eri li presente e la rabbia dell'impotenza ti sale al
cervello e vorresti che tutto ciò fosse stato un terribile sogno. E
pensi a tutti quei popoli che soffrono ancora oggi per motivi
razziali, di fede, di povertà, di fame, di sete....
|
|
Archivio
Arte e cultura
Consumatori
Diritto
Etica
Eventi
Lavoro
Libri
Medicina
Nucleare
Radioprotezione
Parchi
Scienza
Sessuologia
Link
partner
venereologia.it
microcolposcopia.it
scienzaonline
paleofox.com
progettorwanda.it ciaowebroma.it
Le Foto più belle |