Anno 2 Numero 60 Mercoledì 28.05.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

VIVISEZIONE. MOLTI BUONI MOTIVI PER ABOLIRLA.

CONFERENZA ANTIVIVISEZIONISTA DEGLI ANIMALISTI ITALIANI-PETA 

Si è svolta ieri a Montecitorio, nella Sala della Sacrestia, la Conferenza antivivisezionista degli Animalisti Italiani-Peta. Ad un anno dall’inizio delle attività ufficiali contro la vivisezione, l’associazione ha incontrato parlamentari e antivivisezionisti per scambiare esperienze ed informazioni. Soltanto due mesi fa gli Animalisti Italiani-PeTA avevano divulgano la lista dei centri di vivisezione che hanno dichiarato al Ministero della Salute di aver utilizzato animali nel 2000. Tale informazione costituisce senza dubbio un prezioso tassello della battaglia antivivisezionista, in quanto nessuno prima aveva mai pubblicato dati relativi ai centri di vivisezione dichiaranti l’impiego di animali riferiti ad un anno in particolare. “Il nostro obiettivo, ovvero l’abolizione della vivisezione” – dichiara Sabina Bietolini, direttore settore vivisezione degli Animalisti Italiani/PeTA – “inizia, seppur lentamente, a divenire patrimonio comune: proprio due settimane fa abbiamo ricevuto l’importante notizia riguardo all’approvazione di esperimenti in vitro, basati su cellule del sangue umano, che sostituiranno test in vivo condotti su conigli. Questo grande passo avanti della scienza consentirà di salvare la vita a oltre 200.000 conigli in Europa, e fornirà garanzie eccellenti a tutela della salute dell’uomo”. In occasione della conferenza, gli onorevoli Luana Zanella e Nichi Vendola hanno presentato due interrogazioni parlamentari, su sollecito degli Animalisti Italiani/PeTA, riguardo ad indagini da condurre all’interno di allevamenti di animali destinati alla vivisezione e per richiedere accertamenti sull’utilizzo di scimmie nei laboratori di ricerca italiani. “È necessario mantenere sempre alta l’attenzione sulla vivisezione” – dichiara Walter Caporale, presidente degli Animalisti Italiani/PeTA – “perché non possiamo assolutamente dimenticare che costituisce un metodo cruento, obsoleto e antiscientifico, del quale pagano le conseguenze uomini ed animali (oltre 900.000 cani, gatti, cavie, conigli, scimmie sono stati torturati nei laboratori nel solo 2.000, sulla base dei dati diffusi dal Ministero della Salute)”.

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