Anno 2 Numero 51 Mercoledì 26.03.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati
 

 

GUERRA. CHE FINE HA FATTO TACOMA, IL DELFINO SMINATORE DELLA MARINA MILITARE USA?

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31 marzo - Tacoma, il delfino che martedì scorso era stato portato in elicottero a Umm al Qasr, risulta disperso appena due ore dopo l’inizio della sua prima missione di identificazione e ricerca delle mine.
Il suo curatore, il sottufficiale Taylor Whitaker, è stato visto battere le mani sull’acqua in segno di richiamo, e urlare il suo nome ma invano. Tacoma, 22 anni, orgogliosamente presentato dalla Marina Militare come il più valoroso ed esperto delfino sminatore, è scomparso ormai da più di 48 ore. Il compito della sua prima missione, con l’altro delfino Makai, sarebbe stato quello di monitorare l’area per l’arrivo della flotta ausiliaria.
“Mi piacerebbe pensare che il delfino, con questo gesto, ci abbia voluto dimostrare che, seppure addestrato in modo violento e coercitivo, abbia comunque mantenuto la sua indole di indipendenza e libertà.” – dichiara Ilaria Ferri, Direttore cattività degli Animalisti Italiani – “Ha scelto di essere libero e di ricordare a tutti noi che, per quanto piegati al volere umano, il richiamo per il mare, la natura e la libertà prevalgono sempre. Sono comunque preoccupata che possa essere stato ucciso da cecchini o che non sia più in grado di adattarsi all’ambiente o di nutrirsi da solo. Ci vuole molto tempo infatti prima che un delfino impari di nuovo a cacciare da solo, come osservato durante la riabilitazione e la reintroduzione in natura di animali vissuti per anni in cattività. Comunque sia, finalmente tornato al mare o morto per mano nemica, si è di certo liberato dall’obbligo di dover rispondere agli ordini umani”.
“Dal punto di vista scientifico ed in particolare di conservazione, questo tipo di operazioni,” - dichiara Caterina Fortuna, cetologo, ricercatore e direttore dell’Adriatic Dolphin Project - “oltre al punto di vista etico per cui non reputiamo giusto utilizzare animali a tali scopi, può creare l’inconveniente di introdurre geni diversi in una popolazione probabilmente preesistente di tursiopi. Dal suo punto di vista Tacoma, parlando forse un “dialetto diverso”, è presumibile che abbia incontrato difficoltà di inserimento, adattamento e di sopravvivenza in un ambiente a lui sconosciuto”.
“È già accaduto diverse volte” – dichiara Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani – “che delfini, altri cetacei o pinnipedi non siano tornati ‘a rapporto’. Di certo qualcuno di loro avrà disertato, ma sono altrettanto sicuro che molti di loro sono morti, vittime inconsapevoli di guerre che uccidono persone ma anche animali. Avevamo chiesto alla Marina Americana di poter adottare, riabilitare e restituire la libertà ai delfini e alle otarie usati in questo conflitto. È già accaduto infatti che Ric O’Barry, esperto di mammiferi marini, abbia ridato la libertà a delfini utilizzati per scopi militari. Stiamo ancora aspettando una risposta”.

 

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