Anno 2 Numero 69 Mercoledì 30.07.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUL MYANMAR

www.amnesty.it  

Roma, 30 luglio 2003 - In un rapporto presentato oggi, Amnesty International ha chiesto al governo del Myanmar di consegnare alla giustizia i responsabili del violento attacco del 30 maggio contro circa duecento esponenti della Lega nazionale per la democrazia (Nld). Il rapporto chiede anche l’immediato e incondizionato rilascio di Aung San Suu Kyi e U Tin Oo, rispettivamente segretaria generale e vicepresidente della Nld, e degli altri militanti e simpatizzanti della Nld arrestati per l’espressione delle loro pacifiche opinioni politiche. 

“Siamo molto preoccupati per il violento attacco contro la Nld e la successiva repressione nei confronti di tutti gli attivisti dell’opposizione politica. Chiediamo al Consiglio di stato per la pace e lo sviluppo [Spdc, il governo militare] di consentire immediatamente un’indagine indipendente e imparziale sull’accaduto”, ha dichiarato oggi Amnesty International, esattamente due mesi dopo l’attacco.

“Ora più che mai, la popolazione birmana ha bisogno del sostegno della comunità internazionale. Oggi i soci di Amnesty International in Giappone consegneranno una petizione all’ambasciata del Myanmar a Tokyo, sottoscritta da decine di migliaia di persone di ogni parte del mondo. Speriamo che lo Spdc tenga in considerazione questa richiesta di giustizia”, ha aggiunto Paolo Pobbiati, responsabile Myanmar di Amnesty Italia.

Nel rapporto reso pubblico oggi, Amnesty International descrive le proprie principali preoccupazioni sull’amministrazione della giustizia in Myanmar e analizza la replica dello Spdc a un Memorandum precedentemente inviato dall’organizzazione per i diritti umani. Il rapporto copre le seguenti aree: arresti e detenzione preventiva, tortura e maltrattamenti, processi nei confronti dei prigionieri politici, esame di alcune tra le principali leggi in vigore relative ai diritti umani, condizioni delle carceri e meccanismi di indagine sulle violazioni dei diritti umani. Il documento presenta inoltre una serie di dettagliate raccomandazioni per riformare il sistema giudiziario del paese.

“Ci vorrà tempo per migliorare il sistema giudiziario, ma questa riforma deve essere considerata una priorità se si vogliono proteggere i diritti umani. I fatti del 30 maggio mostrano molto chiaramente la necessità di incriminare i veri responsabili e di porre fine all’impunità”, ha affermato Pobbiati.

Un numero imprecisato di persone rimangono ancora agli arresti o risultano ‘scomparse’ dal 30 maggio, anche se uno sviluppo positivo è stato rappresentato dall’annuncio dello Spdc, il 23 luglio, della scarcerazione di 91 prigionieri. Tuttavia, nelle carceri del Myanmar si trovano ancora oltre 1.300 prigionieri politici, condannati al termine di processi non conformi alle norme internazionali e grazie a leggi che criminalizzano il diritto alla libertà di espressione.

“Lo Spdc deve chiarire dove si trovano le persone ‘scomparse’ o agli arresti dopo gli attacchi del 30 maggio. Inoltre, deve prendere immediate misure per cambiare la situazione, come ad esempio il rilascio di tutti i prigionieri di coscienza e lo svolgimento di un’indagine indipendente” – ha proseguito Pobbiati.

Dalla comunità internazionale si sono levate diverse voci di protesta contro gli attacchi del 30 maggio e la repressione che ne è seguita. L’Asean, l’Unione Europea, il segretario generale delle Nazioni Unite e i governi di Stati Uniti e Giappone hanno condannato gli attacchi e gli arresti ed hanno chiesto l’immediata scarcerazione di Aung San Suu Kyi e degli altri esponenti della Nld.

“Apprezziamo queste prese di posizione, provenienti da un ampio fronte di organismi e paesi di ogni parte del mondo. Gli sforzi della comunità internazionale devono proseguire, in modo congiunto e duraturo, fino a quando questi problemi non saranno risolti. La popolazione del Myanmar non dev’essere dimenticata” – ha concluso Pobbiati.

Amnesty International ha espresso pieno sostegno all’azione dell’ambasciatore Razali Ismail, inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, e del professor Paulo Sergio Pinheiro, relatore speciale delle Nazioni Unite sul Myanmar. L’organizzazione per i diritti umani chiede allo Spdc di fornire la propria totale collaborazione alle due personalità, consentendo loro di visitare il paese e di avere completo accesso a chiunque desiderino incontrare. 


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