Anno 2 Numero 50 Mercoledì 19.03.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati
 

IRAQ: L’AZIONE MILITARE RISCHIA DI PROVOCARE UNA CATASTROFE PER I DIRITTI UMANI E LA POPOLAZIONE CIVILE

www.amnesty.it

Roma, 20 marzo 2003 - All’avvio dell’azione militare contro l’Iraq, Amnesty International ha chiesto assicurazioni a tutte le parti coinvolte – gli USA, i loro alleati e l’Iraq – affinché rispettino integralmente le leggi di guerra, proteggano la popolazione civile e assicurino l’accesso all’assistenza umanitaria.
“Coloro che hanno lanciato gli attacchi militari devono assumersi le proprie responsabilità, nel caso in cui la loro azione provocherà una catastrofe umanitaria e dei diritti umani. Temiamo che gli attacchi militari interromperanno la fornitura dei servizi e dei beni essenziali a una popolazione che è altamente dipendente dall’aiuto governativo, e possano causare un disastro sul piano umanitario. Essi dovranno fare ogni sforzo per tutelare i civili e alleviare la loro sofferenza” – ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International. “Amnesty International ritiene vi sia il rischio concreto che molti civili, bambini compresi, possano morire a causa di attacchi indiscriminati o dell’uso di armi proibite”.
Amnesty International teme inoltre che i tentativi del regime iracheno di sopprimere le rivolte interne o i regolamenti di conti che potrebbero seguire al suo crollo, potranno causare massicce violazioni dei diritti umani.
“È essenziale che le Nazioni Unite inizino i preparativi per l’invio in Iraq di osservatori internazionali sui diritti umani, non appena la situazione lo permetterà. Il mandato degli osservatori dovrebbe riguardare le violazioni dei diritti umani commesse da qualunque autorità, irachena o straniera, abbia il controllo del territorio”.
Amnesty International chiede agli Stati confinanti e alle autorità curde di tenere aperti i confini per accogliere i rifugiati e gli sfollati, e di consentire pieno e libero accesso alle agenzie internazionali e alle organizzazioni non governative. “La comunità internazionale deve aiutare questi paesi” – ha aggiunto Irene Khan.
Amnesty International teme infine significativi “danni collaterali” ai diritti umani, nella regione e anche al di fuori di essa.
“All’interno dell’opinione pubblica c’è un alto livello di rabbia e preoccupazione per la guerra. La libertà di espressione, di riunione e di movimento è già minacciata: un sempre maggior numero di manifestazioni contro la guerra vengono soppresse, gli oppositori politici e i giornalisti vengono arrestati. Dobbiamo resistere alla rappresaglia contro i diritti umani” – ha ammonito Irene Khan.

 

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