Anno 2 Numero 61 Mercoledì 04.06.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

IRAQ: NON IMPORRE IL RIENTRO OBBLIGATORIO AI RICHIEDENTI ASILO, CHIEDE AMNESTY INTERNATIONAL

www.amnesty.it

Amnesty International si è rivolta oggi ai paesi europei che stanno esaminando la possibilità di rimpatriare in Iraq i cittadini iracheni le cui domande di asilo sono state respinte, chiedendo di non porre queste persone in una situazione che è lontana dall’essersi stabilizzata. “Potranno volerci mesi, se non anni, prima che la situazione in Iraq diventi sufficientemente stabile e sicura da consentire il rientro in sicurezza e dignità dei rifugiati, in un contesto di rispetto dei diritti umani”. L’appello di Amnesty giunge a seguito di una recente riunione tra i ministri degli Interni di Francia, Germania e Regno Unito e l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), convocata per verificare la possibilità di far rientrare in Iraq migliaia di richiedenti asilo e rifugiati iracheni. “I governi europei devono rendersi conto che non c’è una soluzione rapida per questa situazione di sfollamento di massa e devono aver ben presenti le violazioni dei diritti umani che hanno ancora luogo nel paese, l’assenza della legalità e la palpabile mancanza di protezione per i civili” – ha aggiunto Amnesty. Oltretutto, un rientro non coordinato potrebbe minacciare gli sforzi in atto per la ricostruzione del paese. La delegazione di Amnesty International presente in Iraq ha potuto constatare direttamente come la situazione della legge e dell’ordine non sia stabilizzata. Amnesty International ha inoltre sottolineato come, a diciotto mesi dall’Accordo di Bonn che ha dato vita al governo ad interim in Afghanistan, l’Unhcr non abbia ancora iniziato a promuovere il ritorno volontario dei rifugiati afgani e come, a quattro anni dalla fine dell’intervento militare della Nato in Kossovo, gli appartenenti alle minoranze etniche non possano ancora fare ritorno alle proprie terre. “L’occupazione angloamericana di per sé non garantisce un ritorno sicuro, degno e volontario di tutte le persone che hanno abbandonato le proprie case” – ha dichiarato Amnesty International. “I paesi ospitanti devono garantire che gli iracheni non torneranno in circostanze che potrebbero renderli profughi interni o peggio costringerli a una nuova fuga dal paese”. La risoluzione 1483 adottata dal Consiglio di Sicurezza il 22 maggio parla di un rimpatrio sicuro, ordinato e volontario dei profughi iracheni. Il rappresentante speciale per l’Iraq del Segretario generale delle Nazioni Unite, Sergio Vieira de Mello, ha recentemente ribadito l’importanza di consentire la stabilizzazione di tutto l’Iraq prima di qualsiasi ritorno e ha chiesto ai governi che ospitano i rifugiati e i richiedenti asilo iracheni di esercitare pazienza. “Francia, Germania e Regno Unito devono contribuire agli sforzi per assicurare stabilità e sicurezza in Iraq e questo vale anche per tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite. Ogni programma che spinga verso un rientro prematuro rischia di vanificare questi obiettivi” – ha concluso Amnesty International. Ulteriori informazioni Il 30 maggio l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Ruud Lubbers, ha incontrato a Ginevra i ministri degli Interni di Francia, Germania e Regno Unito. Il britannico Blunkett ha ammonito che il rientro obbligatorio potrà essere deciso entro l’anno in corso se altri incentivi al ritorno non si mostreranno efficaci. Lubbers ha replicato che l’Unhcr avrebbe fatto una valutazione sull’opportunità di una misura del genere entro tre o quattro settimane. Un’altra riunione è prevista per la fine di giugno. L’Iraq è uno dei paesi di origine del maggior numero di rifugiati al mondo. Si calcola che quasi due milioni di iracheni vivano in esilio e che un altro milione di persone si trovi sfollato all’interno del paese, presso le zone di confine. Solo nel 2002, oltre 50.000 cittadini iracheni hanno chiesto asilo politico nei paesi industrializzati.

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