Anno 2 Numero 61 Mercoledì 04.06.03 ore 23.45 |
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Direttore Responsabile Guido Donati |
NUOVO RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SU CUBA: L’ESCALATION DELLA REPRESSIONE DEVE ESSERE FERMATA Amnesty International è estremamente preoccupata per il giro di vite senza precedenti sui diritti umani che ha avuto luogo a Cuba negli ultimi mesi. In un nuovo rapporto pubblicato oggi, dal titolo Cuba: ‘misure essenziali’? La repressione dei diritti umani in nome della sicurezza, l’organizzazione descrive il massiccio aumento del numero dei prigionieri di coscienza e chiede l’immediata sospensione delle esecuzioni e il ripristino della moratoria di fatto sulla pena di morte. Il rapporto mette inoltre in evidenza le conseguenze dell’embargo statunitense per i diritti umani a Cuba e raccomanda agli Usa di riesaminare la propria politica in materia, con l’obiettivo di porre fine all’embargo commerciale. Alla metà di marzo, dopo un periodo in cui sembrava stesse prendendo piede un approccio più aperto e permissivo, le autorità dell’Avana hanno lanciato un giro di vite senza precedenti nei confronti del dissenso. Nel giro di pochi giorni, le forze di sicurezza hanno fatto una retata di oltre 75 dissidenti. Gli arrestati sono stati sottoposti a processi frettolosi e iniqui e, dopo poche settimane, hanno subìto condanne fino a 28 anni di carcere. Le autorità cubane hanno processato alcuni di loro sulla base di una legislazione assai dura e mai utilizzata fino ad allora. All’inizio di aprile, il governo dell’Avana ha posto fine a una triennale moratoria di fatto sulle esecuzioni, mandando a morte tre uomini che avevano preso parte al dirottamento di una nave. I tre sono stati sottoposti a procedure giudiziarie del tutto sommarie e sono stati fucilati dopo che era trascorsa meno di una settimana dall’inizio del processo. “Cuba deve sospendere immediatamente le esecuzioni e abolire una volta e per sempre la pena di morte dal proprio ordinamento” – ha dichiarato Amnesty International. Amnesty International condanna queste gravi violazioni e il crescente disprezzo verso gli standard del diritto internazionale dei diritti umani che esse rappresentano. Nonostante il governo cubano abbia sostenuto che gli arrestati erano “agenti stranieri” le cui attività stavano minacciando l’indipendenza e la sicurezza di Cuba, Amnesty International, dopo aver esaminato la documentazione legale relativa a molti dei dissidenti condannati, ritiene che si tratti di prigionieri di coscienza. “In alcuni casi, le motivazioni delle sentenze fanno riferimento a interviste rilasciate a organi d’informazione statunitensi o all’invio di documentazione a organismi come Amnesty International. Queste attività rientrano chiaramente nella definizione di legittimo esercizio della libertà di espressione e di associazione e non devono essere punite col carcere” – ha affermato Amnesty International. “Noi consideriamo prigionieri di coscienza i 75 dissidenti in carcere e chiediamo il loro rilascio immediato e incondizionato”. Le autorità cubane hanno descritto le tre esecuzioni e la repressione contro i dissidenti come atti necessari per difendersi contro le provocazioni e le minacce degli Usa alla sicurezza nazionale dell’isola. Nel suo rapporto Amnesty International, ritenendo che ciò non possa giustificare la detenzione di prigionieri di coscienza, riconosce l’effetto negativo che l’embargo statunitense ha sulla situazione dei diritti umani a Cuba nel suo complesso. “Questo embargo economico, commerciale e finanziario, imposto dagli Usa nei confronti di Cuba è servito come giustificazione per la repressione e ha contribuito a un clima nel quale si verificano violazioni dei diritti umani” – ha dichiarato Amnesty International. “L’embargo fornisce a Cuba una scusa per le sue politiche repressive e ha un effetto negativo sulla nutrizione, la salute, l’educazione e su molti altri aspetti della vita, colpendo in maniera sproporzionata i settori più deboli e vulnerabili della società cubana”. “Specifiche disposizioni dell’embargo, come lo stanziamento di cospicue somme di aiuti alla ‘costruzione della democrazia’, hanno reso più facile per il governo cubano descrivere i dissidenti politici come gente che simpatizza per gli stranieri, in ultima analisi indebolendo le prospettive per un forte movimento per i diritti umani nel paese” – ha concluso Amnesty International.
Roma, 3 giugno 2003
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