Anno 2 Numero 75 Mercoledì 10.09.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

AMNESTY INTERNATIONAL: CILE, TRENT’ANNI DOPO NON POSSONO ESSERCI PIÙ SCUSE PER L’IMPUNITÀ

www.amnesty.it

Roma, 10 settembre - “Quest’anno l’anniversario del colpo di Stato militare dovrà essere marcato dal pieno impegno delle autorità cilene per raggiungere verità, giustizia e riconciliazione e per assumere tutte le misure necessarie al fine di riconoscere e rispettare i diritti delle vittime delle violazioni dei diritti umani e delle loro famiglie”. È quanto dichiarato da Amnesty International alla vigilia del trentesimo anniversario del golpe diretto da Augusto Pinochet, che diede vita a un regime militare che governò il Cile fino al 1990.

Tredici anni dopo il ritorno del governo civile, molte preoccupanti questioni – come l’impunità per gli autori delle gravi violazioni dei diritti umani commesse sotto il regime militare e la richiesta di piena riparazione per le vittime e le loro famiglie – rimangono irrisolte nella lotta per affrontare la pesante eredità di 27 anni di gravi abusi dei diritti umani.

“Il colpo di Stato dell’11 settembre 1973 divise la società cilena e inaugurò una catena di eventi brutali le cui ripercussioni si avvertono ancora oggi, a 30 anni di distanza” – ha affermato Amnesty International. “Di fronte agli attuali richiami all’unità nazionale, occorre ribadire che un’effettiva riconciliazione non potrà essere raggiunta fino a quando non saranno stabilite verità e giustizia”.

Le diffuse e sistematiche “sparizioni”, esecuzioni extragiudiziali e torture di cui si rese responsabile il regime militare cileno costituiscono crimini contro l’umanità. La sorte della maggior parte degli “scomparsi” resta sconosciuta e la vasta maggioranza dei responsabili di quelle violazioni dei diritti umani rimane impunita.

Le recenti proposte in tema di diritti umani avanzate dal governo cileno rappresentano un passo positivo, ma Amnesty International continua a intravedere diversi ostacoli sul cammino per ottenere quella giustizia, quella verità e quella riparazione per cui le vittime e le loro famiglie stanno lottando da 30 anni. Il principale di questi ostacoli è costituito dal Decreto legge 2191 del 1978, conosciuto come Legge di amnistia, che garantisce l’immunità dai procedimenti giudiziari ai militari implicati negli abusi dei diritti umani commessi all’indomani del colpo di Stato e fino al marzo 1978.

“Questa legge, che ha ostacolato la verità e la giustizia per 25 anni, è incompatibile con gli obblighi assunti dal Cile sulla base del diritto internazionale. Deve essere invalidata e abolita” – ha sottolineato l’organizzazione per i diritti umani.

Un altro ostacolo è rappresentato dall’ampia giurisdizione dei tribunali militari, che va ridotta. Le autorità cilene devono assumere i provvedimenti opportuni per far sì che i casi di violazioni dei diritti umani commesse dalla giunta militare siano esaminati da corti civili.

Inoltre, l’impunità per i violatori dei diritti umani non deve essere perpetuata attraverso amnistie, provvedimenti di grazia o ulteriori atti che garantiscano l’immunità dai procedimenti giudiziari ai militari che sostengono di aver agito eseguendo ordini superiori. Amnesty International ricorda che invocare il rispetto degli ordini superiori in caso di crimini contro l’umanità è assolutamente proibito dal diritto internazionale. 

Dopo 30 anni di campagne per i diritti umani in Cile, Amnesty International rinnova la richiesta a nome di migliaia di vittime affinché le autorità agiscano immediatamente per dare seguito ai propri recenti propositi attraverso un programma di piene indagini e riparazioni.

Ulteriori informazioni
Un mese fa, il presidente Ricardo Lagos ha reso noto il programma del governo per affrontare l’eredità degli abusi dei diritti umani commessi sotto il regime militare di Augusto Pinochet. Le proposte del governo vengono finalmente incontro alla richiesta di migliaia di vittime della tortura, che chiedono il riconoscimento ufficiale della sofferenza patita e una riparazione per questa gravissima violazione dei diritti umani. Due commissioni governative istituite all’inizio degli anni 1990 hanno ufficialmente documentato 3197 casi di vittime di “sparizioni”, esecuzioni extragiudiziali e uccisioni a seguito di tortura sotto il regime militare. Tuttavia, questi dati non comprendono le migliaia di vittime di tortura sopravvissute a quell’incubo.

 

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