Anno 2 Numero 66 Mercoledì 09.07.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

AMNESTY INTERNATIONAL: NESSUN COMPROMESSO SULL’IMPEGNO DI PORTARE
SICUREZZA, GIUSTIZIA E DIRITTI UMANI


www.amnesty.it 

 “Un anno dopo lo storico accordo di Bonn, il più importante progetto di ricostruzione in Afghanistan sta portando sicurezza nel paese. Senza questo ogni cosa è in pericolo” ha dichiarato Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International, nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi a Kabul.

Molto spesso le vittime dell’insicurezza sono le donne e le giovani ragazze. Gli scoppi di violenza hanno rallentato il ritmo degli aiuti umanitari e della riabilitazione in molte aree del paese.

“Al popolo dell’Afghanistan erano stati promessi sicurezza, sviluppo e diritti umani per tutti. Ma con la Forza Internazionale sull’Assistenza per la Sicurezza (ISAF) confinata a Kabul, il potere reale è di nuovo nelle mani dei detentori del potere feudale e dei capi regionali. La vasta maggioranza della popolazione vive nella paura sotto il loro controllo” ha sottolineato Irene Khan. “Molte promesse fatte a Bonn sono state inferiori alle aspettative, ai risultati, alle strategie”.

La sfida principale per l’Afghanistan oggi è fondare le istituzioni che sosterranno il ruolo della legge e proteggeranno i diritti umani. “Questo processo presenta sfide imponenti sia sul breve che sul lungo periodo” ha dichiarato Irene Khan, lanciando il rapporto sulle prigioni Afghanistan, Lo sgretolamento del sistema carcerario necessita disperatamente di ricostruzione – come parte di un progetto annuale di Amnesty International per riformare il settore di giustizia penale. 

“In tutto il paese, donne e uomini soffrono in detenzione, privati non solo della loro libertà, ma anche della loro dignità” ha aggiunto Irene Khan.

I prigionieri sono tenuti per mesi in celle sovraffollate, in alcuni casi con i ceppi, con cure mediche e cibo insufficienti e in condizioni che non consentono un riposo adeguato. Gli edifici che ospitano le carceri sono in rovina, senza igiene e non tutelano la sicurezza e la dignità dei detenuti.

I sostenitori nel processo di ricostruzione dell’Afghanistan evidentemente non amano affatto le prigioni. Amnesty International chiede al governo italiano, che è a capo della riabilitazione del sistema penale, di assicurare che i finanziatori forniscano il denaro, l’addestramento e la professionalità di cui necessita disperatamente il Ministero della Giustizia. 

Ma non saranno i fondi da soli a risolvere i problemi. L’Autorità transitoria afgana deve sviluppare un piano per la riforma delle prigioni e istituire un organismo d’inchiesta indipendente per proteggere i prigionieri dagli abusi.

“Tutti i detenuti devono essere prontamente consegnati alla giustizia e tutti coloro che sono incarcerati senza prova di colpevolezza devono essere rilasciati immediatamente. Si deve porre fine alla detenzione arbitraria e alle ‘prigioni private’” ha affermato Irene Khan.

L’istituzione di un sistema di polizia efficace, di un sistema giudiziario e carcerario basato sugli standard internazionali in materia di diritti umani, sarà un processo lungo e complicato in Afghanistan, ma se i diritti umani devono essere significativi nella vita della gente comune, il governo e la comunità dei sostenitori devono mostrare di impegnarsi a lungo termine.

“Non vi è scorciatoia per la giustizia” ha aggiunto la Segretaria Generale. “Né la giustizia è un privilegio di pochi”.

Concentrando la riforma del settore giudiziario principalmente a Kabul, in altre aree del paese il rispetto della legge è stato rimpiazzato dal rispetto delle varie fazioni. Il presidente Hamid Karzai deve assumere una posizione politica chiara per affermare l’autorità del suo governo sui capi regionali al fine di estendere i diritti umani e il ruolo della legge in modo coerente in tutto il paese. La frammentazione della giustizia è un fallimento per la giustizia stessa.

Amnesty International chiede alla comunità internazionale di:

- estendere gli accordi sulla sicurezza oltre Kabul;
- investire nel sistema di giustizia penale;
- creare istituzioni per i diritti umani in tutte le province.

Poiché i tempi stabiliti dagli Accordi di Bonn per la loya jirga costituzionale e le elezioni nazionali si avvicinano, l’Amministrazione transitoria e la comunità internazionale devono mantenere le loro promesse alla popolazione afghana.

“La storia recente dell’Afghanistan mostra che l’insicurezza ha un prezzo più alto della sicurezza” ha concluso Irene Khan. “Non si deve permettere che i diritti umani finiscano in fondo all’agenda politica”. 


Ulteriori informazioni

Nel giugno 2002 Amnesty International ha avviato un progetto annuale per la riforma del sistema di giustizia penale in Afghanistan con l’obiettivo di condurre ricerche, consultare Ong locali e internazionali e fornire raccomandazioni alle autorità afgane, alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale sostenitrice. Un rapporto sulle operazioni di polizia è stato reso noto nel marzo 2003, seguito da un rapporto sulle prigioni nel luglio 2003. Altri due rapporti si concentreranno sulla riforma giudiziaria e le donne nel sistema di giustizia penale.

Una delegazione di Amnesty International, guidata da Irene Khan, Segretaria Generale, e comprendente Barbara Lochbihler, direttrice di AI Germania, e personale dell’organizzazione ha visitato Kabul questa settimana per incontrare: il presidente Hamid Karzai; l’ambasciatore Lakhdar Brahimi, il ministro della Giustizia, Abdul Rahim Karimi; il ministro degli Interni, Ali Ahmad Jalali; la ministra per la Condizione femminile, Habiba Sorabi; la Commissione indipendente afgana per i diritti umani; alti funzionari di governo, gruppi di donne, ong locali e internazionali e membri della comunità diplomatica delle Nazioni Unite. 



Il rapporto Afghanistan, Crumbling prison system desperately in need of repair è disponibile presso il sito Internet di Amnesty International all’indirizzo: http://web.amnesty.org/library/index/engasa110172003 


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