Anno 2 Numero 73 Suppl.

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: AMNESTY INTERNATIONAL RICORDA LE SFIDE CHE ATTENDONO LA NUOVA FORZA DELLE NAZIONI UNITE



www.amnesty.it 

Roma, 1° settembre 2003 - Le truppe della Monuc che da oggi si avvicenderanno alla forza multinazionale e alle quali il Consiglio di Sicurezza ha nuovamente affidato il compito di imporre la pace nella Repubblica Democratica del Congo, devono mostrare determinazione ed efficacia ridando speranza a una popolazione depressa e angosciata dall’aumento di una violenza cieca e insensata, ha dichiarato Amnesty International.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani, “è indispensabile che le truppe della Monuc facciano dimenticare lo spiacevole precedente della loro passata profonda incapacità di proteggere la popolazione civile”.

Dopo tre mesi di presenza della forza multinazionale a Bunia, la città resta sempre divisa in due parti distinte secondo l’appartenenza etnica dei suoi residenti. Ciò evidenzia l’intensità delle tensioni etniche e della persistente esclusione fomentata e sfruttata da un’élite politica e militare. La periferia sud, e in particolare i quartieri prevalentemente occupati dalla popolazione di etnia lendu fedele alle Forze nazionaliste e integrazioniste, è praticamente inaccessibile agli hema, mentre la periferia nord e una parte del centro della città comprendente Mudzipela, Lembabo, Saio e Nyakasanza, a maggioranza hema, è quasi impraticabile per i lendu. Si sono addirittura verificati casi di persone linciate in pieno centro cittadino, in barba alla presenza della Monuc, semplicemente a causa della loro presunta appartenenza etnica. 

Il 1° agosto, quattro venditori di cipolle di etnia nande sono stati rapiti nel quartiere di Nguezi da miliziani appartenenti all’Unione patriottica congolese e condotti a Miala, dove sono poi stati “giustiziati”. 

Il terrore e i massacri continuano a provocare un esodo di massa, dai villaggi non protetti dalla Forza multinazionale d’intervento rapido “Artemide” verso la città di Bunia e altre destinazioni giudicate meno pericolose. Numerose persone provenienti da Medu, Lipri e Zumbe, tre località situate nelle vicinanze di Bunia, attualmente ospitate nel campo profughi allestito presso l’aeroporto della città, hanno paura di ritornare a casa per il timore di venire uccise nottetempo; gli aiuti umanitari distribuiti nei quartieri non hanno ancora convinto gli abitanti di Bunia a lasciare i campi di fortuna e ritornare alle proprie abitazioni.

“Per risolvere il problema della sicurezza a Bunia e in generale nella regione dell’Ituri, la nuova forza della Monuc deve innanzitutto guadagnarsi la fiducia della popolazione che vive nell’incertezza del domani e che è disperatamente in cerca di protezione e di giustizia”, ha aggiunto Amnesty International.

La città di Bogoro, un tempo fiorente centro turistico ed economico del territorio dell’Irumu, sulla strada per Kasenyi-Tchomia, oggi non esiste più. In un mese di cieca violenza, è stata quasi cancellata dalla mappa del Congo senza che alcuna forza abbia potuto proteggere la sua popolazione. La stessa Tchomia appare svuotata di quasi tutti i suoi abitanti e la metà dei territori di Jugu e Irumu sono stati decimati, saccheggiati e incendiati dai gruppi armati di ogni parte. Aru e i suoi dintorni subiscono le atrocità degli appartenenti alle Forze armate per il Congo del comandante Jèrôme Kakwavu, ancora sostenuto dall’Uganda malgrado l’insediamento del governo di transizione a Kinshasa.


Raccomandazioni di Amnesty International

Reagire alla crisi in atto nella Repubblica Democratica del Congo è indispensabile per proteggere la popolazione civile, ma a questo deve accompagnarsi un processo politico che miri a creare un contesto duraturo per il dialogo nazionale e soprattutto per l’istituzione di meccanismi giudiziari nazionali per i crimini comuni e di giustizia internazionale per i crimini di guerra e gli altri crimini contro l’umanità. È quanto afferma chiaramente il mandato affidato alla Monuc dal Consiglio di Sicurezza nella sua ultima risoluzione 1493 del 28 luglio 2003.

Amnesty International:
- chiede alla Monuc di stimolare e seguire questo processo politico, proseguendo gli incontri del Comitato di concertazione dei gruppi armati e creando un contesto favorevole al rispetto dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne e dei bambini;
- si rallegra per l’approvazione della risoluzione 1501 del 26 agosto 2003 del Consiglio di Sicurezza, che autorizza la Forza multinazionale dell’Unione Europea ad accompagnare il dispiegamento delle truppe della Monuc fino al 15 settembre e si augura che tale sostegno duri almeno sino alla fine del dispiegamento totale ed effettivo delle truppe;
- auspica che il nuovo mandato della Monuc sia applicato non solo in teoria ma anche in pratica, con il dispiegamento rapido delle sue truppe non solo in tutta Bunia e nei dintorni della città, ma anche nei territori che attualmente sfuggono al suo controllo;
- chiede l’istituzione effettiva di un corpo di polizia civile gestito dalla Monuc a Bunia e progressivamente in tutto l’Ituri per prevenire gli attentati all’integrità fisica dei civili, i furti e le estorsioni delle proprietà private. Questa forza di polizia dovrà favorire la libera circolazione dei beni e delle persone, ancora inesistente nell’Ituri, e mantenere l’ordine pubblico;
- chiede l’istituzione di un meccanismo giudiziario affinché le violazioni dei diritti civili e politici siano sottoposte a indagini e le persone sospettate di esserne responsabili siano consegnate alla giustizia.

Ulteriori informazioni

La Forza multinazionale “Artemide”, guidata dalla Francia sotto mandato delle Nazioni Unite, è stata dispiegata all’inizio di giugno a Bunia, in seguito all’incendio della città da parte dei gruppi armati dopo il ritiro improvviso delle forze ugandesi di occupazione, avvenuto il 5 maggio. Questa Forza ha un mandato limitato nel tempo e nello spazio. Esso infatti non si estende al di fuori della città di Bunia dove gli scontri interetnici, essenzialmente tra gli hema e i lendu, due comunità pur minoritarie dell’Ituri, si sono accentuati e hanno già causato più di 50.000 morti e centinaia di migliaia di sfollati dal 1999.

Numerose sacche di resistenza organizzate attorno agli elementi armati dell’Unione patriottica congolese sono causa di profonda ostilità verso le truppe della missione “Artemide”, peraltro generalmente accettate dalla popolazione. Dopo il suo dispiegamento e soprattutto dopo l’avvio dell’operazione “Bunia città senza armi visibili”, gli attacchi dei gruppi armati contro il suo contingente sono all’ordine del giorno.

Il 18 agosto, in pieno giorno, mentre stavano effettuando a piedi un pattugliamento di sicurezza a Miala, nella zona nord della città di Bunia, i soldati francesi hanno risposto al fuoco proveniente da miliziani hema uccidendo tre persone. Questo incidente, sopraggiunto due settimane prima della fine del mandato della Forza, è sufficiente a dimostrare non solo la precarietà delle condizioni di sicurezza a Bunia e nei suoi dintorni, ma anche e soprattutto la grande sfida che la nuova Forza che sostituirà la Monuc dovrà raccogliere. 

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