Anno 2 Numero 66 Mercoledì 09.07.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

SIRIA/LIBANO: LE AUTORITÀ DEVONO INDAGARE URGENTEMENTE SUI CASI DI MORTE IN CARCERE


www.amnesty.it  

Roma, 10 luglio 2003 - A seguito di notizie sulla recente morte in detenzione in Siria del libanese Joseph Huways e il recente diniego delle autorità siriane circa la presenza di alcun prigioniero politico libanese in Siria, Amnesty International ha chiesto oggi alle autorità siriane di avviare un’indagine sul caso e consentire ai prigionieri di incontrare gli avvocati, i familiari e ricevere assistenza medica. 

In una dichiarazione diffusa dalla stampa il 5 luglio, il ministro dell’Interno siriano ha negato la presenza di alcun prigioniero politico libanese in Siria.

“Abbiamo i nomi di diversi prigionieri politici libanesi detenuti nelle carceri siriane per anni, nella maggior parte dei casi in incommunicado, in seguito al loro trasferimento dal Libano alla Siria ad opera delle forze militari siriane operanti in Libano” ha dichiarato Amnesty International.

“La morte di Joseph Huways nella terza settimana di giugno si inserisce in un quadro di maltrattamenti di libanesi detenuti in Siria ed evidenzia il fallimento caratteristico delle autorità siriane nel rispetto delle leggi e degli standard internazionali sulla detenzione e il trattamento di detenuti politici”, ha aggiunto l’organizzazione.

Huways, di 43 anni e malato di epilessia, è almeno il terzo libanese ad essere morto in carcere dal 1996. Secondo quanto appreso gli era stato negato l’accesso alle cure mediche.

“Le autorità siriane devono avviare un’indagine indipendente ed imparziale secondo gli standard internazionali sulla morte di Joseph Huways e su tutte le recenti morti in carcere di prigionieri politici” ha sottolineato Amnesty International.

Amnesty International ha chiesto alle autorità siriane di rivelare come stiano e dove si trovino i libanesi “scomparsi” a seguito del loro arresto in Libano o del trasferimento in Siria ad opera delle forze militari siriane o dei servizi segreti.

Nonostante i ripetuti appelli, le autorità siriane hanno fallito per anni nel fornire chiarimenti sui casi di cittadini libanesi detenuti o “scomparsi” in Siria.

“Le autorità siriane devono rivelare urgentemente i nomi di tutti cittadini libanesi imprigionati nelle carceri siriane e permettere loro immediatamente e senza condizioni di incontrare le famiglie e gli avvocati”, ha dichiarato Amnesty International.

“Non vi sono basi legali per l’arresto e il trasferimento di cittadini libanesi in Siria poi incarcerati senza processo o in seguito a processi iniquii”.

Amnesty International è preoccupata dell’incolumità dei detenuti, soprattutto per le notizie ricorrenti di tortura e maltrattamenti, e della loro detenzione in condizioni inumane. Si è venuti a conoscenza di prigionieri vittime di situazioni particolarmente a rischio – tra cui Shaykh’ Alam el-Din Hassan di 66 anni e Milad Na’oum al-Khouri di 64 anni – detenuti in incommunicado per oltre 14 anni. L’organizzazione è preoccupata anche del fallimento del governo libanese nell’occuparsi insieme alle autorità siriane dei libanesi detenuti o “scomparsi” in Siria.

“Le autorità siriane devono intervenire in favore di tutti i prigionieri libanesi incarcerati in Siria, accertando esattamente chi è detenuto e in quali condizioni e tenerne informati i parenti” ha dichiarato Amnesty International.

“Il fallimento del Libano nell’impedire il trasferimento di coloro che sono stati arrestati sotto la sua giurisdizione, nel proteggerli dalla tortura e nell’assicurarsi che siano in grado di opporsi alle illegalità della propria detenzione, equivalgono nella migliore delle ipotesi a colpa grave e nella peggiore al condono di queste pratiche”. 

Ulteriori informazioni
Secondo quanto appreso, ‘Adel Khalaf Aijuri, un prigioniero politico libanese, è morto nella prigione di Sednaya in Siria il 22 settembre 1999 dopo 9 anni di carcere, senza aver potuto ricevere cure mediche specialistiche. Le autorità siriane indicarono che la causa della morte fu un infarto, ma non fu predisposta alcuna autopsia né dalle autorità siriane né dalle libanesi. Il cittadino libanese Joseph Zughayb è morto in carcere in Siria nel 1996 in circostanze sconosciute. Radwan Ibrahim è morto in detenzione in Libano poco dopo essere stato trasferito da una prigione in Siria nel dicembre 2000. Aveva sofferto di un’infezione renale e di ipertensione e secondo quanto riferito non aveva avuto accesso ad alcuna assistenza medica.

Nel 2002, Amnesty International ha ricevuto una lettera dalle autorità siriane che confermava la detenzione di George Ayub Shalawit e Tony Jirgis Tamer, secondo quanto appreso ambedue condannati a 15 anni di carcere con l’accusa di praticare “spionaggio” per Israele. Un terzo detenuto, Najib Yusuf Jarmani, il cui caso era stato sollevato presso le autorità siriane da Amnesty International, è stato condannato a morte con la stessa accusa. Non è chiaro se la pena di morte sia stata comminata. Si teme che possa essersi trattato di un’esecuzione extragiudiziale.

Continua la raccolta di firme per l’appello di Amnesty International ai ministri degli Affari Esteri e dell’Interno italiani in favore di Muhammad Sa’id al-Sakhri respinto dall’Italia e ora a rischio di tortura in Siria: http://www.amnesty.it/campaign/diritti_in_europa/appello_siria.php3 


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