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BSE: DALLE MUCCHE ALLA VERDURA?
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Il prossimo maggio entra in vigore una normativa
comunitaria che consente l'utilizzo di farine animali ricavate dagli scarti
della macellazione, come fertilizzanti per gli ortaggi. Si tratta di quelle
farine animali il cui uso è bandito nell'alimentazione bovina, perché ritenute causa del morbo Bse (mucca pazza) che, anche se non se parla se non
nei settori di nicchia, a tutt'oggi è tutt'altro che debellato o marginale
rispetto agli allevamenti di carni bovine da macello. Fino ad oggi (e la norma
è ancora in vigore) queste farine, di cui sono pieni i magazzini, erano destinate alla termodistruzione. Ma, mentre non ci
sono più i contributi pubblici per queste distruzioni, si è avvicinata l'entrata in vigore di questa norma per un utilizzo "alternativo". Stiamo
parlando di una produzione annua di circa 420 mila tonnellate di farina (ad
alto, specifico e basso rischio) che non dovrà essere più distrutta ma
rientrerà come fertilizzante nel ciclo alimentare: una quantità la cui reintroduzione e
incentivazione sul mercato non e' un fatto economico
secondario (su cui, visto l'andazzo che talvolta si manifesta in vari settori economici, non
è escluso che più di qualcuno si senta legittimato a non dire le cose come stanno e a fare cose ben oltre il concesso).
In questo contesto, visti i precedenti ancora in corso per l'uso con i bovini,
è bene essere diffidenti e chiedere più informazioni possibili a chi di dovere.
Soprattutto per non doverci ritrovare domani in una situazione simile a quella della
Bse. Sbagliando s'impara, o no?
Per cui, queste farine di derivazione animale, siamo sicuri che come fertilizzanti non provocano gli stessi danni (o nuovi danni .. comunque
danni) come nel caso dei bovini? Una domanda che giriamo al ministero delle Politiche Agricole, e su cui
aspettiamo molto più di una generica risposta di allineamento alle disposizioni della
Comunità, proprio perché queste ultime non sono mai state (specialmente in materia, visti i precedenti) il massimo della
certezza e trasparenza.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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