Anno 2 Numero 64 Mercoledì 25.06.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

O’ SOLE MIO......

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha realizzato, insieme all’ISPESL e all’AIDA, una guida per tutti i lavoratori costretti a rimanere per molte ore al Sole, esposti ai rischi dei raggi ultravioletti, che provocano o aggravano moltissime patologie cutanee. Tra le raccomandazioni del CNR, oltre ai normali indumenti e accessori protettivi – cappelli, occhiali, magliette – una migliore organizzazione dei turni da parte dei datori di lavoro


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“Che bella cosa na jurnata ‘e sole, n’aria serena doppo na tempesta!”, cantava Enrico Caruso facendosi conoscere e apprezzare in tutto il mondo. Ma il Sole, oltre che influenzare positivamente i livelli dell’umore, può giocare un ruolo importante nell’induzione e nell’aggravamento di pericolose malattie della pelle, tra cui naturalmente i tumori: le statistiche rivelano infatti che nel Pianeta si registrano ogni anno ben 2 milioni di cancri non melanocitari e 200.000 melanomi, dato che giustifica l’elevato livello di attenzione e di allarme della popolazione.
Il fenomeno riguarda in maniera particolare i cosiddetti stradini, termine che si riferisce alle persone che lavorano molte ore all’aperto, come gli addetti alla manutenzione delle strade, ma che oggi può essere esteso anche ai muratori, ai contadini, ai pescatori, agli sportivi, ai poliziotti addetti al controllo della viabilità e moltissimi altri, quasi a identificare una nuova categoria trasversale a rischio UV.
Proprio a loro è dedicata la guida La radiazione solare ultravioletta: un rischio per i lavoratori all’aperto, realizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme all’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro e all’Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali, presentata oggi a Roma nel corso di un seminario di studio: “Negli ultimi anni – spiega Gennaro Spera, dermatologo del CNR che è fra gli estensori delle linee guida – il rapporto con l’esposizione al Sole è profondamente cambiato. Mentre infatti i nostri nonni ci raccomandavano di stare molto alla luce, anche per prevenire malattie quali il rachitismo, oggi si tende a fare molta più attenzione e anche un po’ di allarmismo su questo argomento. In ogni caso, il rischio maggiore lo corrono coloro che si espongono ai raggi ultravioletti nelle ore più critiche, vale a dire dalle 11,00 alle 15,00, ma soprattutto chi è costretto per lavoro a passare lunghe ore all’aperto”.
Se infatti i raggi ultravioletti possono arrecare benefici quali la sintesi della vitamina D, l’azione antisettica e antibatterica, la fotosintesi della melanina e la liberazione di sostanze antiossidanti, vasoattive e filtranti, non si possono assolutamente trascurare gli innumerevoli effetti negativi. Si pensi, ad esempio, all’invecchiamento precoce, all’alterazione di alcuni geni e soprattutto ai danni al DNA e ai fenomeni tumorali (il c.d. fenomeno del Photoaging).
Proprio per tutelare al massimo gli stradini il manuale rivolge alcune raccomandazioni ai lavoratori e ai datori di lavoro: “Come sempre – precisa il dottor Spera – è la prevenzione la migliore cura: per questo raccomandiamo una buona organizzazione del lavoro, attraverso opportune turnazioni; e una particolare attenzione dei datori alle mappe di rischio, che tengono conto di fattori quali orario di lavoro, zona geografica, condizioni meteorologiche, altitudine, grado di diffusione delle radiazioni nell’atmosfera e grado di riflessione delle radiazioni da parte delle superfici circostanti, come sabbia e neve”. Tutto questo senza demonizzare il Sole, che deve rimanere nel nostro immaginario “bello, radiante et cum gran splendore”, per dirla come Francesco D’Assisi. 
Il manuale, semplice e agevole, vuole aiutare a gestire al meglio il binomio lavoro ed esposizione solare ed è stato presentato non a caso il 24 giugno, giorno che le antiche tradizioni definivano il più lungo dell’anno. E allora se ‘O sole mio sta ‘nfronte a te ricordatevi di mettere sempre cappello e occhiali.


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