Anno 2 Numero 43 Mercoledì 29.01.03 ore 23.45

Gente e Paesi

Direttore Responsabile Guido Donati
 

Lago del Sangro

 

di Piero Palumbo 

Tra gli itinerari turistici tracciati negli ultimi decenni, quello che percorre la valle del Sangro è probabilmente fra i meno conosciuti. I testi sacri dell’Italia che viaggia segnalano e lodano da sempre i paesaggi e l’ospitalità dell’alto Sangro, attrezzato per gli sport invernali fin dalla prima metà del secolo scorso. I nomi di Roccaraso, Rivisondoli, Castel di Sangro sono familiari agli sciatori italiani e specialmente a quelli che risiedono nel Meridione. Meno note al popolo del turismo sono le rive del lago che dal Sangro è nato, con l’ausilio di una diga nata per produrre elettricità, nel secondo dopoguerra. Un lago dalla denominazione ancora incerta: : tutti i comuni prospicienti pretendevano di dare il proprio nome allo specchio d’acqua sorto dal nulla. Alla fine prevalsero le ragioni di Bomba, cittadina ricordata dagli storici per aver dato i natali allo statista Silvio Spaventa e al fratello Bertrando, filosofo hegeliano. Non ci furono proclamazioni ufficiali, anche perché nessuno sa a chi spetti di dare nome ai laghi; ma gran parte delle carte geografiche più aggiornate usano la denominazione di “lago di Bomba” (qualcuna parla di lago “del Sangro”). 
Nel paesaggio che fiancheggia le rive, il lago si è inserito come una novità inattesa, produttiva di cambiamenti economici e sociali più significativi di quanti ne siano avvenuti nei venti secoli precedenti. Siamo, per intenderci, a metà della valle che dalle terse altitudini del Parco nazionale d’Abruzzo porta all’Adriatico: sulle circostanti colline si arrampicano paesi di non molti abitanti, a cominciare, appunto, da Bomba, la patria di Silvio Spaventa, e proseguendo con Villa Santa Maria, il “paese dei cuochi” per antonomasia. Con l’aiuto della Comunità montana del Medio Sangro, alberghi, ristoranti, camping e impianti sportivi sono in pochi anni sorti sulle rive del nuovo specchio d’acqua trasformando in un centro gradevole di vacanza un angolo d’Italia che ha sempre stentato a nutrire i suoi figli. 
Il lago è, naturalmente, un invaso artificiale. Nacque mezzo secolo fa, tra gli anni della guerra e quelli del boom economico, per far fronte a esigenze che poco avevano a che fare con l’ospitalità. Si trattava di alimentare alcune centrali elettriche che a tempo debito sono entrate regolarmente in funzione. Per portare a compimento l’opera , progettata agli albori degli anni Quaranta, ci vollero due decenni. Non era impresa da poco: si trattava di deviare il corso del Sangro, incanalarlo in una lunga serie di gallerie arrampicate sull’Appennino, riportarne le acque a valle in cascata, infine distenderle nella quiete di un lago. Imprevisti e ritardi non impedirono che il progetto arrivasse in porto: autorità civili e religiose inaugurarono l’opera senza che a nessuno venisse in mente che il lago potesse essere utilizzato per ragioni diverse dalla produzione di energia. 
Le scelte della società che controllava l’attività delle centrali (la Sme, Meridionale di Elettricità) escludevano all’epoca lo sport come lo svago: scoraggiata la balneazione, vietata la navigazione, riservate agli addetti ai lavori le scomode strade che correvano lungo le rive. Comprensibili ragioni di prudenza inducevano a considerare pericolosa ogni intromissione non giustificata da necessità di servizio. La vocazione turistica si manifestò più tardi, quando gli amministratori locali videro nel nuovo impianto l’occasione di mettere a frutto la straordinaria armonia del circostante paesaggio. Il luogo appariva più di ogni altro idoneo: le glorie culinarie di Villa Santa Maria sono perpetuate sulle rive del lago dal prestigio di una scuola alberghiera fra le più importanti della regione. I nuovi impianti turistici furono distribuiti con equità tra i comuni rivieraschi. La gestione fu affidata a cooperative giovanili costituite per l’occasione: una scelta all’insegna della speranza che ha dato, per quanto se ne sa, risultati eccellenti. 
Ai visitatori il lago offre oggi sistemazioni adeguate alle necessità di ciascuno (ma gli snob e i troppo esigenti fanno bene a cambiare itinerario). Mancano gli alberghi a cinque stelle, la mondanità è a livello di bocciofila, la spiaggia è rustica e poco attrezzata: ma i luoghi sono incantevoli, l’ospitalità cordiale, la cucina genuina. L’offerta è articolata e varia: c’è un albergo sobrio ma accogliente, il “Colle del lago” a Pietraferrazzana, caratteristico borgo abbarbicato a una roccia che risale al quaternario; c’è un ristorante di buon livello, “L’airone”, a Bomba con camping, teatro all’aperto, pista da ballo e attrezzature sportive; un centro turistico altrettanto allegro e attrezzato a Colledimezzo (“Il soffio”) con bungalows, balera, piscina e campo da tennis; un impianto non dissimile sulla riva opposta a Pietraspaccata, in territorio di Villa Santa Maria. Nella stagione calda il lago è circumnavigato da un battello che ai turisti offre grandi occasioni di elioterapia e qualche bibita, compresa nel prezzo del biglietto. A chi desidera conoscere meglio l’intera valle del Sangro si offre un’opportunità singolare: viaggiare su un trenino allegro e colorato, riservato ai turisti, che percorre più di un itinerario per concludere la sua corsa in un ristorante tipico della zona. E’ il “treno della Valle”, da molti anni allestito dalla Ferrovia “Sangritana”, impresa che da quasi un secolo gestisce i collegamenti tra Castel di Sangro e il mare. Il viaggio è gradevole, il pranzo in genere eccellente: i cuochi fanno del loro meglio per tener fede alla tradizione gastronomica “neolacustre”. 

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