Anno 2 Numero 42 Mercoledì 22.01.03 ore 23.45

Gente e Paesi

Direttore Responsabile Guido Donati
 

Sulle rive del lago che vide la disfatta dei romani

di Piero Palumbo 

Si è persa la memoria di chi per primo propose di prosciugare il Trasimeno allo scopo dichiarato di fornire ulteriori spazi all’agricoltura liberando la regione umbra da una fonte di malaria che allora pareva inestinguibile. La proposta, antica di molti secoli, è archiviata per sempre ma chi ama strologare sulle ipotesi può ancora chiedersi 
che volto avrebbe il territorio che si estende fra Perugia e Cortona se non ci fosse più il lago. Certamente la terra coltivabile sarebbe più estesa (l’acqua copre un’area di 128 chilometri quadrati), certamente il clima sarebbe più asciutto e la rete stradale più fitta; ma con la distesa delle terre coperte l’ipotizzata bonifica avrebbe prosciugato le tradizioni, le memorie, le risorse più antiche di un luogo insostituibile della cultura e dell’economia del nostro paese. 
Sulle rive di questo straordinario specchio d’acqua, il più grande dell’Italia peninsulare, si sono compiuti eventi fondamentali della storia patria, a cominciare dalla battaglia che Annibale vinse sui Romani comandati da Caio Flaminio il 24 giugno dell’anno 217. Più che una vittoria, fu uno sterminio: calcoli necessariamente sommari fecero salire a sedicimila i romani caduti in battaglia, oltre la metà degli effettivi di un’Armata così sicura di vincere da portarsi dietro tonnellate di catene per immobilizzare i sicuri prigionieri. Non era una stagione felice per i soldati di Roma. Sconfitti e umiliati sulle rive del Trasimeno, saranno di lì a poco battuti per la seconda volta nella piana di Canne. Fu un’eventualità provvidenziale la sosta che i cartaginesi si concessero (gli “ozi di Capua”) perdendo l’occasione di marciare sull’Urbe. Nella sua “Storia di Roma” Montanelli paragonò l’indecisione di Annibale ai timori che dissuasero Hitler dall’ invadere nel 1940 l’Inghilterra. 
Della vittoria di Annibale non restano tracce. Chi arriva vede solo le alture su cui i Cartaginesi si appostarono per prendere di sorpresa le legioni di Caio Flaminio. La storia successiva del lago è raccontata dagli edifici, dai monumenti religiosi e civili, dallo stesso disegno urbano delle città che crebbero intorno, tappe di un itinerario che vi offrirà , se lo percorrerete, molte scoperte inattese oltre a una serie di panorami assolutamente suggestivi. Il Trasimeno è, per grandezza, il quarto lago d’Italia, il primo del Centrosud. Dalle sue acque emergono tre isole, la Maggiore, la Minore e la Polvese che è poi la più grande, nella zona sud-est del bacino. 
Chi arriva da Perugia farà bene a prevedere una prima sosta a Magione, dove un castello del Quattrocento, detto appunto “la Magione” o “la Badia”, rievoca cupe vicende di complotti e di morte. Fu tra quelle mura, infatti, che una folta compagnia di signori marchigiani e umbri fu convocata nel settembre 1502 dal temuto condottiero Vitellozzo Vitelli per stringere un patto d’armi contro Cesare Borgia, il “duca Valentino”. I risultati furono catastrofici. Indotti da Papa Alessandro VI, padre naturale del Valentino, a desistere dai loro propositi e a partecipare a un pranzo di riconciliazione a Senigallia, i congiurati furono catturati a metà banchetto dalle guardie personali del padrone di casa e condannati a morte. Vitellozzo fu strangolato quella stessa notte. 
Oltre che per queste memorie storiche, Magione merita di essere visitata per la singolarità di un Museo da poco inaugurato, dedicato interamente alla pesca. Chi è estraneo a questo umido mondo ha difficoltà a immaginare quanto fosse ricco e vario l’arsenale dei pescatori: il museo di Magione vi introdurrà in un mondo di insospettata complessità. Vi basti sapere che le attrezzature in mostra documentano 44 diverse tecniche di cattura, alcune ancor adesso in vigore. Bertovelli, tramagli, palmiti, arelle, tofoni: a ognuno di questi termini corrispondeva una tecnica, variabile secondo le specie e le stagioni. Il luccio, la tinca e l’anguilla si pescavano con i bertovelli, attrezzature pensate in relazione alle abitudini dei pesci a cui erano dedicate; ma per la lasca, una specie ittica quasi sparita, si usavano il “giacchio” o la “guala”, reti con caratteristiche diverse. Nell’economia locale, erano strumenti fondamentali: gran parte della popolazione viveva soprattutto di pesca. Molte diserzioni hanno diradato negli ultimi tempi la schiera dei pescatori professionali. Erano oltre cinquecento, sono duecento o poco più. Ciononostante il bottino è ricco: il trenta per cento del pescato in acque dolci viene ancor adesso dal Trasimeno. 
A questa risorsa altre ne aggiungevano l’agricoltura e l’artigianato: pizzi, merletti e ferro battuto provenienti dal Trasimeno godono di giusta reputazione.In tempi recenti l’economia del luogo ha trovato ulteriore sostegno nell’industria dell’ospitalità. Le ragioni che richiamano visitatori in questi luoghi hanno riguardo al clima, alla storia, al paesaggio e a quell’indefinibile serenità che dal Medioevo in avanti condusse verso il lago uomini di grande spiritualità e di vocazione mistica, a cominciare da San Francesco. Il santo di Assisi trascorse ben 42 giorni in preghiera sull’Isola maggiore, dove s’era fatto portare da un barcaiolo. Non risulta che vedesse altre persone o che svolgesse attività diverse dalla preghiera. Per tutto nutrimento aveva con sé due pani. Una cappella detta “dello sbarco” indica ai visitatori il punto dell’arrivo, un’altra segnala il luogo in cui si costruì una capanna. 
La storia ha lasciato tracce visibili in tutte le cittadine protese sul lago. Passignano sul Trasimeno, il primo dei comuni che si incontrano giungendo dal Sud, offre al visitatore la vista delle mura medioevali che cingono un antico nucleo urbano nettamente distinto dalla periferia industrializzata e dalla riviera, attrezzata per le attività di spiaggia. Impianti balneari accoglienti e ben organizzati si trovano anche sulla sponda opposta, a Castiglione del Lago, la più popolosa delle cittadine affacciate sull’acqua. Dalla sua “stazione di navigazione” partono a ore regolari numerosi battelli con cui si possono raggiungere l’isola Maggiore e le località della costa. Non trascurate uno sguardo agli edifici più rilevanti di Castiglione, cominciando dal palazzo dei Della Corgna, signori del luogo a partire dal sedicesimo secolo, dove soggiornarono sia il Machiavelli che Leonardo. Gli affreschi che decorano le sale di rappresentanza sono quanto di meglio sia scampato ai saccheggi e agli incendi che hanno funestato la storia del palazzo, oggi sede dell’amministrazione comunale. 
Incontri con l’arte e la storia non meno coinvolgenti potranno arricchire il vostro soggiorno in riva al lago (sempre a Castiglione, la Rocca del Leone è un’opera militare tra le più significative dell’Italia centrale). Si può dire che ogni rocca, abbazia o chiesa sia in questa parte d’Italia una pagina di storia: per leggerle tutte si richiedono solo curiosità culturale e disponibilità di tempo. 

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