Anno 2 Numero 68 Mercoledì 23.07.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati
 

 

 

IL MONDO DENTRO - Dheu mbrënda

 di Giuseppe Cacozza


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Introduzione


Messaggi poetici delle inquietudini spirituali


Il pensiero del filosofo greco Eraclito “Nessuno passa due volte lungo lo stesso fiume” trova giustificazione in molti avvenimenti naturali ed umani. Puntando l’attenzione sull’essenza di questo pensiero filosofico il sommo scrittore Luis Borges ritiene che ciò accade in quanto “In primo luogo le acque dei fiumi scorrono. In secondo luogo, - e questo si può spiegare solo dal punto di vista metafisico, - come l’inizio di un terrore santo, noi stessi infatti siamo come il fiume e scorriamo come esso.” E questo movimento, questo viaggio inarrestabile, questo cambiamento eterno trovano spiegazione in modo specifico nel cambiamento delle stagioni dell’anno e dei mesi dell’anno e nel cambiamento dell’uomo stesso, specialmente nel modo in cui egli osserva le cose in continuo mutare. 

Proprio nel significato profondo del cambiamento e del movimento, Zef Kakoca, in queste sue poesie dedicate ai mesi dell’anno ed intitolate “Il mondo dentro”, evidenzia i diversi fenomeni del mondo e del destino dell’uomo, le inquietudini spirituali, le diverse meditazioni e posizioni personali. Queste poesie, come alcune di quelle presenti nel suo primo volume pubblicato nel 1989 “Siamo una cultura che non può morire” ed in modo particolare quelle manoscritte raccolte nel volume “Album di fine secolo” testimoniano le particolari percezioni e strutturazioni poetiche degli innumerevoli fenomeni della natura, del mondo dell’uomo in generale e del destino dell’arbëresh in particolare. In verità grazie a questo mazzetto di poesie Kakoca esprime, per dirla con le sue stesse parole, “il fuoco in seno” e “la voglia che porta amore”. 

Questi due fenomeni, che appartengono al mondo interiore, rappresentano l’essenza dei messaggi poetici di queste poesie. Da una parte si esprimono le inquietudini, le sofferenze e le sopportazioni spirituali, la drammaticità del destino dell’uomo “ove s’annidano / disperazioni e la parola secca come pietra legnosa”; dove “Il Fato cattivo / come terremoto / secca le labbra della gioventù.” oppure “Sospiro / fermo/ in riva al mare.”; “Lasciatemi qua / cicca di sigaretta. / Non ho voglia di trovare risa … / Lasciatemi a questa notte / e all’alba dimenticatemi” e dall’altra parte, la vita come valore, buona e felice, da godere e da vivere nello scorrere delle stagioni del tempo: “io divento sposa / di peplo ed oro vestita / che nella danza / evoca / la bellezza…”; “Io sono il centro del mondo / come ogni cosa vivente / come bocciolo che s’apre al giorno”; “Beato sei / sorriso della Madonna / che corpo evapori / soave / e generi la fede / in seno.” 

Il poeta Kakoca esprime soprattutto il mondo interiore dell’uomo come fonte inesauribile di segreti e sorprese. Dentro di esso, in un viaggio e in una mutazione continua, si confrontano e si scontrano ininterrottamente il bene ed il male, il bello ed il brutto, la gioia e la sofferenza. E Kakoca non mira alla bellezza della vita, non canta soltanto per ciò che gli suscita gioia e gli procura rilassamento spirituale, ma anche per ciò che lo disturba, che gli accende il fuoco nel seno, così come accade in ogni momento nella vita dell’uomo.

Con queste poesie Kakoca è riuscito a creare un mosaico dove ogni tassello rimane in sé, ma che nel piano significativo ed espressivo, nello stesso tempo, riesce a colmare anche l’altra parte. Così ogni poesia o tassello riempie ed arricchisce tutto il suo mosaico poetico. Attraverso le parole, nei versi e nelle immagini poetiche, viene espressa l’essenza del viaggio e della mutazione continua dei fenomeni della natura e dell’uomo stesso, cosa che rende possibile la conoscenza più profonda dell’uomo e del suo mondo interiore. Kakoca esprime i fenomeni nei legamenti e nei rapporti reciproci del cambiamento, così come sono intrecciati profondamente il destino e la sventura, la luce e l’oscurità, la nascita e la morte. 

Naturalmente questo mazzetto di poesie, dedicate ai dodici mesi dell’anno, permette al lettore di assaporare soltanto in parte il ricco mondo artistico della poesia di Zef Kakoca, in quanto la sua opera è ancora inedita e manoscritta, della quale io sono custode e testimone degli evidenti valori poetici ed una pubblicazione sarebbe un arricchimento per la poesia contemporanea degli albanesi d’Italia.

Cosenza, marzo 2003


Prof. Anton Nikë Berisha (Università degli Studi della Calabria)


 

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