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di
Marina Pinto
Con gli strumenti musicali possiamo imitare i versi degli animali, molti compositori ce ne hanno lasciato esempi bellissimi, ma ci chiediamo: perché anche non “cantare” come loro? Certo, lo possiamo fare, ma dipende da quali animali! Ecco cosa è successo quando qualche musicista ha affidato l’imitazione di versi di animali alle voci dei cantanti, riservando agli strumenti la funzione di accompagnamento.
Gioacchino Rossini (1797-1868) si è divertito a scrivere questo piccolo brano per due voci femminili ed accompagnamento di pianoforte che devono interpretare due gatti, imitando il loro miagolio lamentoso e suadente. Naturalmente si tratta di un brano ironico, un bello scherzo per le raffinate ugole delle cantanti, chiamate, in genere, ad impersonare figure assai più serie ed impegnate!
Il “Duetto buffo di due gatti” fu scritto da Rossini per ricordare la voce di due gatti che tutte le mattine lo venivano a trovare nella sua casa di Padua, e che appartenevano alla sua padrona di casa, così che lei potesse ricordarsi di lui. Fu di una certa difficoltà trasformare in musica quei suoni che certo non erano nati con quello scopo…
Il lavoro venne presentato durante una festa ed ebbe un grande successo. Poco dopo la composizione del famoso “Guglielmo Tell” (nel 1829) Rossini abbandonò il teatro, e non compose quasi più nulla ad eccezione di piccole pagine musicali scritte più che altro per suo divertimento, come appunto questo duetto.
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