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Anno 2 Numero 76 Mercoledì 17.09.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Musica ed età 

 

di Marina Pinto 

 

Durante i secoli XVII e XVIII la vita media era di circa 55 anni, durante il XIX secolo invece essa si allungò ed arrivò fino ai 75, naturalmente se non intervenivano fattori esterni come malattie o incidenti di varia natura. Ricordiamo qui alcuni musicisti che ebbero breve o lunga vita rispetto alla loro epoca, le loro vicende e qualche curiosità.
Il primo musicista della storia che ricordiamo per aver avuto una vita estremamente breve – non solo in relazione alla sua epoca - è Giovanni Battista Pergolesi, che morì a soli 26 anni a Pozzuoli a causa di una tubercolosi rapida e violenta. Egli viene ricordato nella storia della musica per la creazione dell’Intermezzo, una piccola opera che proponeva scene di vita quotidiana o piccoli intrighi amorosi, e che veniva rappresentata negli intervalli tra un atto e l’altro di un’opera seria. Un genere leggero, quindi, ma molto gradito, tanto che in breve tempo esso si affermò come genere autonomo e diede il via al filone dell’opera buffa, a cui si dedicarono in seguito molti compositori.
Il poeta del romanticismo tedesco, il padre del Lied, Franz Schubert, morì a soli 32 anni per una febbre tifoide improvvisa, la vita sregolata e misera che aveva sempre condotto e l’intensità vorace del lavoro avevano logorato il suo corpo, e l’infezione acuta non trovò quasi resistenza. Fu sepolto, per suo profondo desiderio, nel cimitero di Wahring, accanto a Beethoven (le loro spoglie furono in seguito trasportate nel cimitero di Vienna, e il piccolo cimitero di Wahring fu trasformato in un parco, ma i monumenti sepolcrali dedicati ai due maestri sono rimasti). Sulla tomba di Schubert – a testimonianza del dolore per la perdita così precoce di un grande genio della musica - si legge una piccola epigrafe che invita al perenne ricordo: “Qui la musica ha seppellito un ricco tesoro, ma ancor più belle speranze”.
Un altro tenerissimo musicista romantico scomparso prematuramente fu Vincenzo Bellini, autore di melodrammi importanti, un compositore dall’animo gentile e sensibile, che morì a Parigi a 34 anni, si dice per una malattia intestinale di cui soffriva da molto tempo, ma la sua morte avvenne in circostanze strane, anche se non proprio misteriose: Bellini era ospite presso alcuni amici a Parigi, ed essi, che sapevano del suo stato di salute, non lo lasciavano mai solo, ma stranamente la sera in cui egli spirò i padroni di casa erano fuori. Questa assenza in quella circostanza apparve fortemente sospetta, e indusse persino a congetturare che il compositore fosse stato avvelenato dai suoi stessi ospiti. In seguito a questo fatto il re ordinò l’autopsia del cadavere, ma il risultato fu negativo. La sua scomparsa destò viva commozione a Parigi e in tutta Europa, furono disposti solenni funerali, i lembi della coltre funebre furono tenuti da Rossini e da Cherubini. Donizetti onorò la memoria dell’amico scomparso con una “Messa da Requiem”, un “Lamento” e una “Sinfonia” su temi belliniani.
Rimane avvolta nel mistero la morte del grande Mozart, il bambino prodigio, avvenuta nel 1791 a 36 anni, per una causa ancora sconosciuta: si racconta a proposito di un avvelenamento da parte di colleghi invidiosi o appartenenti ad associazioni anti-massoniche, o anche di una intossicazione da alcool e medicine, oppure un blocco renale conseguenza di una malattia all’epoca incurabile. Tra le tante leggende che accompagnano la morte di Mozart c’è quella della rivalità fra lui e il musicista Antonio Salieri e il sospetto che fosse stato quest’ultimo ad ucciderlo, e questa fu una voce che si mostrò durevole nel tempo, in quanto lo stesso Salieri, trentadue anni dopo la morte di Mozart, tentò di tagliarsi la gola, e, in uno stato di profondo delirio, pare si autoaccusò del delitto, ma la veridicità di questo fatto non fu mai davvero accertata, e non vogliamo certo mettere il marchio di assassino sulla memoria di un personaggio che nella sua epoca fu amato e stimato come un bravo compositore. Il corpo di Mozart fu sepolto nella fossa comune del cimitero fuori Vienna, e non ve ne è più traccia.
L’esistenza fu breve anche per un altro precocissimo genio della musica, George Bizet, la cui storia terminò improvvisamente e tragicamente nel 1875, quando aveva 37 anni; si pensa addirittura ad un suicidio dopo una depressione dovuta alla freddezza con cui fu accolta la sua “Carmen”.
Un'altra storia di sapore romantico è quella legata alla morte, anch’essa prematura, di Fryderik Chopin, il più grande pianista del romanticismo. E’ opinione comune che egli sia morto di tisi polmonare, anche se si è avanzata l’ipotesi che soffrisse di una forte asma allergica. Durante gli ultimi due anni della sua vita egli pensava di non poter scrivere più nemmeno una sola nota, ma invece compose ancora un “Canto polacco”, congedandosi così con una “danza del paese” che nella sua brevità ricorda l’anima della sua terra. Chopin morì a 39 anni a Parigi, dove fu sepolto, ed ebbe solenni funerali a cui partecipò una gran folla – si dice c’erano tremila persone - durante i quali fu eseguito il “Requiem” di Mozart. Il suo cuore, racchiuso in una preziosa urna, fu portato nella chiesa di Santa Croce a Varsavia, come simbolo dell’amore per la sua patria mai dimenticata. 
La morte di Robert Schumann non fu forse troppo precoce per la sua epoca, egli morì a 46 anni, ma la singolarità della sua esistenza sta nella forza con cui sempre affrontò il calvario della malattia mentale, la sua mente sconvolta fu sempre tenuta sotto controllo da una grandissima forza di volontà, fino al punto di nasconderla agli altri, ma quando essa prese il sopravvento nulla potè contro l’inevitabile fine, avvenuta nel 1856 in un manicomio vicino alla città di Bonn. Ma nella storia della musica troviamo tanti altri autori che superarono abbondantemente la vita media del tempo. 
Di singolare interesse troviamo la vita dei due tedeschi Schutz e di Telemann, i due autori più longevi per il loro tempo (il XVIII secolo), morti rispettivamente ad 87 ed 86 anni, un’età che può considerarsi un vero record. Schtuz visse in una epoca travagliata da crisi gravissime (fra cui la guerra dei trent’anni), e ha lasciato pagine di musica che rappresentano il più puro ideale della musica tedesca barocca. Telemann contribuì con il suo lavoro allo sviluppo culturale della sua nazione, ed ebbe rapporti di grande amicizia con Bach, tanto da fare da padrino di battesimo ad uno dei suoi figli.
Un altro autore longevo fu Giuseppe Verdi, 88 anni di lavoro fecondo e meraviglioso, di opere immortali e significative, un grande maestro dalla sensibilità e dalla bontà d’animo che pochi altri artisti poterono vantare (e lui non se ne vantò mai). Il suo ultimo lavoro fu scritto nel 1893 (ad 80 anni), si tratta dell’opera “Falstaff”, in cui traspare una certa tristezza, probabilmente la stessa che albergava nel cuore del maestro, la tristezza dell’uomo di genio giunto al passo estremo della propria vita, dell’artista che intuisce nuovi mondi nel momento stesso i cui sa che la sua vita sta per concludersi, e che perciò guarda con rimpianto e con incredulità alla propria immensa carriera. Questi sentimenti sono espressi in una sua lettera – datata 1895 - che rimane come documento d’una suprema virilità morale: “Nato povero, in un povero villaggio, non ho avuto mezzo di istruirmi in nulla: m’hanno messo sotto la mano una meschina spinetta e qualche tempo dopo mi son messo a scrivere… note sopra note… e niente altro che note! Il peggio è che ora, ad ottantadue anni, dubito forse del valore di quelle tante note. E’ un rimorso per me, una desolazione! Fortunatamente, ad ottantadue anni, c’è più poco tempo da desolarsi”. 
Verdi morì a Milano nel 1901, nella città che più amava e dove aveva vissuto tutta una vita di lavoro, si racconta che negli ultimi giorni di vita del maestro le strade intorno alla sua casa furono cosparse di paglia, in modo che il rumore delle carrozze che passavano non disturbassero il suo riposo.
La vita piena e feconda di Igor Strawinskij ha lasciato al XX secolo musiche di grande modernità e di apertura culturale, egli fu dapprima incompreso e poi amato dal pubblico e dai suoi contemporanei, la sua voce proveniente dalla lontana Russia si fece conoscere in tutto il mondo, egli morì a New York a 89 anni, ma per sua volontà fu sepolto a Venezia.
Lo stesso si può affermare per Saint-Saens (86 anni), Richard Strauss e Zoltan Kodaly (entrambi 85 anni), autori importanti e celebrati del XX secolo, i quali ci hanno lasciato pagine di musica originali e moderne in perfetto accordo con la loro storia.

                                            

I musicisti morti giovani Record di longevità
 

G.B. Pergolesi 26 anni
F. Schubert 32 anni
V. Bellini 34 anni
L. Couperin 35 anni
H. Purcell 36 anni
W.A. Mozart 36 anni
G. Bizet 37 anni
F. Mendelssohn 38 anni
A. Stradella 39 anni
J. Stamiz 39 anni
F. Chopin 39 anni
G. Gershwin 39 anni
R. Schumann 46 anni

 

J. Sibelius 92 anni
G. Malipiero 91 anni
I. Strawinskij 89 anni
G. Verdi 88 anni
H. Schutz 87 anni
G. Telemann 86 anni
C.C. Saint-Saens 86 anni
R. Strauss 85 anni
Z. Kodaly 85 anni

 

 


 

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