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di
Marina Pinto
Anche i compositori più impegnati sono stati talvolta attratti da situazioni comiche o quanto meno spiritose, naturalmente il raccontarle attraverso la musica è il solo linguaggio che essi adoperano e attraverso il quale comunicano, ed esso è esplicito e chiaro quanto e più del linguaggio parlato o scritto, ne sono la prova i tantissimi brani di questo genere che la letteratura musicale ci ha trasmesso nel tempo.
E’ il caso del brano “Marcia funebre per una marionetta”, di Charles Gounod (1818-1893), il compositore francese celebre per il suo tragico “Faust” e per la sua commovente “Ave Maria”, un artista impegnato e consacrato come il “solo e vero artista liturgico”, nominato Grande Ufficiale della Legion d’Onore ai cui funerali presero parte le più illustri personalità della letteratura francese.
Questo illustre personaggio della storia della musica ci ha lasciato opere bellissime – di genere serio ma anche comico - e musiche sacre davvero ispirate, ed accanto ad esse alcune composizioni brevi di carattere molto diverso, la sua fantasia e la perfetta conoscenza delle risorse timbriche dell’orchestra, le tante pagine dove ascoltiamo infatti una variopinta orchestrazione e un cromatismo particolare ci portano a considerare Gounod più moderno ed innovatore di quanto non sia mai stato considerato veramente; egli con il suo lavoro ha dato al suo paese il primo spunto di rinnovamento musicale, senza la sua musica non ci sarebbero stati gli estenuanti sospiri del “Pelléas” né i ritmi esotici del “Bolero”.
Gounod dunque si inserisce eclettico nel panorama musicale francese del XIX secolo, prendiamo in esame questo semplice brano umoristico e molto colorito scritto nel 1870: la “Marcia funebre per una marionetta” non ha un programma preciso, ma riporta sulla partitura originale alcune note esplicative scritte dallo stesso Gounod. La prima dice: “La marionetta si spezza”, segue “Mormorii di rimpianto dei partecipanti al funerale”, poi “Il corteo funebre”, “Alcuni dolenti si fermano per rifocillarsi”, e in ultimo “Con maggior garbo tornano a casa”.
I timbri strumentali costituiscono l’elemento espressivo determinante per la caratterizzazione globale del brano: in primo piano ci sono legni ed ottoni, soprattutto il clarinetto insieme con il grottesco fagotto, che hanno il ruolo principale, poi gli ottoni, che conferiscono incisività e drammaticità, il triangolo che ha la funzione di punteggiatura e che accentua gli accenti scherzosi che ascoltiamo durante il brano, e i potenti interventi delle percussioni riportano imperiosamente il pensiero alla marionetta defunta, mentre gli archi immergono il tutto in una atmosfera grigia e velata di malinconia.
Dopo il motivo introduttivo (“La marionetta si spezza”) ascoltiamo il tema principale, che è costituito dalle frasi A e A’, le quali scherzosamente dovrebbero rappresentare “i mormorii di rimpianto dei partecipanti al funerale”. Seguono ordinatamente le frasi B e C che trattengono l’atmosfera in una mesta tonalità minore, mentre le successive frasi D ed E si colorano di una disinvolta tonalità maggiore, come se finalmente i partecipanti al corteo all’improvviso avessero deciso di abbandonare lacrime e lamenti per un lauto spuntino prima del ritorno a casa.
Ecco di seguito la trascrizione del tema principale, che si basa su un solo tema (A) e su una sua variazione (A’):
La potete canticchiare… è diventata la famosa sigla musicale dei film gialli di
Hitchcock.
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