|
|
di
Marina Pinto
Mussorgskij (1839-1881), musicista drammatico russo, è una figura gigantesca nel campo operistico e strumentale, realizza uno stile personalissimo, e nei suoi lavori si riconosce l’impronta della tradizione russa romantica. Si accosta con amore ai canti popolari russi, e crea una musica originale, assolutamente diversa da quella dell’occidente europeo. Le sue musiche si nutrono degli antichi canti della chiesa ortodossa, ci sono sonorità aspre, armonie e ritmi arditi, e nelle melodie si percepiscono delle inflessioni del linguaggio parlato.
Nelle opere teatrali rievoca episodi della storia russa, scopre e rivela sentimenti appassionati, rielabora e propone leggende popolari, e la musica è così “realistica” che si fa partecipe fino in fondo dei drammi dell’essere umano, e soprattutto dello spirito del popolo russo.
Proprio di una leggenda lontana che ricorda la notte di S.Giovanni, animata da streghe e diavoli, si appropria Mussorgskij, per creare una vigorosa pagina sinfonica, “Una notte sul Monte Calvo”, un brano orchestrale dove si rispecchiano le credenze e le superstizioni del popolo russo. Infatti secondo la tradizione popolare la notte del 24 Giugno le streghe si riuniscono sul Monte Calvo, nelle vicinanze della città di Kiev, per celebrare il “sabba”, un rito satanico. Il poema sinfonico si basa su una programma preciso:
- Suoni sotterranei di voci soprannaturali
- Apparizioni degli spiriti dell’oscurità seguiti da quello di satana
- Glorificazione di satana e celebrazione della messa nera (il sabba delle streghe)
- Al culmine dell’orgia la campana della chiesa di un villaggio suona e disperde gli spiriti dell’oscurità
- E’ l’alba
Mussorgskij fu accusato di dilettantismo proprio per questo suo gusto popolare, come se non avesse altre fonti di ispirazione che quelle della tradizione popolare russa, o mancasse di idee
originali, e per la sua inosservanza delle regole decise dalla tradizione musicale occidentale.
Per questo motivo un altro suo lavoro, “Quadri di una esposizione”, non fu mai stampato durante la vita dell’autore, e lo stesso Mussorgskij alla fine del secolo era pressoché sconosciuto.
“Quadri di una esposizione” fu scritto da Mussorgskij dopo aver visitato una mostra dei lavori del pittore e architetto Victor Hartmann, allestita a Mosca. Il musicista era amico del pittore, e i suoi quadri lo colpirono profondamente per la loro bellezza; la loro visione si trasformò in fonte di ispirazione per Mussorgskij, che gli dedicò una suite per pianoforte.
Anche questo lavoro segue un programma, e sviluppa dei temi musicali ispirati ognuno ad un diverso quadro.
La composizione inizia con il brano “Promenade” (passeggiata), che fa da tema iniziale e da motivo conduttore di tutta l’opera, seguono “Il vecchio castello” (in un vecchio maniero medievale un menestrello canta la sua triste canzone, e dove si ascolta per la prima volta in una pagina sinfonica un sassofono solista), “Tulleries” (in un grande parco parigino giocano allegramente dei bambini); segue “Bydlo”(l’immagine di un grande carro molto pesante, utilizzato dai contadini polacchi viene trainato dai buoi, e il contadino torna a casa dopo il lavoro).
Altri quadri sono: “Balletto dei pulcini nei loro gusci”, “Samuel Goldenberg e Shmuyle” (l’incontro tra due ebrei, uno ricco ed uno povero, il povero si lamenta con l’altro e piagnucola per la sua sfortuna e miseria), “Il mercato di Limoges” (tipico baccano del mercato), “Catacombe” (in questo quadro il pittore aveva immaginato sé stesso al lume di candela in visita alle catacombe romane, nel brano musicale c’è un originale effetto degli ottoni).
In ultimo i due brani: “Baba yaga” (una strega della tradizione russa) e “La grande porta di Kiev” (una musica forte ed energica, trionfante, vuole rappresentare la grande porta degli eroi della città russa).
Compositori colti che operavano in Europa tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, come Rimskij-Korsakov , Debussy e Ravel intuirono il genio di Mussorgskij, e, all’inizio del nuovo secolo, proposero le sue opere al pubblico, che pian piano cominciò a fare orecchio alle nuove sonorità venute da lontano, e che rimase affascinato dal mondo che la sua musica proponeva e dalle storie immerse in un alone di leggenda.
|
|
|