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di
Marina Pinto
Il "Carnevale degli animali" è uno dei brani più divertenti ed originali del panorama musicale del tardo ottocento, fu
definita dallo stesso autore "una grande fantasia zoologica"; questa composizione, di carattere descrittivo, era stata pensata come un divertimento da eseguire tra amici, e fu data alla stampa solo dopo la morte dell'autore. Divenne, ed è tuttora, uno dei brani più eclettici e fantasiosi che siano mai stati scritti, e da qui il suo grande successo.
Si tratta di una suite, 14 piccoli brani dedicati ad altrettanti animali o personaggi; ogni singolo brano mette in evidenza, spesso con ironia, uno o più aspetti dell'animale (l'andatura, il verso, l'ambiente in cui vive) o del personaggio descritto. Una piccola orchestra composta da due pianoforti, un quartetto d'archi, un flauto, un clarinetto, un'armonica a bocca e uno xilofono accompagna sapientemente la descrizione di ogni animale e di ogni personaggio.
Gli animali e i personaggi che compaiono in questa "suite zoologica" sono: leone, galli e galline, emioni (cavalli selvaggi), tartaruga, elefante, canguri, pesci nell'acquario, personaggi dalle lunghe orecchie, il cucù in fondo al bosco, uccelli nella voliera, pianisti, fossili, cigno.
Il brano inizia con una brave introduzione che preannuncia l'ingresso del primo animale, ed infatti ecco entrare con una andatura maestosa un leone, archi e pianoforti imitano il suo ruggito possente; poi galli e galline beccano il cibo e il loro verso viene riprodotto da archi, pianoforte e clarinetto.
Due pianoforti si rincorrono con scale velocissime ad imitare la corsa sfrenata degli emioni, e immediatamente contrasta l'ingresso della tartaruga, la melodia eseguita da pianoforte ed archi è quella del famoso can can di Offenbach, naturalmente rallentata.
Pianoforte e violino accompagnano un elefante che, con la sua "leggerezza" balla un minuetto, e subito dopo alcuni canguri saltellanti sembrano passare sulla tastiera del pianoforte. L'atmosfera diventa suggestiva e di carattere vagamente orientale allorché entriamo in un acquario, l'ambiente acquatico e l'andatura elegante dei pesci è resa dal pianoforte e dal suono delicato e morbido dell'armonica a bocca.
Ecco entrare in scena i personaggi dalle lunghe orecchie, sentiamo distintamente il raglio di un asino, questo brano è dedicato con una ironia sottile e pungente ai critici musicali dell'epoca, che, spesso senza una vera conoscenza musicale, criticavano in modo aspro le musiche degli autori dell'epoca.
Ripetuti accordi di pianoforti ci introducono in un bosco misterioso, dove da lontano echeggia il verso del cucù eseguito dal clarinetto; sentiamo improvvisamente uno svolazzare e una serie di festosi gorgheggi, siamo in una voliera, diversi uccelli cantano e volano, qui c'è un vero virtuosismo del flauto.
I pianisti che suonano in maniera spesso "animalesca", picchiando pesantemente sui tasti ed eseguendo ripetutamente esercizi di tecnica, sono qui presi di mira dall'arguto Saint-Saens.
Lo xilofono ci annuncia in modo sorprendentemente reale l'ingresso in scena dei fossili, il rumore delle loro ossa e il loro andamento quasi saltellante.
L'ultimo animale che entra elegantemente è un magnifico cigno, elegante e sinuoso si muove sull'acqua accompagnato da una celebre melodia eseguita dal violoncello.
Per terminare ecco una fantasia dei brani eseguiti, si risentono le voci dei vari animali che si incontrano e con grande allegria fanno un girotondo.
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