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di
Marina Pinto
Durante il predominio spagnolo del periodo fra il '600 e il '700 a Napoli la vita musicale è molto attiva; luoghi quali la Cappella
Reale, le maggiori chiese, i quattro conservatori di S.Maria di Loreto, vedono una vivace fioritura della musica strumentale e vocale, e Napoli è annoverata fra i centri più importanti per lo sviluppo della musica.
Non mancavano organisti e clavicembalisti di grande valore, quali Domenico ed Alessandro Scarlatti, ed anche una tradizione di rappresentazioni teatrali con musiche di scena nelle case principesche, ma intorno al 1650 l'introduzione delle "commedie in musica" per merito del viceré spagnolo fu un avvenimento davvero eccezionale. Viene istituito il teatro d'opera S.Bartolomeo, dove venivano rappresentate opere di autori napoletani.
I melodrammi avevano tutti un carattere serio ed argomenti di carattere mitologico, erano di notevole durata e per questo divisi in diverse parti; per risollevare gli animi degli spettatori dopo le scene drammatiche delle opere serie e per intrattenerli durante i lunghi cambiamenti di scena, nacque l'intermezzo, una piccola opera ricca di grazia e vitalità, con una vena comica e realistica, che pian piano catturò l'interesse del pubblico, il quale presto iniziò a preferire queste semplici vicende con personaggi vivi e veri ed una musica fresca e spontanea, con il risultato di rinnovare tutto il teatro musicale dell'epoca.
Un esempio mirabile di questo genere musicale è l'intermezzo "La Serva Padrona" di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736), eseguito per la prima volta a Napoli nel 1733 negli intervalli dell'opera seria "Il prigioniero superbo", dello stesso Pergolesi. Nell'intermezzo si alternano una serie di arie, recitativi, duetti, che hanno per protagonisti tre soli personaggi:
Uberto, il vecchio padrone (voce di basso)
Serpina, la giovane cameriera (voce di soprano)
Vespone, un servo muto che non parla e non canta
Pochi gli strumenti impiegati: un quintetto d'archi (2 violini, viola, violoncello, contrabbasso) e un clavicembalo che realizza il basso continuo.
La vicenda: Il vecchio Uberto vuole uscire di casa e protesta perché la servetta Serpina ritarda a portargli la colazione, poi si rivolge a Vespone affinché vada a vedere la ragione di tanto ritardo. Ricorda fra sé e sé il modo con cui ha cresciuto questa "serva piccina" che ora è però diventata arrogante e superba; la ragazza infatti non sopporta la sua condizione di serva e tiranneggia il vecchio padrone con la sua malizia e la sua scaltrezza, sicura che prima o poi lui la sposerà e lei potrà finalmente diventare padrona. Con un astuto trucco e la complicità del servo Vespone, l'astuta Serpina susciterà la gelosia del vecchio Uberto, e la storia avrà il suo lieto fine.
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