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CWT Pilcher/BirdLife International
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FERMIAMO LA GUERRA IN IRAQ: GRAVISSIMI RISCHI PER LE POPOLAZIONI E L’AMBIENTE
Andrea Mazza
Effetti devastanti sull’ambiente, sulla biodiversità e sulla qualità della vita delle popolazioni locali. E’ quanto prevede BirdLife International, in caso di guerra all’Iraq, in un dossier ricco di informazioni, mappe e fotografie presentato di recente all’UNEP e al Consiglio di sicurezza dell’ONU.
La LIPU si associa nel chiedere che si eviti la guerra. Gravissimi i rischi per il patrimonio culturale e ambientale iracheno in caso di guerra.
Forse pochi sanno che il Golfo Arabico è un crocevia fondamentale per centinaia di migliaia di uccelli acquatici migratori (nel periodo primaverile e autunnale), e che è uno dei cinque siti più importanti al mondo per i trampolieri svernanti. Oppure che il solo territorio iracheno ospita 42 IBA (aree importanti per gli uccelli) con decine di specie di uccelli già minacciati a livello globale di estinzione.
Ma se la tensione internazionale, il lavoro diplomatico e i preparativi di guerra privano l’ambiente e gli animali del “diritto di cronaca”, il gap informativo viene colmato dal dossier presentato di recente da BirdLife International (la più grande rete mondiale per la difesa della natura e degli uccelli) all’UNEP (United Nations Environment Programme), ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU (Cina, Francia, Russia, Gran Bretagna e USA) e al Governo dell’Iraq.
Il dossier – basato sullo studio degli effetti sull’ambiente della Guerra del Golfo e disponibile in internet all’indirizzo
http://www.birdlife.net/news/pritem
display.cfm?NewRecID=789&NewType=P – sottolinea con molta chiarezza quali siano le minacce che gravano sulle popolazioni locali, sulle specie animali e vegetali e sul prezioso sistema di zone umide dell’area della Mesopotamia nel caso dovesse accendersi un conflitto in Iraq: distruzione di habitat naturali e di animali selvatici, inquinamento da incendi e rilascio di petrolio nell’ambiente, contaminazione chimica e radiottiva, cancellazione di zone umide e di foreste, desertificazione, estinzione di specie endemiche, cancellazione di siti archeologici.
Un’area già duramente provata dalle guerre Iran-Iraq (1980-1988) e dalla Guerra del Golfo del 1991, che videro anche, nel primo caso, l’uso di armi chimiche e al napalm.
Gli anni ’90, in particolare, come ha evidenziato il rapporto dell’UNEP intitolato The Mesopotamian Marshlands, hanno avuto un <<effetto devastante sulle popolazioni e sulla fauna selvatica, con implicazioni significative per la biodiversità mondiale, dalla Siberia al Sud dell’Africa>>. Secondo l’UNEP, mammiferi e pesci che vivevano nelle zone paludose della Mesopotamia si sono addirittura estinte, mentre la pesca praticata lungo le coste del Nord del Golfo Arabico, che riforniva il 60% del pesce consumato in Iraq, ha subìto un improvviso declino.
Nelle IBA dell’Iraq e dell’intera area mesopotamica gravitano 16 specie di uccelli minacciate globalmente di estinzione, 3 specie endemici delle zone umide (Iraq Babbler, Basra Reed Warbler, Grey Hypocolius) e 5 sottospecie endemiche delle zone umide (Little Grebe, African Darter, Black Francolin, White-eared Bulbul, Hooded Crow). Ed ecco l’appello di BirdLife International, a cui si associa LIPU-BirdLife Italia: <<Chiediamo che si fermi la guerra e che si eviti la distruzione del patrimonio ambientale e culturale iracheno, che costituiscono un unico e insostituibile valore per l’umanità>>.
Per consultare le mappe, i documenti, le immagini del dossier di BirdLife
International: http://www.birdlife.net/news/pritem_display.cfm?NewRecID=789&NewType=P
Per contatti con BirdLife International: Michael Szabo, tel. 0044.1223.277318
www.lipu.it
andrea.mazza@lipu.it
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