Anno 2 Numero 74 Suppl.

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

PRESENTAZIONE LAVORI RESTAURO CHIESA SAN LORENTINO E PERGENTINO 

Intervento del Segretario della Fraternita dei Laici di Arezzo dott.ssa Gianna Rogialli

Conferenza Stampa, 5 settembre 2003

Il restauro della chiesa dei Santi Lorentino e Pergentino di Arezzo si concretizza dopo un lungo periodo di analisi e progetti su eventuali destinazioni da riservare all’immobile, e che diventa realtà grazie ad una serie di concomitanze ed eventi che hanno reso possibile dare attuazione ad un progetto da tempo negli intenti dell’ente.
Il restauro si pone tra gli interventi di valorizzazione del patrimonio immobiliare e del patrimonio artistico di proprietà della Fraternita dei Laici, cui l’ente ormai da diversi anni dedica risorse ed investimenti in adempimento ad una funzione propria che svolge unitamente a quella che lo vede gestore del servizio cimiteriale, funzione per la quale l’ente, è oggi maggiormente conosciuto.
La Fraternita dei Laici nasce nel 1263 ed è dedita sin dalla sua origine ad attività assistenziali cui affianca un impegno costante per la crescita culturale della Città. In tal senso opera durante la sua lunga vita sia con interventi volti a mantenere agli studi studenti meritevoli, sia impegnandosi alla realizzazione delle più importanti opere cittadine tra le quali si possono ricordare l’acquedotto Vasariano, le Logge Vasari, la sistemazione della Piazza Vasari il Palazzetto di Faternita sede originaria della Istituzione, l’ospedale, il cimitero, il Teatro stabile della Fenice, un museo di città, la biblioteca
Negli anni la istituzione viene individuata come il naturale punto di riferimento per lasciti di ingenti patrimoni cui legare, in molti casi, l’adempimento di specifici progetti.
Anche la chiesa, entra a far parte del patrimonio della Fraternita nel consueto modo.
Di fattura settecentesca, la chiesa dedicata ai fratelli protomartiri aretini Pergentino e Lorentino, fu costruita dopo l’abbattimento di una primitiva costruzione voluta dall’orafo Paolo di Ghisello.
Questo dato sull’origine risulta dal testamento del benefattore redatto nel 1363, dove si indica anche l’ubicazione al Canto alla Croce che la tradizione indicherebbe come il luogo del martirio dei due giovani santi al tempo dell’imperatore Decio.
Altre fonti di archivio attestano il compimento dell’edificio nel 1379 e, intorno a questa data, è supponibile che maestranze locali eseguano le formelle in pietra arenaria con le storie dei santi da apporre sulla facciata arricchite di lì a poco dall’immagine della Madonna della Misericordia affrescata da Parri di Spinello.
L’affresco, non più esistente, è descritto nel soggetto dal Vasari che riferisce della Vergine nell’atto di proteggere i notabili della Fraternita con il costume della questua. Non si esclude che ci fosse una decorazione pittorica sulla parte absidale dell’interno, prima ancora che nel 1437 venisse commissionata a Parri di Spinello la tavola con la Madonna della Misericordia, oggi nel Museo Statale d’arte medievale e moderna di Arezzo. Finanziata, dunque, in prima istanza con il lascito testamentario di Paolo di Ghisello, l’edificio sacro fu dall’origine sotto il patronato della Fraternita dei Laici, come indicato dallo stesso benefattore, i rettori della quale ebbero sempre il compito di provvedere al mantenimento degli arredi e al sostentamento del cappellano. Oltre all’attività liturgica ordinaria, l’oratorio rappresentò per l’intera cittadinanza il luogo di un cerimoniale, la processione che ogni anno prelevava l’urna delle reliquie dei martiri dall’altare maggiore della Cattedrale per essere esibita nello spazio antistante la chiesa dei S.S Pergentino e Lorentino, dove, prima della ricostruzione settecentesca, si sistemava un baldacchino con la tavola di Parri di Spinello. La consacrazione della nuova struttura avvenne nel 1711, più grande rispetto alla precedente, è formata da una navata unica con transetto semicircolare, è scandita lateralmente da quattro lesene con capitelli compositi in stucco ed è coperta da due volte a crociera con rosoni al centro. Della chiesa gotica vennero mantenute le formelle con le storie dei martiri, sistemandole sull’architrave del portale di ingresso. Fu dotata di nuove suppellettili tra Ottocento e Novecento; usata per scopi militari durante la Prima guerra mondiale, venne officiata negli anni a venire unicamente per svolgere la messa a suffragio dei fondatori, una volta sconsacrata è stata utilizzata per scopi diversi. 
Quando nella metà degli anni Ottanta l’immobile è tornato nella disponibilità dell’ente, lo stesso è stato riconsegnato in grave stato di degrado derivante in parte da vetustà e mancati interventi di manutenzione, ma ancor più da un uso non consono al prestigio dell’immobile e al ruolo svolto sin dalla sua costruzione.
La destinazione a cantina, deposito e in ultimo a palestra ne aveva certamente svilito il prestigio determinando con la presenza di quadri svedesi, ganci e pertiche evidenti danni alle strutture interne ed agli stucchi.
Sin dal momento della ripresa in carico l’ente, mentre provvedeva ai primi interventi sulla copertura e sulle facciate laterali per evitare ulteriore degrado e possibili pericoli, cercava di individuare una possibile destinazione che lo restituisse alla Città con un funzione ed un ruolo confacenti anche tenendo conto della particolare ubicazione nella parte ”vecchia” della città.
Fu proprio alla fine degli anni Ottanta che, percependone il futuro interesse, il primo rettore Carlo Forbicioni, volle concludere l’acquisto dell’attiguo fondo che si prevedeva di poter utilizzare unitamente alla chiesa, possibilmente mettendolo in comunicazione con la chiesa stessa, con un evidente miglioramento della fruibilità degli spazi.
Nel 1992 il Centro di Formazione Professionale della Provincia di Arezzo individua nella chiesa dei santi Lorentino e Presentino l’edificio monumentale da inserire nel Corso di Catalogazione Beni Culturali risale uno studio al quale fa seguito nel 1994 la stampa di un contributo “Una Voce dimenticata: l’Oratorio dei santi Lorentino e Pergentino” che consente di ripercorrere la storia dell’edificio e ne ricostruisce gli arredi .
L’occasione del restauro e del recupero dell’immobile nasce nel corso dell’anno 2002 in occasione di un altro progetto significativo per l’attività culturale della Fraternita dei Laici: la Mostra sull’Ottocento e la collezione Bartolini, promossa dalla Fraternita in collaborazione con Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo, Banca Etruria e con il contributo di Inner Wheel, con il patrocinio della Soprintendenza di Arezzo, in programma dal prossimo 18 ottobre.
La mostra rappresenta per l’ente un altro momento importante poiché consente di rendere pubblico un rilevante lavoro di sistemazione, conservazione e valorizzazione di un fondo di disegni ed incisioni, rappresentativo dell’arte grafica dell’Ottocento Toscano, fondo al quale l’ente sta dedicando energie e risorse da oltre un decennio, con la direzione scientifica del dott. Carlo Sisi, direttore della Galleria d’arte Moderna di Palazzo Pitti, il coordinamento della dott.ssa Ersilia Agnolucci e della dott.ssa Isabella Droandi, con la collaborazione dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e della Soprintendenza di Arezzo. 
Per l’esposizione della collezione Ottocentesca e degli ulteriori pezzi ed opere d’arte che andranno a corredare la mostra curata dal dott. Carlo Sisi, in un primo momento, si era rivolta l’attenzione alle sedi istituzionali in cui generalmente vengono proposte le mostre cittadine.
Nel corso di una visita alla Chiesa dei Santi Lorentino e Pergentino, il curatore dott. Sisi, rimasto colpito dalla particolarità dello spazio lo propose al Magistrato come possibile sede per la mostra sull’Ottocento Toscano e la Collezione Bartolini.
L’opportunità di poter recuperare l’immobile consacrandolo ad una funzione culturale importante per la Città, alla ricerca di nuovi spazi per iniziative espositive e culturali ha trovato l’immediata adesione del primo rettore in carica, dott. Abramo Guerra e del Magistrato.
In breve tempo, grazie alla disponibilità del personale dell’ente che nelle persone del geom Baldoni ed arch. Sancarlo, ha curato la redazione ed attuazione del progetto, è stato possibile realizzare il recupero di un immobile significativo per la storia della Fraternita dei Laici e della Città, inaugurandolo, tra l’altro, con un importante progetto dell’ente stesso, con l’obiettivo di renderlo disponibile alla Città come un nuovo luogo per esposizioni, conferenze, iniziative musicali e altre iniziative culturali.
Un ringraziamento particolare va al dott. Enrico Bondi, a Fondiaria-Sai ed a Coingas che con sensibilità verso la Fraternita dei Laici e verso la Città hanno contribuito al recupero dell’immobile.

Studio Torricelli

Inizio pagina | Home | Archivio  Motori di Ricerca Links  mail

Autorizzazione del Tribunale di Roma n 524/2001 del 4/12/2001 Agenzia di Stampa a periodicità Settimanale