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ENTE PARCO NAZIONALE ARCIPELAGO TOSCANO
A CAPRAIA SI STUDIANO I MUFLONI
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Va avanti il progetto di studio dei mufloni promosso dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e iniziato a metà giugno con il censimento effettuato all’Isola d’Elba e a Capraia.
Nella mattinata di venerdì 25 luglio, a Capraia, sono stati catturati per mezzo di specifiche reti due esemplari di mufloni. Si tratta del primo intervento di questo tipo messo in atto da parte dell’Ente Parco. La battuta si è svolta alle prime ore dell’alba nella zona nord dell’Isola, dove è stata localizzata la popolazione dei mufloni. L’iniziativa, coordinata dalla biologa del Parco Francesca Giannini, si è svolta con la collaborazione dei Servizi di Tutela della Fauna e della Flora della Provincia di Torino, diretti dal Dr. Gianfranco Righero, che hanno messo a disposizione il materiale e le strumentazioni idonee per le catture. Oltre agli agenti faunistici ambientali della Provincia di Torino hanno preso parte alla battuta gli agenti del Corpo Forestale dello Stato, le Guardie Ambientali Volontarie della Provincia di Livorno e il Dr. Ferroglio, Ricercatore dell’Università di Torino.
Una volta avvenuta la cattura, ai due ungulati sono state rilevate le caratteristiche morfologiche e le condizioni sanitarie per poi essere marcati e liberati. Lo scopo è quello di effettuare un’analisi a campione della popolazione e di raccogliere così una banca dati più completa possibile.
“Crediamo e abbiamo investito molto in questo progetto – ha detto il Commissario del Parco Ruggero Barbetti – poiché il monitoraggio della popolazione dei mufloni è indispensabile per valutare ogni possibile intervento nel loro habitat.”
Gli obiettivi generali del piano sperimentale di gestione, curato dalla Dr. Giannini, sono innanzitutto, l’approfondimento della conoscenza sull’ecologia ed etologia della specie. In bibliografia sono estremamente scarse le notizie sulle popolazioni di mufloni di ambienti mediterranei. Indicazioni importanti, ai fini della realizzazione di corretti piani di gestione, derivano non solo dalla conoscenza di tutta la serie di parametri demografici, ma anche dei comportamenti riproduttivi, spettri alimentari, selezione di habitat, fattori limitanti, ecc. Per l’acquisizione di tali informazioni è necessario iniziare attività di ricerca e monitoraggio a lunga scadenza. In secondo luogo, il monitoraggio delle interferenze con attività umane e zootecniche, sistemi di controllo e miglioramenti ambientali. Uno dei principali problemi che la presenza di popolazioni di ungulati, su territori comunque antropizzati, è l’inevitabile “contatto” che si crea tra le attività umane e gli animali. Tali fenomeni vengono ulteriormente accentuati da particolari caratteristiche vegetazionali o da temporanee aggregazioni di numerosi animali in determinate stagioni. Possibili interazioni devono essere costantemente monitorate al fine di definire adeguati sistemi di prevenzione o eventuali forme di controllo numerico sulla popolazione. Infine, la comunicazione, promozione e didattica delle attività svolte. Gli interventi di gestione sulla fauna non possono prescindere dal considerare prioritari gli aspetti relativi alla divulgazione. Tale aspetto può essere garantito anche dalla promozione di attività didattiche, ai fini di una maggiore diffusione e partecipazione dell’opinione pubblica. E’ necessario inoltre, proprio per le particolari caratteristiche delle popolazioni oggetto di intervento, concordare con gli altri Enti afferenti al territorio strategie comuni.
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