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ENTE PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E
VALLO DI DIANO
PIANO DEL PARCO: osservazioni e proposte
Incontri istituzionali per l’approvazione del Piano del Parco.
www.pncvd.it
Il 14 luglio alle ore 17,30 presso la Sala San Giorgio di Novi Velia inizia la serie di incontri istituzionali per accompagnare la fase alle osservazioni al Piano del Parco. Il Prof. Gambino coordinatore del Piano e i Consiglieri dell’Ente incontrano le Associazioni e Comitati Interprofessionali della Provincia di Salerno per un approfondimento tecnico sugli indirizzi e previsioni del piano del Parco. Il 15 c.m. alle ore 9,30 sempre alla Sala San Giorgio l’incontro con le Comunità Montane e il Corpo Forestale dello Stato. Seguirà l’incontro con le Associazioni di Categoria, le OO.SS., con le due Soprintendenze, con l’ATO e le Autorità di Bacino competenti per territorio oltre alle altre istituzioni che hanno sottoscritto il PATTO AMBIENTALE del Parco.
Parte quindi la delicata fase di accompagnamento istituzionale al complesso e ambizioso processo di pianificazione che il Cilento e Vallo di Diano ha avviato a partire dal 20.12.2000 quando il Consiglio Direttivo dell’Ente con provvedimento n° 101 prendeva atto degli elaborati del piano e della ultimazione della fase elaborativa riservandosi qualsiasi discussione di merito all’acquisizione del parere della Comunità del Parco.
Lunga fase di concertazione, quasi tre anni, con incontri istituzionali e con gli attori locali per poter approfondire, condividere, modificare e approvare lo strumento di pianificazione unitario per il futuro dell’area protetta.
Una grande conquista delle realtà locali che con grande senso di responsabilità hanno saputo affrontare la sfida di una pianificazione complessa ed innovativa nei contenuti quanto nelle finalità.
Compete infatti al piano ai sensi dell’art. 12 della legge quadro sulle aree protette:
a) organizzazione generale del territorio e sua articolazione in aree o parti caratterizzate da forme differenziate di uso, godimento e tutela;
b) vincoli, destinazioni di uso pubblico o privato e norme di attuazione relative con riferimento alle varie aree o parti del piano
c) sistemi di accessibilità veicolare e pedonale con particolare riguardo ai percorsi, accessi e strutture riservati ai disabili, ai portatori di handicap e agli anziani;
d) sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la funzione sociale del parco, musei, centri di visite, uffici informativi, aree di campeggio, attività agro-turistiche;
e) indirizzi e criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull'ambiente naturale in genere.
Il piano nella sua elaborazione e definizione ha visto una riduzione della superficie dell’area protetta anche a fronte di alcune importanti ampliamenti come nel caso delle grotte di Pertosa che vedono, a piano approvato, l’ingresso tra i Comuni del Parco dello stesso Comune di Pertosa passando dagli attuali 80 ad 81 comuni oltre ai 15 Comuni delle aree contigue.
La superficie a massima tutela (zona A) è pari a circa l’8,8 % del territorio nel mentre si registra un dato estremamente curioso, pur essendo l’area protetta più “antropizzata” d’Italia le aree di promozione economica e sociale di sviluppo ed integrazione abitativa (zone D) non superano il 4,3% del territorio. Questo significa che il futuro dell’area protetta si concentra sulle aree (zone B e C pari all’86,9%) dove sono consentite le utilizzazioni produttive tradizionali, la realizzazione delle infrastrutture strettamente necessarie, nonché interventi di gestione delle risorse naturali a cura dell'ente parco. In questi territori sono ammesse opere di manutenzione delle opere esistenti, e in armonia con le finalità istitutive ed in conformità ai criteri generali fissati dall'Ente parco, possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali nonché di pesca e raccolta di prodotti naturali. In queste aree è incoraggiata la produzione artigianale di qualità e le produzioni tipiche. In pratica quelle aree che caratterizzano il patrimonio più importante del Cilento e Vallo di Diano rappresentato dal “paesaggio culturale” matrice e cardine degli indirizzi del piano e per il quale il Parco è inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Alla aree D, di competenza dei Comuni fa riferimento la promozione economica e sociale. In queste aree sono consentite attività compatibili e finalizzate al miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori.
Il piano, per la estensione del territorio ( 320 mila ettari con le aree contigue) pari alla superficie della Regione Valle D’Aosta, non poteva non essere un piano di indirizzi a “scala vasta” basato su una approfondita analisi tecnica-economica sviluppata dai più importanti esperti italiani in materia. Un piano in progress elaborato con le più moderne tecnologie informatiche (GIS) costantemente aggiornabile e revisionabile ma soprattutto coerente con le vocazioni e potenzialità del territorio garantendo un indirizzo di gestione compatibile con le risorse naturali e culturali.
Di rilevante interesse il livello di coopianificazione sviluppato con la Provincia di Salerno con la quale è stato sottoscritto apposito accordo di collaborazione in relazione all’integrazione del piano del parco con il piano di coordinamento provinciale e la Regione Campania per gli aspetti legati alle linee guida di pianificazione regionale oltre che al rilevante contributo delle Soprintendenze e delle Autorità di Bacino che all’epoca della formazioni del piano avevano in corso la redazione dei piani di bancino.
Il piano del parco permetterà di superare le misure di salvaguardia attualmente vigenti e che in alcuni casi hanno determinato evidenti complessità gestionali tanto da richiedere specifiche interpretazioni e deroghe ministeriali. Questo superamento permetterà una più oculata azione di indirizzo e gestione oltre che la certezza per il cittadino del rispetto delle norme compatibili con le vocazioni del territorio.
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