Anno 2 Numero 51 Mercoledì 26.03.03 ore 23.45 |
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Direttore Responsabile Guido Donati |
Gianlucaarcopinto presenta
una produzione AXELOTIL FILM
piovono mucche
un film di Luca Vendruscolo
uscita 28 marzo - Premio Solinas 1996- presentato al TORINOFILMFESTIVAL Concorso Internazionale Lungometraggi
alcune notizie
Per saperne di più:www.eypd2003.org - www.edf-feph.org -www.minwelfare.it – www.piovonomucche.it cast tecnico
cast artistico
piovono mucche Un criminale tetraplegico, una seduttrice in carrozzina, un camionista sclerotico, un giullare ipovedente e un folletto spastico. Più altri portatori di handicap e capi bizzosi e obiettori cinici e volontarie sexy. E’ la comunità Ismaele, alla periferia di Roma. Precettati dal Ministero, ci capitano alcuni ragazzi, tra cui Matteo, per svolgere il servizio civile. Sarà un’occasione per misurarsi con la vita, ma anche l’ultima possibilità di vivere spensieratamente una seconda adolescenza. i personaggi Nel gruppo degli obiettori ci sono quelli come Mercalli e Moretti, che avendo già esperienze nel volontariato sanno come scansare isterie e ideologie. Quelli come Corrado, forte della sua laurea in filosofia, in comunità per mettere alla prova il suo karma. E quelli come Matteo, il nostro protagonista, che vive dapprima il rifiuto e poi la totale identificazione che può portare all’esplosione. Insieme batteranno prima la strada del sotterfugio e della fuga sotterranea ai doveri, poi quella di una effimera ma meravigliosa piccola fallimentare rivoluzione. Contro di loro Flora, la responsabile degli obiettori, donnone in carrozzina, cinica e spregiudicata, abituata a scoprire anche i più piccoli inganni dei "suoi" obiettori. E Rodovalerio, il potente Vicepresidente, necessariamente sbrigativo, per cui tutti, obiettori e volontari, disabili e casi umani, sono gli elementi di una partita doppia dell’assistenza i cui conti far quadrare a fine mese. Sopra tutti don Anselmo, bizzoso e autoritario fondatore, prete guerrigliero visionario alle prese con troppe promesse e troppe aspettative. Ma i veri protagonisti sono i disabili. Nessuno di loro purtroppo aderisce allo stereotipo dell’handicappato buono e sensibile, triste, pensoso. Renato è un criminale che un incidente ha reso tetraplegico ma che giorno per giorno dimostra che la sua antica fibra prevaricatrice non è stata affatto piegata. Franco è un ex-camionista colpito da una fatale e terribile malattia, burbero, generoso, sporcaccione, ma capace di piangere vedendo per l’ennesima volta Pretty Woman. E le ragazze disabili. Beatrice, bella e altera, che per ogni obiettore sedotto e abbandonato aggiunge una tacca sulla sua carrozzina. Nadia, emancipata e consapevole, non vuole pietismi e si impegna nel lavoro. E Lela, adorabile sfinge adolescente, che si esprime indicando una ad una le lettere del suo mondo interiore al paziente obiettore di turno, il quale non può non cadere vittima dei suoi muti occhi verdi e del suo bianco sorriso. Un anno di fatiche sul filo del rasoio, tra esilaranti fughe in pulmino ed esecrabili prove di immaturità, le cui conseguenze potrebbero essere fatali e che solo per caso si risolvono sempre per il meglio. Fino all’ultimo giorno, in cui sei fuori, e qualcosa già ti manca. il film Credo che l’idea base di Piovono Mucche sia stata quella di raccontare i personaggi disabili come persone non determinate dal loro handicap. Di solito l’handicap costituisce la caratteristica essenziale del personaggio. Credo che i miei personaggi abbiano tanti altri problemi e caratteristiche e poi siano anche disabili. Ma per raccontarli così bisognava superare le barriere di pudore che ci sono intorno alla disabilità. Non ce l’avrei mai fatta se non avessi convissuto per un anno con quelli che sono poi stati i miei attori, imparando da loro stessi a rapportarmi con leggerezza all’handicap. Nell’arco di un anno ho imparato che non serve conoscere teorie sulle varie forme di malattia o di disabilità: non è la patologia che descrive la persona. Ho imparato che ci sono infiniti "stili" diversi nell’essere disabile. Ci sono persone la cui personalità sembra determinata al novanta per cento dall’handicap e persone con handicap più gravi che ti fanno scordare di esserlo, fin dal primo momento. Poi, ed è un momento cruciale, scopri che i disabili non sono come li ha raccontati il cinema. Per chi si era nutrito del cliché del disabile "buono e pensoso" oppure "incazzato con il mondo" questo è un equivoco in cui si cade facilmente. Poi scopri che siamo tutti un po’ disabili. L’ultimo giorno scopri anche quanto è difficile andare via dal luogo in cui hai cercato di non passare un’ora più del dovuto per un intero anno. E anche per questo ci fai un film. il set I disabili sono stati attori infaticabili, generosi e spesso meno capricciosi dei professionisti (escluso forse Marcello Sanna, il quale ha proprio tutti i pregi e i difetti di un professionista). Una delle cose che ho aspettato con maggiore gioia (e che poi mi sono gustato poco perché avevo troppe cose da fare) era poter spiare i ragazzi della comunità mentre venivano trattati da attori professionisti. Domenico al trucco, Marcello alla prova costumi… non si può immaginare quanto può essere faticoso far provare cento vestiti diversi a una persona che non può vestirsi da sola, anzi, cui è difficile far indossare qualunque vestito e richiede tutta una tecnica speciale. Per questo è stato importante che tutti i professionisti coinvolti fossero dotati di quella carica umana speciale che ti fa apprezzare un momento del genere. Non dico che siano rari, ma esistono molte persone che a buon diritto si sarebbero spazientite. la sceneggiatura Circa un anno dopo la fine del servizio cominciai a ricontattare alcuni obiettori con cui c’era stata la maggiore intesa e a coinvolgerli in una difficoltosa opera di scrittura. La prima difficoltà consisteva nella montagna di materiale disponibile: se ne potevano fare cinque film. Poi nella eterogeneità dei punti di vista: ognuno aveva vissuto l’esperienza partendo da punti di vista e precedenti diversi e sorprendendosi di cose diverse. Io ero quello più spaesato e decidemmo che poteva essere un buon punto di partenza: il pubblico si sarebbe sentito molto spaesato in un posto simile. Le nostre caratteristiche sono finite mescolate e ricomposte nei vari personaggi. Dopo il Premio Solinas e alcuni altri riconoscimenti, sono intervenuti due sceneggiatori professionisti, Mattia Torre e Massimo De Lorenzo. Anche loro erano stati obiettori di coscienza, ma in realtà completamente diverse e meno di frontiera. Il loro sguardo esterno è stato determinante, soprattutto nell’ultima fase di scrittura, che per motivi di costi e di opportunità narrativa ho finito per tagliare interi episodi a cui eravamo molto affezionati . Un concetto che ci ha guidato durante la scrittura è stato sicuramente quello della ingiudicabilità. Non volevamo esprimere giudizi sui comportamenti. Il tema del film credo che sia la difficoltà della convivenza e per noi tutti i personaggi hanno ragione di fare quello che fanno, perfino i più antipatici, perché dietro ogni verità ce n’è una più profonda.la comunità Un ringraziamento speciale credo vada alla Comunità Capodarco. La disponibilità nella realizzazione del film è stata totale, anche se i ritmi e le necessità di una lavorazione hanno comportato una serie di stravolgimenti della già difficile organizzazione del quotidiano. Il mio ringraziamento a loro è anche personale, perché l’esperienza della comunità mi ha cambiato la vita, sicuramente in meglio. gli attori Tutti gli attori sono stati bravissimi, ma credo che una speciale menzione vada a Franco Ravera. La sua interpretazione di Franco mi faceva scordare, al montaggio, che non avevo a che fare con un vero disabile. Spesso mi ritrovavo a pensare a lui come a una persona reale e a emozionarmi per quanto era stata generosa nonostante la terribile malattia. E poi improvvisamente mi ricordavo che era un attore e che la sua generosità, veramente grande, era quella professionale. i comunitari Un tema a cui tenevo particolarmente era la sessualità delle persone disabili. Volevo rappresentarlo per quel poco che ne sapevo e cioè che spesso tutto avviene con grande semplicità, esattamente come per tutti gli altri. La verità e anche una certa crudezza erano indispensabili. Anche innamorarsi di una persona disabile è una cosa che succede con grande facilità. Forse un discorso a parte sono i veri legami duraturi. Sposare una persona disabile è un atto di grande responsabilità perché la persona disabile deve poter contare due volte sul coniuge non disabile. Però posso dire, anche se nel film non se ne parla, che è una cosa che succede di continuo e le coppie di questo tipo che conosco sono tanto solide quanto tutte le altre. la commedia La chiave di commedia credo sia stata la scelta più giusta che si poteva fare. Qualcuno mi ha accusato di non aver rappresentato l’aspetto vero della durezza di una condizione esistenziale di minorità ed emarginazione. Io non nego che quella condizione esista, ma è già stata rappresentata e mi sembra terribile che debba essere l’unica chiave in cui raccontare persone che sanno divertirsi e essere leggere. Del resto in un anno ho avuto molti scambi seri, ma la frase "Tu non sai cosa vuol dire essere disabili, non potersi alzare la mattina da soli, dipendere dagli altri in tutto ecc…" non mi è mai stata rivolta da nessuno. Forse perché erano tutti più impegnati a risolvere altri problemi (quelli di tutti, il lavoro, i sentimenti, la convivenza) o a crearne di originali. gli obiettori La condizione dell’obiettore è veramente paradossale: hai un sacco di responsabilità ma nessuna libertà; sei fondamentale ma non conti nulla; per un anno sei un punto di riferimento, ma tutti sanno che da un giorno all’altro sparirai; sai che l’esperienza finirà, ma proprio per questo vuoi viverla al cento per cento. Per esempio "l’ostruzionismo duttile" è un concetto strano, ma chi ha vissuto in realtà simili sa cosa vuol dire. Sa quanto è difficile accettare di avere dei limiti laddove sei indotto a trasformare tutto in un’esperienza totalizzante. Più che dagli altri devi difenderti da te stesso. Un altro tema che ci stava a cuore era quello di rappresentare una generazione di giovani che per una volta non sono insicuri, codardi e non sanno quello che vogliono. Che non riescano ad ottenerlo è un’altra faccenda. Mi piaceva che non si tirassero indietro, che non si fermassero al primo livello. Anche il più cinico e infingardo dei nostri obiettori non ha alcun problema con l’handicap in quanto tale. Ci tenevo più a rappresentare i diversi "stili" dell’aiuto, piuttosto che la difficoltà di fare il primo passo. In questo senso la scena della "cacca" è cruciale: se puoi sentirti in grado di fare ciò che fa il protagonista con l’emozione che ci mette allora puoi entrare nella storia. E nella comunità Ismaele. il servizio civile Sogno che molte persone credano alla lettera a ciò che cerco di raccontare e cioè che una vita del genere, anche per un periodo limitato, possa essere una esperienza esaltante e siano indotti a sperimentarla. Ammetto che è ancora più bello quando come nel mio caso vi si è costretti. Purtroppo, ed è strano che sia io a dirlo, i tempi cambieranno inevitabilmente. Mi piacerebbe una forma di servizio civile obbligatorio, ma non lo si può neanche ipotizzare. Ti fa rendere conto che esiste un fronte interno nella nostra società, che è quello dell’emarginazione, e che essere "soldati" su questo fronte interno è un modo per crescere nel senso di identità collettiva, di cose per cui vale la pena combattere. Luca Vendruscolo luca vendruscolo Nasce a Udine nel 1966. Si diploma in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia. Ha lavorato come sceneggiatore per alcune fiction televisive e ha collaborato alla regia del lungometraggio "Piccole Anime" di Giacomo Ciarrapico e al cortometraggio "Dentro e Fuori" di Giacomo Ciarrapico, Sacher d’Oro 2001 Prima di Piovono mucche suo primo lungometraggio, gira il cortometraggio Renato nel 1997 Scrive le sceneggiature di Piovono Mucche – scritto con Filippo Bellizzi, Marco Damilano, Marco Marafini – Premio Solinas 1996 – Premio Solinas per il soggetto 1996 – Premio del Dipartimento dello Spettacolo 1997 – Workshop "Equinoxe" Bordeaux 1997; Per tutto il tempo che ci resta – scritto con Laura Sabatino e Vincenzo Terracciano, regia di Vincenzo Terracciano – 1994. alessandro tiberi Attore sia di teatro che di cinema, lavora anche come doppiatore. A teatro: Quando il marito va a caccia di G. Feydeau compagnia di G. Tedeschi 96/98; La Partitella di G. Manfridi, regia di P. Maccarinelli 97/98; Cirano, regia di R. Cavallo compagnia L’ippogrifo (‘98/’99); Elettra di Sofocle, regia di W. Pagliaro compagnia M. Esedra (’99); Le relazioni pericolose, regia di R. Cavallo compagnia L’ippogrifo (‘99/’00); Crack di F. Bertini, regia di D. Cecchini (2002). Al cinema: Ultra di Ricky Tognazzi; Nuvole in viaggio di Peter Del Monte; Ascolta la canzone del vento di M. Petrucci; The House of Chicken di P. Sussi scritto e interpretato. Ha scritto e interpretato i seguenti cortometraggi: Interregno di P. Sussi (2000); Devid Swan di P. Sussi (2000). Ha lavorato anche in altri cortometraggi: Stoss di P. Sussi (’99); Forse si, Forse no di S. Chiantini, prodotto da G. Arcopinto; Natura Morta di C. Civitillo, prodotto dalla Scuola Nazionale di Cinema di Berlino. massimo de lorenzo Nasce a Reggio Calabria nel 1968. Si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia (1992). Segue un Seminario con Dominic De Fazio e un seminario con Dario Fo. A teatro: In alto mare, regia Csilla Pentek; Le nuvole regia Vincenzo Zingaro, Socrate una questione morale regia Cesare Apolito, Ubu re, regia Armando Pugliese, Scuola Romana, regia P. Maccarinelli; Io non c’entro regia Giacomo Ciarrapico; La locandiera regia M. Anacleto, Tutto a posto, regia Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre; La famiglia dell’antiquario regia F. Albanese, Piccole anime regia Giacomo Ciarrapico, Il servitore di due padroni, regia F. Albanese; Un incidente di percorso, regia Marcello Cotugno, Il bugiardo, regia M. Anacleto e F. Albanese, L’ufficio regia Giacomo Ciarrapico. Al cinema e in tv: Il ladro di bambini di Gianni Amelio; Se non avessi l’amore, regia Leandro Castellani; Al lupo al lupo di Carlo Verdone; Il caso Ferramonti di Gabriella Gabrielli; Perdiamoci di vista di regia Carlo Verdone; De generazione di Alberto Taraglio; Bidoni di Felice Farina; Peggio di così si muore di Marcello Cesena; Viaggi di nozze di Carlo Verdone; Marianna Ucria di Roberto Faenza; Per tutto il tempo che ci resta di Vincenzo Terracciano; Storie di Gigi 2 dei Fratelli Mazzieri; Interferenze di Cesar A. Meneghetti ed Elisabetta Pandimiglio; Non mi basta il successo più di Massimo De Lorenzo; Piccole anime di Giacomo Ciarrapico; Un medico di famiglia di Riccardo Donna; Ias investigatore allo sbaraglio di Giorgio Molteni; Denti di Gabriele Salvatores; Il terzo segreto di Fatima di Alfredo Pejretti, Dentro e fuori regia Giacomo Ciarrapico; Eccomi qua di Giacomo Ciarrapico. luca amorosino Nel 1995 si laurea in Scienze umanistiche, specializzandosi l’anno successivo in Arti e scienze dello spettacolo. Dal 1990 al 1994 segue il corso triennale di formazione per attori e registi di Beatrice Bracco; nel 1997 segue un corso semestrale per attori e registi alla Università 'Trinity College' di Dublino e nel 1998 un Corso di specializzazione sull'uso della maschera tradizionale di commedia dell'arte della scuola Sthreleriana. Come attore esordisce in televisione nel 1987 come protagonista del film , Cuore di ladro per RAI 2. Seguono: Classe di ferro; Classe di ferro II; Quelli della speciale regia di Bruno Corbucci (Italia1- 1988-1993). A teatro, tra il 1995 e il 2002 è interprete di spettacoli di commedia dell'arte a Roma e in tournée in Italia e all’estero con Il servitore di due padroni; La piazza universale; Il bugiardo. Tra il 1996 e il 2000 è Interprete di testi teatrali moderni: Guardiani di porci; Natale in piazza; Hanno sequestrato il Papa; La rivolta dei giocattoli; Il G.G.G. Al cinema: Piovono mucche di Luca Vendruscolo; Eccomi qua di Giacomo Ciarrapico. Si è occupato, inoltre, del progetto e realizzazione della rassegna teatrale Teatro in Musical sponsorizzato dal "Banco Ambrosiano Veneto" (1997); del progetto, realizzazione e conduzione della trasmissione radiofonica "Kinder Radio" per Radio-Radio FM 89.3 (1998); del progetto di spettacolo per bambini I Love You Bambolina a Dublino (1999); della realizzazione e regia di Natale di Piazza di Henry Gheon; del progetto e regia dello spettacolo teatrale Oggi, per l’Istituto Tecnico per il Turismo Sthendal di Roma (2000), del progetto del laboratorio teatrale Chi è di scena (2001), della regia teatrale e digitale dello spettacolo Io e mia madre. Attualmente si sta occupando, tra l’altro, delle riprese e regia per il film documentario I ragazzi del Girasole; della scrittura della sceneggiatura per il cartoon movie I love you Bambolina; ideazione e ricerca stilistica per 'strisce animate' progettate per i cellulari di nuova generazione; soggetto-regia e interpretazione de La flappa aprile 2003, ideazione e regia I bambini e gli Anziani del II° municipio di Roma. andrea sartoretti Nasce a New York; segue lo stage di biomeccanica tenuto da Gennadi Bogdanov; lo stage all’Ecole Internationale de Mimodrame de Paris Marcel Marceau e nel 1994/96 si diploma al corso di recitazione del "Laboratorio Cinema ’87" di Roma. A teatro interpreta: La locandiera di Carlo Goldoni, regia di Marinella Anaclerio e Flavio Albanese (2000/01); L’ufficio di Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre regia di Giacomo Ciarrapico (2001); Tutto a posto di Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre per la regia di Giacomo Ciarrapico (1997-2000); Piccole Anime di Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, regia di Giacomo Ciarrapico (1998); Spetacle de Mime regia di Laurent Clairet, Parigi, Teatro del Centre Internationale d’Action Culturelle de Mimodrame (1996); Sesso droga e rock’n’roll di Eric Bogosian, regia di A. Pondi (1996); Una donna in casa di A. Pondi e R. Irrera, regia di A. Pondi; Io non c’entro di Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, regia di Giacomo Ciarrapico (1995/6); Dinner Party di Pier Vittorio Tondelli, regia di A. Pondi (1995) Al cinema è protagonista di Eccomi qua di Giacomo Ciarrapico (2001); di Piovono Mucche di Luca Vendruscolo (2001);Piccole Anime di Giacomo Ciarrapico (1998). Nel 1996/97 lavora in numerosi cortometraggi: L’età incerta regia di F. Munzi; Nuoce gravemente alla salute regia di D. De Plano; Amore interattivo regia di D. De Plano; L’equilibrio regia di A. Canitano; Una sorpresa per Luca regia di Raffaella Cori. In televisione: Il terzo segreto di Fatima regia di A. Peyretti – Rai1; Le strade segrete regia di C. Sestieri – Rai2 (1998); Rei do gado regia di Emilio Costabile Di Biasi, Rete Globo Sat, Brasile (1997). mattia torre Diplomatosi nel 1991 in Lettere e filosofie presso l’Accademia di Clermont-Ferrand, Francia, nel 1992 s’iscrive alla facaltà di Sociologia (indirizzo socio-antropologico e dello sviluppo) presso l’Università degli Studi La Sapienza, Roma. Segue nel 1996 un seminario di Leo Benvenuti "Lezioni di sceneggiatura". La sua abituale attività è quella di sceneggiatore e autore. Piovono mucche è la sua seconda esperienza come attore, dopo il ruolo da protagonista in Piccole Anime di Giacomo Ciarrapico (1998) di cui è anche coautore e cosceneggiatore. Per il cinema è stato inoltre autore del soggetto e della sceneggiatura di Play off, cortomettraggio diretto da Arianna dell’Arti. (2001). A teatro è co-autore delle commedie Io non c’entro (1995), Tutto a posto (1997), Piccole Anime (1998); L’ufficio (2001) tutte per la regia di Giacomo Ciarrapico. In televisione: sceneggiatore (concept + 10 episodi) di Baldini e Simoni situation comedy prodotta per Rai2 da Pixel e Raicinemafiction (in onda sett.’99); dialoghista (14 episodi) di Cuori Rubati fiction prodotta per Rai2, Grundy production (2002).nNel 1998 è Curatore del libro Giovani Nuvole e Streghe Cattive, nove racconti dal Carcere di Rebibbia, Fratelli Palombi Editore (Associazione Ora d’Aria e Assessorato alle Politiche Culturali, Comune di Roma); nel 2000 pubblica Faleminderit, aprile ’99, in Albania durante la guerra, Edizioni Memoranda (presentazione a Roma, Genova, Massa Carrara). Inoltre è stato nel 1999 cooperante volontario nel progetto Emergenza Profughi (Ics e Arcs) presso le popolazioni kosovare rifugiate in Albania durante la guerra in Kosovo e nel 2000 Animatore del laboratorio La scrittura creativa tenuto presso il Carcere femminile di Rebibbia, Roma (Associazione Ora d’Aria, Assessorato alle Politiche Culturali, Comune di Roma). barbara bonanni Esordisce a teatro nel 1998 con Voglia matta anni 60, regia di Attilio Corsini e Usami, regia di Stefano Messina. Segue I newyorkesi, regia di Attilio Corsini. Al momento è in scena con Barbara scritto e diretto da Angelo Orlando. In televisione: Indagine al miscroscopio di Francesco Lazzotti (1999), La squadra di Claudio Norza (2000), Valeria medico legale di Francesco Lazzotti (2000), Un posto al sole (2001/02), Doppio agguato di Renato De Maria. Al cinema, oltre a Piovono mucche, ha lavorato in Paz (2001).
Inizia la carriera di attore recitando nella compagnia filodrammatica di Aqui Terme "Gli Spicchi". E’ protagonista dal 1987 al 1993 nei seguenti spettacoli filodrammatici: Non tutti i ladri vengono per nuocere di Dario Fo, Sganarello, il cornuto immaginario di Molière, Il re muore di Ionesco. Con la compagnia "La soffitta" di Ovada recita nei seguenti spettacoli: Appuntamento in Nero di Israel Horowitz, Il bicchiere della staffa di Harold Pinter. Frequenta Seminari di Massimo Mesciulam, Fabrizio Contri e Valerio Binasco. A teatro recita, tra l’altro, nella Compagnia del Teatro Stabile di Genova e in quella del Teatro della Tosse: Re Cervo di Carlo Gozzi, regia di Valerio Binasco (1995), Io di Labiche, regia di Benno Besson (1995), Ivanov di Cechov Marco Sciaccaluga (1995), Inferno Inferni , regia di Tonino Conte (1996), Sogni di una notte di mezza estate regia di Tonino Conte (1997), Un mese in campagna, regia di Marco Sciaccaluga (1997), Le False confidenze regia di Marco Sciaccaluga (1998), L'Annaspo regia di Cristina Pezzoli (1999), Natalia , regia di Valerio Binasco (1999), Lo storpio di Inshmaan, regia di Marco Sciaccaluga (1999), Il gabbiano regia di Valerio Binasco (2001), Da lontano vi uccidono coll’onda Cristina Pezzoli (2001), Edipo Re, regia di Massimo Mesculan. Al cinema: Il partigiano Johnny M. Chiesa (1999), Due amici di S. Scimone e F. Frameli (2001) In televisione: Love And War In The Appeninnes (TV USA) di J.K. Harrison (2000), Lupo Mannaro di A. Tibaldi (2000), Distretto di polizia di Monica Vullo (2002), Don Matteo3 di Andrea Bargini (2003), Carabinieri 2 di Raffaele Mertez (2003).
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