Anno 2 Numero 60 Mercoledì 28.05.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 


Via Reggio Emilia 54 – 00198 Roma

 

 TONY CRAGG

 

SALE PANORAMA

CECILY BROWN

 

SIMON STARLING

 

GALLERIA VETRATA

 SISSI

 

NOTIZIE UTILI:

Durata mostre: 7 giugno – 7 settembre 2003

Orario del Macro: da martedì a domenica 9.00 – 19.00; festività  9.00 -14.00; (lunedì chiuso)

Biglietto d'ingresso cumulativo: intero € 5,20 ridotto € 4,20. Gratuito fino ai 18 anni e oltre i 65.

Informazioni: 06-67107900 – Fax: 06-8554090 - macro@comune.roma.it   

www.comune.roma.it/macro, www.electaweb.com

Servizi al pubblico: bookshop, caffetteria, mediateca, postazioni multimediali.

 

Dopo la coinvolgente inaugurazione delle mostre di Andreas Gursky e Michal Rovner presso la sede espositiva del MACRO al Mattatoio , la stagione espositiva prosegue nella sede di via Reggio Emilia con tre mostre che vedono uno dei massimi esponenti della contemporaneità, Tony Cragg, accanto a tre giovani ma già affermati artisti: Cecily Brown, Simon Starling e Sissi.

 

TONY CRAGG

 

A Tony Cragg, uno dei massimi scultori contemporanei, sarà dedicata una grande mostra antologica che ripercorrerà gli ultimi dieci anni del lavoro dell’artista. Saranno esposte nelle sale del MACRO circa trenta opere, tutte centrate sul tema della trasparenza, che è uno dei caratteri distintivi della ricerca artistica dello scultore negli ultimi anni. I materiali utilizzati sono prevalentemente vetro, bronzo, legno, pietra colorata e cera. Il tema della trasparenza e l’impiego diversificato dei materiali  sottolinea come il cambiamento del materiale  possa influenzare la forma dell’oggetto.

Le opere di Cragg sono creature sensuali e poetiche, dense di vitalità e paradossi, caratterizzate da naturalezza e comprensibilità, che coinvolgono ogni spettatore in un dialogo diretto; commuovono chi le guarda perché il loro messaggio è elementare, reso ancora più vicino dalla sorpresa e dallo humour.

Sarà messo in evidenza anche il particolare metodo di lavoro di Tony Cragg, che abbina intuizione e ricerca ad un impulso creativo quasi ossessivo che lo porta a non accontentarsi di applicare un’idea scultorea una sola volta, sforzandosi invece (come avviene negli esperimenti scientifici) di verificarla attraverso una miriade di varianti, per esaurirne il maggior numero possibile di aspetti.  Sono sculture segnate dalla supremazia del visivo, dell’occhio sulla mano. Cragg infatti realizza personalmente il modello di ogni scultura e ne supervisiona l’esecuzione con una maniacale cura dei dettagli. Ovviamente, questo metodo contravviene al dogma dell’unicità della mano del genio, ma presenta un vantaggio fondamentale: l’artista può misurarsi con materiali il cui trattamento richiede l’aiuto di specialisti – come per esempio il vetro, o le più complesse fusioni metalliche a stampo.

Per l’occasione sarà pubblicato un catalogo illustrato, edizioni ELECTA, con il testo del curatore della mostra Danilo Eccher, alcuni interventi dello stesso artista e un’antologia di saggi scritti da quattordici critici d’arte.

 

SIMON STARLING

 

Simon Starling si presenta al MACRO con due progetti realizzati appositamente.

"Work, Made-Ready, In Light of Nature" è un’installazione costituita da oggetti già ricorrenti nel lavoro dell’artista, tra cui la sezione di una sedia e quella di una bicicletta,  messi in relazione con le opere del fotografo tedesco  Karl Blossfeldt, che tra il 1890 e il 1930 realizza e fotografa modelli botanici in bronzo. Gli elementi non utilizzati nella sezione  della sedia e della bicicletta vengono fusi e trasformati da Starling in forme che ricalcano la struttura delle piante di Blossfeldt. L’utilizzo della tecnica di fusione sottolinea ulteriormente il legame con il lavoro del fotografo tedesco che, con questo stesso procedimento, realizzava i suoi modelli botanici. Starling sceglie quattro vetrine di legno e vetro da lui realizzate per collocare gli oggetti  e  attivare tra essi un dialogo in cui coesistono naturalismo e tecnologia.

“Bridge” è un’installazione in cui Starling mette in relazione il legame tra il modello di bicicletta Pedersen, progettata intorno al 1890, e  il principio ingegneristico di Whipple-Murphy, utilizzato per la costruzione dei più importanti ponti in Europa e in America nella seconda metà dell’Ottocento. Il lavoro è realizzato attraverso la tecnica della fusione di una parte di bicicletta modello Pedersen di cui saranno presentati i due calchi posti frontalmente l’uno all’altro: l’ideale ponte in costruzione diventa così  un tributo all’innovazione ingegneristica della bicicletta.

 

Simon Starling esplora le differenti modalità per mezzo delle quali le “cose” sono identificabili e vengono classificate. I suoi progetti sono spesso il frutto di un processo di trasformazione da un oggetto o da un materiale ad un altro; è il caso della costruzione di una piccola barca mediante il legno di una vetrina dismessa di un museo o della replica dello stampo di una lattina di birra a partire da una sedia di metallo. Starling raramente crea un nuovo oggetto, preferendo piuttosto ripensarne uno già esistente attraverso un fare artigianale e un’attitudine amatoriale che ne sospendono la funzionalità.

Nato ad Epsom (Inghilterra) nel 1967 Simon Starling vive e lavora fra Glasgow e Berlino. Principali Mostre personali: Kakteenhaus, Portikus, Francoforte, 2002; Inverted Retrograde Theme, Casey Kaplan, New York, 2002; CMYK/RGB, FRAC Languedoc-Roussillon, Montpellier, 2001; Inverted Retrograde Theme, Rescue Rhododendron, Secession, Vienna e Neugerriemschneider, Berlino, 2001; Simon Starling, Camden Arts Centre, Londra, 2000; Le Jardin Suspendu, The Modern Institute, Glasgow, 1998. Tra le collettive Squatters, Museu Serralves, Porto, Museu de Arte Contemporanea, Porto, e Witte de With Contemporary Art Centre, Rotterdam, 2001; Silk Purse, Arnolfini, Bristol, 2001; If I Ruled the World, CCA, Glasgow, 2000; What If/Tänk om, Moderna Museet, Stoccolma, 2000; Manifesta 3, Ljubljana, 2000. 

Sarà pubblicato un catalogo illustrato, bilingue, edizioni ELECTA, con saggi del curatore  Gianfranco Maraniello, di Raimar Stange e un’intervista all’artista di Cristiana Perrella.

 

CECILY BROWN

 

Il MACRO organizza la prima personale italiana dell’artista inglese Cecily Brown, che presenta una serie di dieci guaches create appositamente per questa mostra, in cui rilegge, reinterpreta e capovolge con un tratto rapido e intenso la famosa serie di William Hogarth The Rake's Progress.

Accanto ad esse, la mostra propone una selezione dei suoi dipinti più recenti su tela e su lino, realizzati tra il 2001 e il 2002, in cui l’artista affronta con paesaggi e grandi scene di figura i temi centrali della sua ricerca: la sensualità della pittura e delle carni, le vicissitudini di paesaggi e corpi.

In Figures in a Landscape 1 del 2001 le figure emergono su un fondo indistinto, trattato con pennellate veloci e dense, secondo una modalità compositiva - che contraddistingue l’artista sin dagli esordi - che annega nella fitta materia pittorica e nell’acceso cromatismo i soggetti delle sue opere, fortemente legati alla sessualità e all’indagine sui ruoli dell’uomo e della donna. Al contrario, Black Painting 2 e These foolish things, entrambi del 2002, sono grandi dipinti di figure resi con una nitidezza rara nelle sue opere precedenti.

Le opere del 2001, Overbite, Bacchanal e Fracas, nascono dal nuovo interesse dell’artista per il paesaggio, significativa novità presentata per la prima volta in occasione della sua personale presso la Gagosian Gallery del 2002.

La mostra è completata dalla proiezione del film d’animazione Four Letter Heaven del 1995, lavoro realizzato con il montaggio di disegni ed acquarelli che già nel 1996 ha meritato successo internazionale, vincendo premi e riconoscimenti in numerose occasioni fra cui la menzione d’onore al Ann Arbour Film Festival, importante manifestazione per il cinema indipendente e sperimentale americano, fondato nel 1963 dalla Scuola d’Arte dell’Università del Michigan.

I dipinti di Cecily Brown, le loro metafore i loro simboli, rimuovono l’uomo dalla sua vecchia, privilegiata posizione percettiva basata sul potere, senza tuttavia trasformarlo in oggetto o vittima. Quella della Brown è un’arte di solidarietà sessuale, di complicità, che coinvolge l’uomo in un processo di inversione dei ruoli sino ad alterare la sua soggettività ma anche quella femminile. Al di là dell’indiscutibile qualità della sua pittura, il fine della sua ricerca risiede nell’analisi delle vicissitudini giocate dai ruoli: nell’azione di alternanza tra uomo e donna, nel tentativo di coprire la distanza che separa ognuno dalle parti sconosciute dell’altro per tornare poi a se stesso, le posizioni convenzionali dei due sessi diventano fluide. Le opere della Brown hanno bisogno di tempi lunghi di lettura, poiché i temi sono sopraffatti dalla materia pittorica: possiamo cercare di liberarli, seguendo lo sciamare e il brulicare dei colpi di pennello e immergendoci nelle superfici densamente stratificate che sfruttano, acuendone in maniera del tutto originale le caratteristiche, il territorio dell’Espressionismo Astratto.

Nata a Londra, vive e lavora a New York. Principali personali: Spectacle, Deitch Projects, New York, 1997; High Society, Deitch Project, New York, 1998; The Skin Game, Gagosian Gallery, Beverly Hills, 1999; Serenade, Victoria Miro Gallery, Londra, 1999; Cecily Brown, Gagosian Gallery, New York, 2000; Days Heaven, Contemporary  Fine Arts, Berlino, 2001.

La mostra è accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo bilingue (italiano/inglese), editore ELECTA, che, con un ricco corredo di immagini, garantisce una visione ad ampio raggio delle opere dell’artista degli ultimi tre anni; i saggi in catalogo sono di Danilo Eccher e Rosella Siligato.

 

SISSI

 

Il 6 giugno, insieme alla mostre di Tony Cragg, Simon Starling e Cecily Brown, il MACRO presenta, nella galleria vetrata,  la performance “T” dell’artista Sissi 

 

Si tratta della rappresentazione in cui l’artista si muove all’interno di un corpo cavo di gommapiuma rosa imprimendo un movimento alternato con l’intento di creare flussi interrotti e deviati. Una sorta di grande tappo, un ring di gommapiuma,  all’esterno strappato a piccoli pezzi, come da morsi, che si colloca tra le due ali del Museo, come un nodo in gola. Sempre il lavoro  di Sissi si impone per la durata della singola azione; poi rimane la fotografia e il guscio vuoto dei suoi apparati,  testimonianza del transito e dell’animazione di cui gli oggetti sono stati partecipi. 

Sissi si è imposta nel panorama dei giovani artisti italiani utilizzando il linguaggio dell’identità femminile quale potenziatore della capacità di usare gli stereotipi culturali ibridandoli e riducendoli a metafore.  Partendo dall’indagine del proprio corpo, come misurazione delle sensazioni e dello stare al mondo, i suoi lavori hanno progressivamente giocato con il senso della mutazione, della circolarità del tempo, della dilatazione della visione  e della transizione e contaminazione tra mondo animale e vegetale. Questa  flessibilità e libertà di movimento si riverbera nella sue creazioni affidate a progetti e a materiali sempre differenti come per gli abiti fiore da cui sboccia (Aerea, 2001) o per le sculture lavorate a maglia di scoubidu (La di Piano, 2002). La dimensione narrativa dei suoi atti creativi spiega inoltre la predilezione per la performance e la fotografia ai quali l’oggetto è sempre subordinato.   

Sissi nasce a Bologna, dove vive e lavora, nel 1977.  Nel  2002, con l’opera La di Piano vince il Premio Querini Stampalia – Furla per l’Arte.

Mostre personali: Interstice/Double Impact, doppia personale Sissi/Ian Kiaer, W139, Amsterdam, 2003; Foresta, Biagiotti Arte Contemporanea, Firenze, 2002

Le principali mostre collettive: Phantom of Desire,  Neue galerie am Landesmuseum Joanneum, Graz, 2002; Verso il Futuro. Identità nell’arte italiana. 1990-2002, Museo del Corso, Roma, 2002; Nuovo spazio italiano, MART, Palazzo delle Albere, Trento, 2002    

 

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