Anno 2 Numero 47 Mercoledì 26.02.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati

 

SCOMPARE ALBERTO SORDI E CON LUI UNO DEGLI ULTIMI VESSILLI DELL’ITALIA NEL MONDO


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Roma, 25 Febbraio - E un altro pezzo d’Italia se ne va. L’Albertone "nazionale" è scomparso oggi, nelle prime ore del mattino, nella sua residenza romana di piazza Numa Pompilio all’età di 82 anni, a causa di una grave malattia che da mesi lo affiggeva.Con lui si conclude un ciclo della storia, non solo cinematografica e teatrale del nostro Paese, ma soprattutto della cultura e del costume nazionali. L"’italianità", con i tanti suoi vizi e le sue più piccole virtù, con le sue stereotipie e conformismi, dai primi anni della Repubblica fino ad oggi. Questo ha incarnato Alberto Sordi, indossando una maschera, dalla quale solo in rare occasioni si è liberato: quella dell’italiano mammone e provinciale, in apparenza superficiale, ma nel profondo cinico, individualista, opportunista, a tratti meschino, spesso vile, ma talvolta capace anche di slanci di grande coraggio. Trasteverino doc, figlio di un insegnante e di un concertista, Alberto Sordi esordì all’età di soli dieci anni nel mondo dello spettacolo, recitando nella "Piccola compagnia del Teatrino delle Marionette" e contemporaneamente cantando nel coro della Cappella Sistina.Nel 1936 si apre la sua carriera professionale. Abbandonata, infatti, la scuola, incide con la Fonit Cetra un disco di canzoni per bambini e si iscrive all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, dalla quale sarà espulso a causa di quello che diventerà, poi, il punto di forza della sua comicità: il suo accento fortemente romanesco.La prima svolta professionale arriverà nel 1937, quando, prestando la sua voce al personaggio interpretato da Oliver Hardy, l’Ollio italiano, vince un concorso della Metro Godwin Mayer per doppiatori e plasma un "personaggio nel personaggio" indimenticabile per gli spettatori italiani. Negli anni successivi le sue interpretazioni si susseguono in ruoli minori sia al cinema che nelle compagnie teatrali. Ma è solo durante la guerra, nel 1942, che si intravedono i primi passi verso la popolarità. Il regista Mario Mattioli, infatti, gli offre il suo primo ruolo di spicco in "I tre aquilotti".Contemporaneamente, Sordi continua a calcare le scene teatrali. Se il cinema ancora rappresenta un esperimento pallido ed incerto, è il palcoscenico dei teatri, caratterizzato dal contatto diretto con il pubblico, a farsi palestra fondamentale per la sua formazione artistica.
Finita la guerra, continua con il suo lavoro di doppiatore: oltre ad Oliver Hardy, presta la sua voce caratteristica anche altri attori stranieri come Rober Mitchum e italiani come Marcello Mastroianni. Non solo cinema e teatro. Da grande mattatore, Alberto Sordi si mette alla prova anche nella radio. Esordisce nel 1947 con "Oplà" e "Rosso e Nero", per poi imporsi all’attenzione divertita del pubblico con la trasmissione "Vi parla Alberto Sordi".Gli anni 50 lo vedono farsi largo nel mondo del cinema. In questo periodo fonda, infatti, con Vittorio De Sica la casa di produzione Pfc (Produzione film comici) e gira il suo primo film da protagonista "Mamma mia che impressione", di cui scrive anche soggetto e sceneggiatura. L’ampio successo di pubblico e di critica arrivano negli anni subito seguenti. Federico Fellini lo vuole nel suo "Lo sceicco bianco", due anni dopo ne "I vitelloni". Nel 1952 incarna, per Steno, l’ormai leggendario Federico Morioni, l’americano di "Un giorno in pretura". Sarà poi diretto da Monicelli in "La Grande Guerra", per il quale riceverà il Nastro d’argento e il David di Donatello. Dino Risi lo vorrà ne "Il vedovo", la Comencini in "Tutti a casa" e di nuovo Monicelli in "Un borghese piccolo piccolo", in cui Sordi fa sfoggio della sue capacità di attore drammatico.Meno convincente apparirà, invece, nelle sue produzioni di regista, come per l’esordio in "Fumo di Londra" o in "Polvere di Stelle" e "In viaggio con papà", interpretato in coppia con Carlo Verdone.Gli ultimi anni della su carriera l’hanno visto cimentarsi anche su temi di attualità, facendosi portatore di un ideologia qualunquista e conservatrice, mentre, come attore, ha dato vivaci caratterizzazioni a personaggi di altri tempi, come nel moleriano "Malato immaginario". L’ultimo suo film è stato "Incontri proibiti" del 1998, nel quale ha voluto accanto a sé Valeria Marini.Sindaco di Roma per un giorno e romanista sfegatato, l’Albertone "nazionale" è stato salutato nel corso di tutta la mattina da tanti semplici cittadini che hanno voluto dare l’ultimo saluto al grande attore davanti al cancello della sua abitazione. Sarà, invece, l’aula consiliare del Comune di Roma Giulio Cesare ad ospitare a partire dalle 17,30 di oggi pomeriggio, per tutta la notte e sino a domani, le spoglie dell’attore, aperta a quanti vorranno porgergli un ultimo saluto. I funerali verranno celebrati, invece, giovedì alle 10 a piazza San Giovanni, dove, siamo sicuri, accorrerà tutta Roma per rendere omaggio ad uno degli ultimi vessilli dell’Italia nel mondo. (s.p.\aise)

 

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