La biografia


Ventun anni fa, il 9 ottobre 1978, moriva Jacques Brel. Con Vian, Brassens e Ferré, rimarrà sempre un punto di riferimento fondamentale per la canzone d'autore francese ed europea.

Quando Brel arriva a Parigi, nel 1953, Vian è in procinto di affrontare un durissimo esordio, mentre Brassens e Ferré sono già avviati verso il successo. Nato a Bruxelles nel 1929, Jacques decide di lasciare una famiglia alto borghese e una carriera direttiva nel cartonificio del padre, nonché la moglie e due figlie.

Nella capitale belga si era già esibito in alcuni locali, ma a Parigi colleziona, tra il '53 e il '54, ben 82 provini falliti: lui stesso dirà di aver avuto cinque anni di “debutto”. Juliette Gréco sceglie una canzone di Brel per il suo repertorio (“ça va le diable”, Olympia 1954), e la Philips pubblica il primo 33 giri del giovane cantautore, che vende solo 200 copie. Il premio dell'Académie Charles Cros nel 1956, per un disco che contiene il pezzo “Quando on a que l'amour”, permette a Brel di prendere il volo nella sua attività. La conquista del primo grosso pubblico è del 1959: è il tempo della consacrazione e “La valse à Mille Temps” inonda il mercato con 500.000 copie. La critica cerca di dargli una collocazione politica e da destra come da sinistra tutti se lo contendono; Brel dichiara:” Io non porto messaggi, lo lascio fare ai postini”. Acclamato a Parigi e a Bruxelles trionfa definitivamente all'Olympia nel 1960. Brel ha il “furore della scena” e si sottopone a estenuanti tournée in tutto il mondo.

Memorabili la tournée in Unione Sovietica e il concerto alla Carnegie Hall di New York, nel 1965. Divenuto famosissimo e ricco, con i critici che si ostinano suo malgrado a considerarlo un grande poeta, Brel dichiara improvvisamente di voler abbandonare le scene: è il 1966. Dopo 15 anni di attività e centinaia di canzoni, è spossato e soprattutto non vuole diventare un “impiegato della canzone”.

Il 1° novembre 1996, all'Olympia, Brel dà l'addio al suo pubblico; dichiara “Je ne suis pas chanteur”. Nel periodo tra il '67 e il '74 si impegnerà a fondo nel cinema con otto film da protagonista e, dopo l'incontro con Marcel Carné, in altri due film come protagonista e regista. Nell'ottobre 1968 rompe la promessa di non comparire più in scena: al Théa[con l'accento circonflesso]tre des Champs Elysées. Alla 150° rappresentazione Brel getta la spugna: ha appena saputo di essere ammalato di tumore a un polmone. Nessuno è in grado di sostituirlo e la commedia chiude i battenti.

Pilota di volo “a vista” già da due anni, Brel si dedica al volo con gli strumenti e compra un nuovo aereo con il quale gira l'Europa. In questo periodo tenta di realizzare una commedia musicale tutta sua, scrive Le voyage sur la lune, ma l'opera viene abbandonata in fase di prova. Dietro la macchina da presa lo attendono altri insuccessi: quello parziale del suo primo film nel '72 (Frantz), e quello più grave del '73 con il film Far West, una grossa perdita finanziaria della quale non resta che una celebre canzone, “J'arrive”. Sotto la regia altrui ottiene buoni successi personali, ma continua a ritenersi un cattivo attore; dopo L'Emmerdeur, del '73, si ritira dagli schermi.

Oltre che per il volo, Brel coltiva una grande passione per il mare: acquista una barca a vela di 18 metri, l'Askoy, e fa rotta per le Antille e l'Oceania. Intanto si diffondono voci sulla sua malattia, fino a quando, nel novembre 1974, si ha notizia del suo ricovero a Bruxelles, dove subisce un intervento chirurgico. Appena rimessosi, tenta il giro del mondo a vela, ma si ferma nei mari del Sud. E' al suo fianco la sua nuova compagna, Maddly Barny, conosciuta nel '72. Con Maddly si stabilisce definitivamente a Hiva-Oa, nell'arcipelago delle Marchesi; è lei a raccogliere le confidenze di una vita che diventeranno un libro, Tu leur diras. In Polinesia Brel trova una nuova vita, in armonia con la comunità locale. Compra un aereo bimotore (Jojo, in memoria del suo grande amico Georges Pasquier), che utilizza per assicurare il servizio aeropostale con l'isola di Ua-Pou, a 150 chilometri di distanza.

Le Marchesi diventano la sua preoccupazione. Nei viaggi che lo portano in Francia per i controlli medici si muove in incognito, evita i giornalisti e il mondo dello spettacolo, però non smette di comporre. Nel 1976 concede una breve apparizione nella versione cinematografica di Jacques Brel is alive and well and living in Paris, lavoro teatrale di Mort Shuman a lui dedicato. Il ritiro polinesiano viene interrotto bruscamente nel 1977 quando, nello stupore generale, Brel ritorna all'improvviso a Parigi per incidere un disco con canzoni scritte a Hiva-Oa. In tempo record registra negli studi di Barclay 18 pezzi e ne sceglie 12 per quello che sarà il suo ultimo album, Brel. E' un grande ritorno attesissimo dal mercato: la prima tiratura è di due milioni di copie, che risultano già vendute prim'ancora della consegna nei negozi. Il 90% degli enormi proventi viene devoluto al Centro Medico per la Ricerca sul cancro, il rimanente andrà alla moglie e alle figlie. Brel ritorna quindi a Hiva-Oa e ha in testa molti progetti, come il paracadutismo. Ma nel luglio '78 un peggioramento lo costringe a rientrare a Parigi. Lunedì 9 ottobre 1978 un breve comunicato ufficiale annuncia che Jacques Brel, cantante nato in Belgio, è deceduto alle ore 4,30. La moglie, le figlie e la sua compagna Maddly rispettano il suo desiderio di essere sepolto a Hiva-Oa; la sua bara viene spedita in una comune cassa di legno che porta come epitaffio un indirizzo: “Brel, Tahiti, Iles Masquises”.



Questa è la biografia presente nel libro "Jacques Brel. E' il vento del Nord che mi farà capitano", edito da Stampa Alternativa e curato da Angela Bruno.