P A R R U F F

parole nella notte

poesie

 

Introduzione

Parruff, parole nella notte, la continuazione di un momento. Dopo "l'universo umano e altre storie", le "morfeose", le "news from Nowhere", le "nuvole", il breve racconto del 1983 "il viaggio" ecco spuntare dal cappello a cilindro "parruff". Parole nella notte, un semplice diario di viaggio, di viaggio non fisico, ma mentale. Ci sono nuvole, morfeose, pensieri, dialoghi, ma soprattutto parole, un fiume di parole, a volte nel vuoto, altre volte ludiche, impacciate, serene, gioiose, felici, di speranza. C'e' la noia, l'allegria, tutto cio' che passa attraverso l'anima, il sentimento. C'e' la passione e l'odio, il bene e il male.

Iniziano dopo la morte di Gianluca, dal suo suicidio, un gesto evocato da "il viaggio" che si e' trasformato in finzione, anche se gia' era nell'aria, la sua scomparsa era gia' palpabile alla fine delle "morfeose".

Dove arriveranno le "parruff", e soprattutto dove porteranno le parole nel vuoto della notte ? Spero alla felicita' illusa, alla vita piena di sogno, nel postscritto la risposta.

 

 

 

PARRUFF

Gorogoro da pua,

ingou, engou, inga'.

Asput teco teco,

Insulatio esta pocou,

smailotto fenilotto.

Non sentire le parole

che grido nella notte.

Possono essere

tante frasi d'amore

oppure tante parole di dolore.

Amanoss, amanoss emaitollo,

ergatopo ergatopo.

Immagina tu

il loro significato.

Ellaio puttollo angaio,

umutucassi aprocolotta.

Ma non dare ascolto

alle parole di un pazzo.

Anamossa curicuricosollo,

anatlopi egosol esta pocu...

....................parruff.

Sembra il gioco

di un bimbo.

Elepati scatosamma,

ungueo, ungueo, ungua'.

Parruff................

....parole nella notte.

 

 

 

STANCHEZZA

Provocazione

semplice gesto

lontano,

perdente

senza strade,

ovattato d'incenso.

Mercurio e Plutone

gemelli del destino,

portati dalla gioia

adesso noia.

Un solo miraggio

cantare la luna

e con essa sognare

nella bruna locanda.

Stanchezza di un mattino

con il tramonto ad ovest.

 

 

 

NON CI SARANNO LUNE

NEL CIELO DELLA NOTTE

SULLA CITTA' PERDUTA.

Non ci saranno lune,

lo dice anche la stella,

sfiduciato

della vittoria immonda,

Nel cielo della notte

buia,

si vede il nulla,

come la gioia

come la sete.

Sulla citta' perduta

un solo vento soffia,

il grecale austero

della gioconda rotta.

 

 

 

IL RACCONTO DEL VIAGGIO

DI HELEN SUL TRENO

PER PARIGI CON VISIONE

NOTTURNA DI FANTASMA

E FINALE TRASGRESSIVO

Helen partì,

il fantasma sogno'

e mai piu' ritorno'.

 

 

 

NAVIGARE

Con il piccolo battello

gioiello,

che la mia genitrice mi dono',

approdo sulla costa

diamante.

 

 

 

STORIA DELLA LUNA E DEL MARE

Chi non conosce le onde

ignora che la marea

alla luna si lego'

nei giorni della storia.

La sfera d'argento

con dolce sentimento

nel mare si specchiava.

E l'immagine frantumata

sulle increspature morbide

risollevo' le onde

e sulla nuda terra

le getto'.

 

 

 

ALTI E BASSI

E mentre sono in cielo

cado a terra,

tra gli alti e bassi

della corrente,

un attimo fuggente

e il condottiero

spegne le mie luci

e le riaccende.

 

 

 

L'EQUILIBRIO

Difficilmente

l'equilibrio

e' staticamente

fermo.

C'e' sempre

l'oscillazione

che precario

lo rende.

 

 

 

QUANDO FINIRA' LA NOTTE

Quando finira' la notte

leghero' le quattro cime

sull'olmo del giardino.

Ascoltero' la valle del

pensiero e giacero'

felice sopra il colle.

Quando finira' la notte

ovunque vedro' la luce

inondare le facce della gente

e miagolero' suadente

col volto dietro il velo.

Ed un pensiero

cerchero' tra i miei

ricordi,

un'atmosfera di letizia

sentiro'

e cantero' sereno il mistero

di dodici pazzi delusi

nell'oasi del deserto.

Quando finira' la notte

il giorno sempre sveglio

cerchero'

giulivo e soggiogato.

Palude di panna montata.

Quando finira' la notte...

..........................

 

 

 

SPIGOLATRICE

Donna,

ti chiamo donna,

bruna di chioma,

idioma.

Fanciulla,

sempre piccino

e' il tuo sorriso

carino.

Bambina,

fata turchina

come la nonna,

francesina.

Pupilla

sogno del mattino,

viola del pensiero.

 

 

 

ESSERE O NON ESSERE,

VOLARE O NON VOLARE

Dubbio amletico

sul volo di Pindaro

sulla vetta del teschio

in cima al monte.

Interrogativo

bramoso

curioso

nervoso.

Nel volo la gioia ?

Nella vita la felicita' ?

Ed allora

essere o non essere,

ma cosa essere ?

Volare o non volare,

ma dove volare ?

La risposta........

........ e' nel fato.

 

 

 

FATO

Il fato siamo

noi

con le nostre facce

con i nostri cerchi

con la nostra vita

con i giorni ciechi.

 

 

 

NAUFRAGANDO

Nel deserto dei mari

mossi, calmi,

dal vascello fantasma

la vedetta osserva

l'orizzonte,

piatto, sterile.

Uno scoglio illuso,

fato, superstizione,

frantuma il guscio

affonda la nave.

Naufragando nell'oceano

su di una cassa vuota

sotto il sole rovente

salsedine sulle labbra.

Emisfero australe

scompenso cardiaco.

 

 

 

TIRANA

E come volevi che fosse

Tirana ?

Fresca ma lontana

senza una figura umana

come il guanciale rosso.

C'e' solo il bosco

e l'acqua fetida.

Ma la strada per

Tirana

diventa sempre piu' bella

c'e' anche una stella,

la luna fiammella,

gemella.

Si sale

si scende

sulle colline verdi

sette uccelli,

brusio di colore

avion.

 

 

 

NUOVE STRADE

Domani,

il giorno che verra',

scegliero' nuove strade,

e come viaggero'?

Con il vestito magenta

colore che dissolve

il gusto della gloria,

ma gioia,

cuscino di foglie,

fiumi e torrenti

verso San Silvano.

 

 

 

IL SERBATOIO

Ho una fottuta

voglia

di gocciolare

e di svuotare

quel serbatoio avulso

che nell'ora della rosa

conosce i suoi momenti.

Ma il tappo non gira,

e' arrugginito, troppo,

si deve solo troncare

ma chiedo molto.

 

 

 

ASPETTARE

Sono stanco di nuotare,

aspettare 24 giri

del cerchio silenzioso

o 7 fogli uggiosi

trasportare nel torrente.

Sono stanco di aspettare

che nel lago senza sponde

possa ritornar la barca

con un viaggiatore sopra.

 

 

 

VIA ROMA

Il solito viaggiare

come il solito

parlare,

ma questa sera,

dietro l'angolo

c'e' via Roma

come un sogno

della notte chiara.

Due file di lampioni

rossi illuminati

ed alla fine

uno spicchio soave

di luna orientale

rosata,

enorme,

fresca.

Quant'e' bella !

Mi fermo per guardarla,

ammirarla,

gioirne,

per la sua figura

mistica.

E un brivido

sulla pelle........

 

 

 

TRE STRADE

La solita,

banale.

La vecchia,

pastorale.

La nuova

velocissimamente lunga.

 

 

 

TAEDIUM VITAE

Questo pezzo

di strada

solitaria

senza confini

che attraversa

una citta' perduta

nel caldo dell'estate

e' taedium vitae !

 

 

 

GORGOGLIO

All'unisono i due

pozzi di idrocarburi

emanando un putrido

olezzo di foglie

marcite

emettono un gorgoglio

esasperato

dal silenzio della massa

che li circonda.

Bramoso cinguettio

di liquido ostile

e spruzzo tridimensionale

sopra la crosta terrestre.

 

 

 

GHIRIGORO

Puntino luminoso

flebile

con toni viola

profumato di lavanda

accenna a rotazioni

nello spazio

lasciando fosforescenti

scie di ghirigori

assorbiti dal cratere.

 

 

 

ALLE SETTE PULEDRE

Rimembranze

di archi temporali.

Soavemente ignudo

respiro ansimando

l'aria turbolenta

rinfrescata dalla notte

nel mattino della sera.

Ed una ad una

le sette puledre

scorrono ignare

tra le pupille

scure

replicando l'oblio

che nel tempo passato

rievocarono nella scatola

cranica dell'essere

ondeggiante.

Silenziosamente

assente nel presente

la tacita intesa

tra noi e' pervasa

da un chiarore

di tramonti australi

con aurore boreali

che sconvolgono

l'esperanto narrato.

Ubriaco di frammenti

intersecati tra di loro

e sospeso su lucidi

fili sottili percepisco

il flautato suono

del sogno di una notte

di mezza estate.

 

 

 

INTERCETTAZIONE MENTALE

Onde radio,

sfere viaggianti,

trasmettono dati

sulla epidermide

bruna

ricoperta da villi.

Trasgressione utopica

del mantello amorfo.

Tracce frastagliate

di coste latine

si intravedono

dal picco sulla guglia.

Olfattivo sentore

di inusuali

trasposizioni

di onde cerebrali.

 

 

 

LA COSA MENTALE

Fisicamente reale,

non visibile all'essere

umano,

la cosa mentale,

germoglio piroclastico

letale all'universo,

produce lo straripamento

sintattico della sostanza.

Tra modello e tipologia

la forma perde contenuto

travasando nei canali

ambigui precarie diramazioni.

 

 

 

I SASSI NELLO STAGNO

Pluff,

un altro sasso

nello stagno

antracite,

che affonda.

Simulacro di gesta

sognate nella selva

tra rovi e percorsi

scoscesi.

Pluff,

sempre piu' in basso

ricade la pietra

vulcanica

e affonda.

Sistematico segno semantico

con allori utopici

e grovigli mentali

immortali.

Splash,

anch'io

nello stagno ?

 

 

 

DELUSIONE

Le mie parole

al vento,

trasportate dal brioso

canto serale di insinuanti,

oscure, pagode.

Ricadono nel vortice

passionale di euritmici,

inconsistenti, lacci

assortiti.

Pervaso di caliente

soffio interiore

ma deluso dal fragoroso

squarcio albino.

Unicita' biunivoca

di onde marine

infrante sulla scogliera

di blocchi di pietra

calcarea.

 

 

 

NON

Non discernere

il pauroso dubbio

amletico nel vernacolare

mistero di voli

planari sugli infranti

rocciosi, massi.

Non invadere l'ostracismo

spettacolare con la

ingiuriosa stravaganza

di essere immortale.

Usa sbiadir la soglia

con liquido umano.

 

 

 

ESPOSIZIONE MENTALE

Gli oceani dei voli

pindarici sono stracolmi

di liquido salato.

L'ansia di universo

umano e ludico

si inebria di colori intensi.

Dall'aurora al tramonto

un turbinio di immagini

confuse dal bagliore magenta

di olfattivi grovigli ancestrali.

La cupa trasposizione del fato

nel cratere avulso

della citta' perduta.

L'organizzazione amena del ricordo

trapela dal comportamento

ludico e grottesco,

dai sussurri prolungati

ai silenzi di ovatta.

 

 

 

ESPANA

Europa d'arte

tra sfere melodiche

sfarfallio umano,

veli trasparenti

ragnatele umane

gorgoglii vocali.

Los divinos

e l'immagine di Ute

danze sublimi

tramonto passato

monumenti ingialliti.

Divinamente Espana

trasfigura l'oblio.

 

 

 

ORIGLIANDO IL MAESTRO

DIETRO L'USCIO DELLA CAVERNA

ALLE FALDE DELL'OLIMPO

O frammento, briciola

scarlatta di inseparabili

contorsioni strumentali,

(parola della psiche),

dal maestro perduto

sulla soglia dell'uscio,

adombri la particella

sfavillante di novelle

del guardiano di perle.

 

 

 

SENZA SENSO

Parole umane

e gocce

e ululati lontani

pinguino ardente

segno premonitore

di rabbie crepuscolari

indipendenti dal cosmo

visivo e sentimentale

del fisico ignudo,

stereotipato,

tipologicamente lontano

dal modello esatto.

Incanto d'oriente

tra le mani

che non percepiscono

contatti richiamati

dal risveglio tardivo.

Una sola frase

ha senso tra le tante

.....................

.........senza senso.

 

 

 

GIUGNO

Tra i campi di grano

non una figura umana,

l'assoluto.

L'estasi incontaminata

dei percorsi mattutini

barcolla nel drammatico

sentore di deviazioni

impossibili, immaginarie.

Tortuosi grovigli

di oscuri tragitti

riducono il reale.

 

 

 

BLA

Serata di parole

oleate sul tragico

rogo di Jeanluc.

Solo un piccolo sasso

scagliato nel lago

provoca un pesante

risucchio di onde.

Come gettare nell'acqua

palustre il masso pesante

del tempo trascorso ?

................bla.

 

 

 

ORGANIGRAMMA

Paleontologicamente

cercando la destinazione

utopica della apatia congenita

sviluppo un organigramma

di sfere di cristalli amorfi

racchiusi nello spazio,

universalmente infinito,

delle scatole fruibili

dal corpo umano.

Nel ripetere la forma

del pensiero

modello la sostanza

rievocando grandi spazi

illuminati e finiti.

Al centro del movimento

il puntino scuro, flebile

ma oscuro, del buco nero,

sempre piu' buio, assorbe

l'intercettazione mentale,

la cosa mentale,

l'esposizione mentale,

lasciando sul piano

solo il reale, cruciforme.

La sintesi della maniacale

ricerca forzata dell'io

trascende dal modello,

ridefinendo tipologie assurde.

 

 

 

ROTAZIONE FLUIDA

Dal punto di partenza

a quello di arrivo

trasmetto una rotazione,

fluida,

di invisibili nuvole.

E nella rotazione,

vortice,

immagazzino l'eutanasia

della coscienza.

 

 

 

MORGANA

Numi,

l'aurora chiara

della valle silvana

ottempera la soglia

tracotante di voglia.

Morgana,

la sfida urbana

della gioia umana

brulica di sorgenti

oscenita' perdenti.

 

 

 

ORCIO

Frattura dell'orcio,

perdita silenziosa

del salmastro liquame

contemplato nel mattino

all'ombra del filare

di alberi innaturali.

 

 

 

NOTTETEMPO

Molto veloce

l'incandescente involucro

si proietta nello spazio

sulle fasce sconnesse,

il fruscio del vento

forte

il brusio sonoro

forte

i pensieri volano

alti

l'orizzonte e' finalmente

visibile.

 

 

 

IL PARLARE AMBIGUO

La sera trasporta in se'

il virtuoso canto effimero

senza sollievo con il mistero.

E' il parlare ambiguo

di cio' che potrebbe essere

vero

e di cio' che potrebbe essere

falso.

 

 

 

LA MEDUSA CATTURATA

Vedi

dalle onde del mare

traspare

sotto il pelo dell'acqua

la medusa.

La vedi, la vedo,

la vediamo,

adesso non e' piu' visibile,

ora e' qui sotto di noi,

la vedo.

Un tuffo tra le onde

alte

la prendo tra le mani

ci gioco,

e' il palpare morbido

delle passioni.

Spruzza il suo veleno,

l'unguento del suo cuore

di pietra bagnata,

abrasivo,

irrita l'epidermide

chiara, bruciore malinconico,

ma la tocco.

Scivola, sbianca, sfugge,

la tiro nell'aria,

tra il vento

mi scappa dalle mani,

la riprendo

la lancio sulla battigia,

l'ho catturata.

Trasparente sensualita'

dell'essere opaco desideroso

di enfasi, bruna.

L'ho catturata.

Anelito organico di procioni

altisonanti sulla increspatura

morbida del volere.

L'ho catturata ?

 

 

 

LA FOCA IMBALSAMATA

Cosa osservi con lo sguardo

nel vuoto tu non vedi

che il misero corpo

disfatto dal colpo

di un mite guerriero

nella valle di ghiaccio.

Cosa palpi con le mani

leggere tu non tocchi

che una piuma volatile

asportata dal resto

di una carcassa immobile

nella collina di fango.

Cosa senti nel tuo corpo

assopito tu non ascolti

che la nenia ingiallita

dai ricordi lontani

di un baccanale d'autunno

nella capanna di foglie.

Tu vedi,

tu tocchi,

tu ascolti,

la foca imbalsamata.

 

 

 

AL GALLO CHE CANTA

Chi

chirichi'

chiama,

chiedendo

chiome

chiudendo

chiese,

chiare

chimere

chilometriche.

 

 

 

IL DIVINO ERRANTE

Cavaliere, di un ronzino

scheletrico, con l'elmo

di latta grottesco, lo

sguardo fisso nel vuoto,

tra il mare e i monti

la tua figura di essere

divino, o cavaliere errante

nella brughiera cosparsa

di rovi.

Multiforme visioni di gatti

maculati, di cavalli bai

nelle pianure delle ginestre

questo tu vedi attraverso le

pupille profonde, o divino errante

nell'oceano dei marosi.

Emblema vitreo della diaspora

della coscienza, perdutamente

invincibile l'ostracismo plumbeo

della sostanza.

E viaggiando, o cavaliere, ritrovi

il bianco velo della donzella

e perdi il controllo delle stagioni

tumefatto dal continuo scontro

con cio' che tu chiami divino.

Coraggiosamente perverso,

invaso dalla cretosa sfinge,

castighi l'incontro, o cavaliere

errante, errabondo fringuello.

Pascolando nei frammenti di vetro

laceri le membra stanche, ossessivo

incontro con te stesso,

quello che vedi in te stesso.

E lasciando che la sera ti porti

nel vuoto, o divino, accetti la tua

ingordigia terrena, o cavaliere,

errante.

Spaventosamente sicuro,

impavido, il tuo pensiero e' fermo,

fissato nel tempo e nello spazio,

o cavaliere che non conosce confini,

che maledici il tuo volare umano.

E parco il tuo viaggiare ambiguo,

divelto il tuo mantello grigio,

aspettando che il movimento del tempo

trasporti, o divino, l'essere errante

nel cratere vulcanico.

 

 

 

APOTEOSI

Al culmine della salita

la cuspide irreale

traspare

nella foschia serale.

Si staglia virilmente

davanti al proprio corpo

impercepibilmente contorta

umanamente fresca.

E' l'ibrido canale

di gioie e di passioni

nate nella tristezza

cresciute nella noia.

Intensamente lucida

luccicante di letizia

infatuata di pensieri

dolci, arroventati.

Adesso io la vedo,

l'apoteosi finale.

 

 

 

IL CECCHINO

Ovunque

fluttua la oscura

sete di vendetta,

la canna invisibile

del cecchino

colpisce,

nella notte.

E ti ferisce

al cuore,

ti stordisce

ignaro.

Il colpo inaspettato,

trafigge nell'ombra.

 

 

 

AL PICCOLO SCOGLIO DORATO

NEL MARE DI FOLLA CON PENSIERI

FREDDI E SENTIMENTI OSCURI

Piccolo scoglio

tra muri di gomma

di pietra tu sei,

di roccia calcarea.

Ornamento invisibile

con alta pressione

di ghiaccio tu sei,

di freddo contatto.

Brillante connubio

tra sogni e parole

di buio sei tu,

di oscure palpitazioni.

 

 

 

SE (all'infinito)

Se ti penso e' perche'

non ti voglio,

e se ti voglio e' perche'

non ti parlo,

e se ti parlo e' perche'

non ti guardo,

e se ti guardo e' perche'

non ti ascolto,

e se ti ascolto e' perche'

non ti sento,

e se ti sento e' perche'

non ti penso.

 

 

 

IL FILO ROSSO

Noi tutti

abbiamo un filo rosso

che ci precede nella vita

quello che segue e' di lana

lana infeltrita.

La bellezza della storia

e' nella gioia

che il rosso filo

ci fa percepire.

Ma felice e serena

la vita sincera

si ottiene nel filo

che non si aggroviglia

davanti ai tuoi occhi.

E se piatto ci appare

e' sempre banale,

e se sale e scende

e' felice e perdente,

 

 

 

BUIO

........e all'improvviso

la luce si spegne, inesorabilmente

scende la notte profonda.

Buio.

Sono al buio.

Mi sento nel buio.

........e con gli occhi

chiusi il nulla, l'invisibile

stagione dell'essere.

Stanco.

Sono stanco.

Mi sento stanco.

........e piano piano

la luce ritorna, le palpebre

si schiudono leggere.

Vivo.

Sono vivo.

Mi sento vivo.

........e all'improvviso

la luce si spegne............

....................di nuovo.

 

 

 

L'ONDA LUNGA DEL SOLITO PENSARE

Estate,

l'uomo grigio dalla palpazione

sintomatica reagisce inconsciamente

all'apatia congenita del solito

pensare.

L'onda lunga della disperazione

tra grattacieli e guglie amorfe,

riporta agli inferi il solito

parlare.

Il brulicare di canti tra le folle

ignare, ignude, illusorie, infide,

restaura la battaglia avulsa del solito

viaggiare.

E l'onda lunga del solito

pensare, parlare, viaggiare,

si sente, palpabile nelle mani.

 

 

 

OSCILLOGRAFO

Tre, due, uno, zero,

accensione dell'oscillografo,

Beep, beep, beep, beep,

il diagramma e' piatto,

la vita e' piatta,

la mente e' piatta,

i sensi sono piatti,

i pensieri sono piatti,

tutto e' lineare.

Beep, beep, beep, beep,

il diagramma e' alternato,

sale, scende, risale, ridiscende,

la vita' e' contorta,

la mente e' distorta,

i sensi sono sconvolti,

la corrente e' alternata,

tutto e' incomprensibile.

 

 

 

FELICITA'

Un momento breve,

effimero,

la consapevolezza che

la vita e' un sottile

filo rosso,

legato alle lune,

ai mari,

agli scogli.

Il domani senza certezze,

il presente galleggiante

sopra le sfere auree,

il passato tra gioie e dolori,

tra l'universo e le storie.

Felicita'

sono io quando mi perdo

sopra le nuvole.

 

 

 

L'ANGOLO

Strade

vicoli

e palazzi

storie

strane

della vita.

Mari

monti

pianure

distese

luoghi

strani

dell'incoscio.

Alberi

erbe

animali

pensieri

strani

dell'amore.

 

 

 

UCCELLINI

Cinguettano

sopra l'allusivo olmo

due uccellini

dal colore marino.

Alternano le loro

canzoni, gorgoglii vocali,

cinguettano.

Tra le tenere foglie

vibranti di passioni

si scambiano utopiche

parole d'amore.

 

 

 

FLUIDITA' MENTALE

Rettilineo

sgomento di quello

che ora io penso.

Non languide coste

ne' fari nella notte,

anoressia della mente

pervasa di angosce

e guglie

e scogli

e calma apparente.

La fluidita' mentale

trasporta l'organigramma

irreale del giorno banale

nella citta' perduta,

perduto anch'io

tra le pareti di ghiaccio,

particella misteriosa

dell'intera galassia.

Lapalissiano pensiero

dopo il groviglio magenta,

caduco di sapori

ma intriso di sangue,

la fluidita' mentale

corregge il virtuale,

sonoro istinto primario

del cavaliere errante,

nella stabilita' intuitiva

del solito viaggiare.

Ed i grandi spazi immensi

delle pianure d'altura

si restringono consumandosi,

assurgendo a vette

di esacerbata drammaticita'.

E il vuoto, il nulla, ripiombano

nel burrone della storia finita,

nello spazio finito e reale,

congelando la chiara musa inquietante,

ibernata di nuovo dal freddo glaciale

dei castelli di carta, straccia.

 

 

 

PAROLE NELLA NOTTE

Istintivamente,

coraggiosamente

inglobato nel parlare ambiguo,

raccolgo le energie vitali

per sussurrare

le parole nella notte.

Le analizzo concretamente

oscillando nel buio

trascendendo dall'oblio.

Le lancio nello stagno

antracite,

il fango si scioglie,

fluidifica la mente,

si riaccende fioca una luce

lontana, pensata perduta.

Orgoglioso del divino errante

che gioca nell'atmosfera silenziosa

della notte fresca,

ascolto silenzioso il travaso

dell'universo umano nella cisterna

profonda della sfinge di creta.

Stanco del movimento sinuoso

dei grovigli magenta, lascio

al vento trasportare i pensieri,

leggeri, leggeri.

Illusione della fragilita' cosmica

che galleggia nello spazio oscuro

della notte, nel sogno di una notte

di mezza estate che riaccende

il flebile contatto con fusione.

Rinfrancato nello spirito

disperdo nel vento le nuvole

che inutilmente si volatilizzano

tra le fiammelle senza luna.

E un grido : "parruff".

 

 

 

A CHI ?

Nel tempo trascorso

un suono elettromagnetico

chiedeva dove i sogni

sarebbero finiti.

E così, ora io mi chiedo

a chi

lascero' tutti i sogni

miei.

Li lascero' viaggiare nel vuoto ?

Li mandero' sopra le colline ?

Ma a chi ?

 

 

 

LUCIDITA' MENTALE

Ultimo scoglio

l'ibrido connubio

tra il giorno e la notte.

Il repressivo discorso

sul brancolare nel buio

oltrepassa la soglia della stagione.

E sicuro che le piccole nuvole

viaggeranno verso l'oriente,

volatilizzo la realta' virtuale.

La lucidita' mentale

e' arrivata,

cercata tra gli spazi dell'universo

e le ragioni irrazionali,

si ferma sublime sulle spoglie umane.

In fusione calda le quattro

particelle riprendono l'ignoto viaggio

nei meandri oscuri delle stagioni.

E senza piu' contatti,

senza piu' illusioni,

scivolano sui leggeri fili rossi.

 

 

postfazione

Le parole nella notte sono terminate, ma dove hanno portato ? Cosa hanno provocato interiormente ? Che cosa hanno descritto ?

Le parruff hanno portato, come era stato predetto nell'introduzione, alla serenita' interiore, provocando dei forti e chiari sentimenti, passioni lucide, descrivendo i percorsi del pensiero, della mente e della vita.

E' il ritorno alla serenita' illusa, oggi i pensieri sono molto fluidi, a volta addirittura piatti, non c'e' il forte bisogno di dialogo delle "morfeose", e neppure la descrizione violenta e breve delle "nuvole", c'e' solo la voglia di fissare le sensazioni della vita.

E' la consapevolezza che la vita ha sempre dei momenti positivi e negativi e che questa alternanza e' la fonte di tutti gli impulsi creativi. E' il filo rosso della vita stessa che non deve essere mai piatto, porterebbe alla banalita' di una vita incolore dove l'animo non riuscirebbe a 'sentire' nulla.

La serenita' illusa, come la vita illusa e' il conoscere se stessi e sapere che le gioie ed i dolori vanno sempre visti con l'ottica sensibile della positivita' dei sentimenti umani. E quando questa conoscenza si perde o viene invasa dalla nebbia solo allora si sprofonda nella crisi (la crisi dell'universo umano).

Certamente le parruff hanno portato alla definitiva creazione e visione di una parte importante della personalita', fissando immagini di momenti interiori, e ad una fondamentale scelta di vita, alla nascita dell'uomo errante.

L'uomo errante ovvero chi sente un forte il bisogno di visioni, arte, musica, immagini, sensazioni, sentimenti, gioia, dolore, odio, passione, scrittura, dialogo, lettura, contatti, fusioni, ...............

 
 

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