MORFEOSE (pensieri)

poesie

 

 AL LETTORE (delle morfeose)

Quando qualcuno leggera',

(chissa' se mai qualcuno lo fara'),

questi pensieri,

a volte stupidi e banali,

a volte timidi e sinceri,

e provera' almeno

una piccola sensazione,

pensando al povero essere

che le ha scritte,

e il perche' le ha scritte,

forse conoscera' una parte

di me che nessuno mai

ha conosciuto.

Ed io potrei morire,

pensando che almeno

un pezzettino di me,

non e' finito.

E quella sensazione

che ha provato

sara' un mio momento.

E la ripugnanza

che provera'

sara' il mio sollievo.

E la mia speranza e'

che almeno dentro di se'

non sia vuoto.

E vorrei che fosse

come i miei pensieri,

.............come me.

 

 

 

IL DOMANI SENZA DI TE

Ti cerco tra la folla,

e ti ritrovo in una stanza,

fredda, buia e solitaria,

come il mio cuore.

Ti penso in ogni momento

della giornata, troppo lunga

senza te, e troppo corta

quando sei con me.

Grido il tuo nome

con le lacrime in gola.

E il domani senza te

mi fa paura.

 

 

 

FUSIONE

L'universo umano

che ruota nello spazio.

con la mia particella

che fugge nel cosmo

attratto da una luce.

Il mio cuore che batte

piu' forte e piu' lento.

L'incontro non c'e'

e rimbalzo nello spazio,

perduto.

Io sogno il blu della notte

e il rosso della sera,

sempre triste, da una vita,

non lo perdo piu'.

Il vecchio dolore

tra le sfere di cristallo

si inebria di colori intensi,

e passa lontano dai sogni.

E la fine del giorno

continua, lentamente,

tra le ali bloccate

di un gabbiano sfinito,

prigioniero del nulla.

Fusione totale.

 

 

 

IL DOMANI

Ora io mi chiedo

dove andro' domani.

La risposta

non la conosco.

La sogno.

E la risposta

rimane nel sogno.

 

 

 

AL CHIARO DI LUNA

E tra mille pensieri

che ruotano continuamente

nella mia mente, confusa,

non riesco piu' a lottare.

Smarrimento di idee lontane

compresse dalla noia.

L'impossibilita' di trovare

una via di uscita dalla caverna

dei sogni impossibili.

E la fatalita' dei giorni,

purtroppo sempre uguali.

Per una strada senza fine

raggiungo l'apatia

di un'esistenza delusa.

Al chiaro di luna

piango.

 

 

 

APATIA

E' l'istinto atavico

che mi trasforma,

durante la tempesta,

in un essere abulico.

Un vegetale apatico

perduto nella notte.

 

 

 

IL CERCHIO

Cammino nel buio

tra le strade deserte.

Giro sempre per la

stessa strada, buia.

Vedo un pezzo di cielo

che si perde tra le nuvole.

Scompare. Riappare.

Lo perdo di nuovo.

E mi ritrovo sempre

all'inizio del cerchio.

Riprendo lo stesso cammino,

sempre piu' stanco.

 

 

 

LA FINE DEL SOGNO

Mi risveglio nella notte,

sudato, il cuore batte veloce.

Mi guardo allo specchio,

sono solo, troppo solo.

Sento il ticchettio

di un ordigno interiore.

E' la fine !

Sento un boato.

Il fumo mi avvolge

come nella nebbia.

Perdo tutti i miei sogni,

i miei ideali.

La stanza e' buia.

Mi rivedo nello specchio,

......c'e' uno scheletro.

 

 

 

ODIO

Ti odio, vi odio,

esseri infernali

legati alla luna.

Particelle di fango

senza ideali,

trafitte da sogni

impossibili.

Prigioniero di voi

non esprimo piu'

la mia labilita'

mentale o fisica.

E così da solo

vi odio.

 

 

 

FATALITA'

Il giorno e la notte

sono uguali, o simili.

Il buio e la luce

non li conosco piu'.

Aspetto solo che

la fatalita' del mondo

mi prenda per portarmi

lontano, o vicino,

alla luna, o al sole.

Seguo la scia dei

delfini argentati.

Galleggio nell'aria,

sospeso dal nulla.

 

 

 

LA TREGUA

Dopo il boato di una guerra,

con tanti sogni svaniti nel nulla,

come dal nulla erano venuti,

il silenzio mi opprime,

e mi riporta alla realta'.

La vita che continua,

noiosa tra la gente,

malinconica da solo.

Mi faccio coraggio,

ritornera' la luce ?

 

 

 

IL RISVEGLIO

" La felicita'

non puoi trovarla in te

ma nell'amore che

agli altri un giorno darai ".

Il risveglio dal buio

e la fine dell'apatia,

nell'universo umano.

Fatalita' di un momento

sereno, un attimo di pausa,

nell'esistenza noiosa.

 

 

 

THE END

In una galleria buia,

fredda e tenebrosa,

senza spiragli di luce,

correvo in silenzio,

oppresso dalla noia

ed alla ricerca di

un raggio di sole.

All'improvviso sorpreso

da un bagliore lontano,

che aumenta pian piano.

E' la fine ?

 

 

 

GIANLUCA

Ho sentito,

nell'atrio del motore,

il nome di una persona,

giovane e vivace,

umile e sincera,

tra sogno e realta'.

Non la conosco,

ma le sono amico.

Mi incoraggia nei momenti

oscuri, nei percorsi

tetri della sera.

Mi scoraggia tra le spire

dei serpenti, viscidi.

Le parlo di sogni lontani,

di continenti perduti

e di tutto cio' che non vedo.

Ma non mi risponde.

Perche' non esiste.

 

 

 

VISIONI

Il giorno e' iniziato,

cammino in silenzio

con il suono del mattone.

Sbadiglio, aprendo gli occhi,

e mi vedo nello specchio.

Mi allontano su un aereo

invisibile, navigando nell'aria.

Un bimbo morbido, un gatto tigrato,

un'auto grigia, poi verde, poi beige,

poi grigia, poi trasparente,

un bimbo compatto, un cane triste,

una moto rossa, una bici rosa,

una donna fresca, poi tiepida,

poi calda, poi bollente, poi vuota,

un bimbo solo, una citta' caotica,

un palazzo, un cortile, una magnolia,

una citta' perduta.

Qual'e' il tuo nome.

 

 

 

LUNA II

Mi gira la testa,

come la luna.

Ora la luna non e' piu' nera,

e' argentata,

riflette la mia immagine.

Non ho piu' parole,

manca una parte della memoria,

una parte di me.

Non ho piu' lune,

satelliti di gioia.

 

 

 

PESCI

Sono in due,

Siamo in due.

E l'ascendente

e' gemelli.

 

 

 

PARTENZA

Bruuum brum bruuum,

sciii, sciiiiiiii,

un sibilo,

bru bru bru bruuum,

scii, sciii sciiiiii,

un'altro sibilo,

friiss friiiis friiiiis,

una scia luminosa alle spalle,

grido,

aah aaah, aaaah ...............

 

 

 

MERCI'....GRAZIE.

Paris, anni 50.

Una strada alberata,

un boulevard,

un tavolino con un bicchiere,

la soda, e tu.

Con un cappello svolazzante,

libero, volatile, divino.

Il tuo sguardo nel vuoto,

la tua mano in movimento.

Porti un abito nero,

e i guanti, neri.

Vorrei esserci anch'io,

ma potrei rovinare

l'immagine.

Non l'ho rovinata.

Ci sono delle auto,

parcheggiate, immobili.

E il tuo viso

marmoreo.

Ho un vestito grigio,

un po' largo,

ed un Borsalino,

a falde larghe,

sulle ventitre'.

Bonsoir madam,

merci'.

 

 

 

TRISTEZZA

L'unica tristezza,

e' che non ti ricorderai

di me, dopo che saro'

partito.

TRISTEZZA 2

L'altra tristezza,

e' che non vi ricorderete

di me, dopo che saro'

partito.

 

 

 

AVREI VOLUTO

Viaggiare

piu' libero,

leggendo e

studiando di piu'.

Creare immagini e

parlare di piu'.

Sognare, amare,

scrivere e leggere di piu'.

Vivere di piu',

e poi avrei voluto......

Siamo sempre poveri !!

Siamo tutti poveri !!!

 

 

 

L'ALBERO SECCO

Quando ti ho trovato,

sulla collina fredda,

eri gia' secco.

Ma dentro eri vivo.

Noi eravamo in due.

Ora siamo diventati quattro.

Quattro meno uno (io).

Hai perso molti rami,

il tempo ti ha invecchiato,

ma per me rimani sempre lo stesso,

quando ti rivedo.

Hai avuto molti nemici.

Ora dentro non sei piu' vivo,

ma e' dentro di me

che mi fai rivivere,

la sera o nei giorni di festa.

Sei la vita, sei la continuita'

dei giorni sempre uguali,

descrivi le strade della mente,

i percorsi del pensiero,

le deviazioni, le divisioni,

le scelte, i termini, le partenze.

Questo siamo noi,

alberi secchi.

Questo io vedo in te,

albero secco.

Scarica di elettricita' nell'aria,

rete di vasi sanguigni,

diramazione di conduttori sensoriali,

linee uniche nello spazio,

percorsi immaginari,

tracciati di strade,

corsi d'acqua perenni.

 

 

 

LA VELA

Una vela di canapa,

antica, dell'ava,

ricopre l'albero secco.

Un velo di stoffa

sulla testa,

un diaframma aereo.

Trasporta i pensieri, li comprime e

li blocca nell'ascesa al cielo.

Un ricordo delle radici,

dal seme alla tela,

al buio o a lume di candela,

adesso artificiale, elettrica.

Una vela che trasporta

una barchetta,

senza remi.

Un foglio velato

portato dal vento,

bloccato all'istante

prima della sua rotazione.

 

 

 

IRREALE

Cammino tra la massa

di undici bricconi

vedo assonnato un gatto

e un figlio di muflone.

Mi fermo un giorno al sole

e provo tenerezza

per la sottile cura

che porta la carezza.

Odo cantar le lune,

e quattro galli indiani,

un mistico pantano

di fango e di poltiglia.

E all'improvviso

il vento e la tormenta,

e poi la calma,

un giorno di cartapesta.

Perduto lungo il fiume

mi adeguo alla corrente

e vado piano piano

in fondo alla bottiglia.

La storia e' sempre strana

confonde le radici

ci porta per la mano

davanti allo scafandro.

Che favola perversa,

lontana ed irreale,

come la striscia buia

della propria sottana.

 

 

 

PIOVE

La pioggia nel pineto.

Ma Ermione non c'e'.

 

 

 

UN PIANTO

In silenzio

nella camera fredda

una bottiglia di latte,

due corpi

e un bimbo.

E in silenzio

succhiasti

il liquido inumano,

e pensai al domani,

al tempo che passa.

Piansi,

perdevo una parte

di noi.

Mentre tu iniziavi

la tua vita,

sconosciuta.

 

 

 

THE MAN AT WORK

Un uomo al lavoro,

distratto dai pensieri,

vuoti, profondi.

Un bimbo che legge,

distratto dai giochi,

semplici, complessi.

Un vecchio, seduto,

che guarda il mare,

e le onde,

ascolta il vento.

 

 

 

LICANTROPIA

Ululati, lontani.

Trasformazione.

Un'essere ondeggiante,

cangiante, annoiato.

Sussurra un nome,

ulula.

Con fusione.

Fuso.

Sciolto.

Confuso.

Tenebrosa ascesa,

discesa.

Fischia il vento

tra i rami,

ululati.

 

 

 

CON LO SGUARDO NEL VUOTO

E quando sono seduto

sul piccolo terrazzo

non vedo piu' quel giardino

incantato, gli aranci che d'inverno

si riempivano di auree sfere,

e a primavera di volatili leggeri.

E' piu' non vedo

il bimbo che sognava,

col viso sperduto tra i rami,

tra le albicocche, e le rose

dalle tante sfumature.

Ne sento appena il tenero

profumo, ne assaporo il lieve

gusto della gioventu'.

E con lo sguardo nel vuoto,

che si tinge di grigio cemento,

non sogno piu'.

 

 

 

LA TESTA

La parte di me

che chiamo testa

ruota.

Gira, gira, gira.

Mi fa girare.

E dentro di lei,

nella testa,

i pensieri

ruotano.

Volteggiano, volteggiano.

Mi fanno volteggiare.

Centrifuga il cervello

ad alta velocita',

e sgorga un succo strano.

Allacciate le cinture.

 

 

 

IL SILENZIO

Elettrico, il mio motore,

e' elettrizzato.

Accelero, decelero,

mi fermo, riparto.

Innervosito,

elettrico,

assonnato,

ho sonno,

sono stanco.

Poi nel silenzio

della stanza fisso

una briciola astratta.

Parlo in silenzio,

ma non voglio parlare.

Un essere bianco,

stupido e banale,

e il silenzio mi assorbe,

e con se porta lontano

le parole di pietra.

In silenzio ascolto,

incuriosito dal vento,

un battito cardiaco.

Parlai strano, da solo.

Leggevo le note sbiadite

dello spartito, incoerente.

La parete e' trasparente

vedo una pianura, verde,

e gli alberi con i fiori.

Adesso, ma poi ?

Vedro' il cangiante

orso bruno,

il passero solitario,

la belva disumana,

l'essere incorreggibile.

In silenzio.

Ascoltero' il rumore del mare,

il turbinio dei sensi

disperdersi tra le vele,

Vedro' mille lenzuola sventolarsi

sulla sabbia, umida.

E altre storie,

altre strade,

nuovi torrenti,

oceani sconosciuti.

Parlo nel sogno.

Silenzio !

 

 

 

IPOACUSIA

Il suono si propaga,

a onde, nell'aria.

E' una musica,

piacevole.

Tra le note

una voce, umana,

un coro, mille voci.

Il volume si abbassa

diventa fluido, piatto.

Aspetto l'alba,

l'orologio segna le dieci

del mattino.

Che ora e' ?

 

 

 

NELLA NOTTE

Notte fonda,

le scatole sono chiuse,

tutto e' buio,

un ticchettio senza fine

ricorda il passare del tempo,

piangere non serve a nulla,

adesso e' notte, si dorme.

Nella notte della storia,

lunga, molto lunga,

non si dorme piu',

non si piange piu',

si sogna.

 

 

 

CALMA

E per un giorno

in viaggio,

lontano dalla sfinge,

trovo un momento

di pace.

Calmo e sereno

ne assaporo il dolce

gusto, una fragola

di bosco.

Estasiato dal profumo

intenso, leggero e volatile,

perdo la noia,

trovo la pace.

Ma solo per un giorno.

 

 

 

WAR

Una dichiarazione,

..........di guerra.

La battaglia e' iniziata,

la prima di una lunga serie.

Ho la tuta mimetica,

le armi le sto' affilando.

Caricato nell'essere

sveglio e preciso

passo in rassegna l'esercito.

Ordino il lancio della prima bomba.

Un missile di piombo,

luccicante.

Aspetto la risposta del nemico.

Scaramucce del cuore, l'onore.

La prima tregua, oggi.

All'assalto, miei prodi.

 

 

 

NESSUNO

L'eremo solitario

sperduto nella foresta

luccica di luce dorata.

Di notte i pipistrelli

svolazzano all'infinito

nell'aria tetra.

Nessuno risponde

al grido soffocato

della figura triste.

 

 

 

IDIOMA

Barlottino de carvaccio

in usta brace compo sturno

puddo lesto da quistranna

mionto brusso do pandruno.

Ma che dici mia Marianna ?

L'idioma funesto di nessuno.

 

 

 

LUDICO (*)

La Palla e' Tonda

il Gioco e' Bello

la Bimba e' Bruna

il Pozzo e' Vuoto

la Gatta e' Linda

il Matto e' Terso

la Spiga e' Viola

il Bosco e' Fiero

la Mamma e' Furba

il Sogno e' Lento.

(*) Palla Pozzo Tonda Terso

Bimba Bosco Bruna Bello

Gatta Gioco Linda Lento

Spiga Sogno Viola Vuoto

Mamma Matto Furba Fiero

 

 

 

LA PARTENZA

Adesso devi partire,

te lo dicono tutti,

devi ripartire.

Faccio armi e bagagli,

ritrovo nel cassetto

le cose che avevo nascosto.

Chiudo la luce, l'acqua,

il gas, prendo le chiavi.

Un ultimo sguardo alle pareti,

un sospiro profondo.

Sbatto la porta dell'ingresso,

sono fuori di casa.

Partenza.

Addio, eclissi di luna,

arrivederci.

E corro lontano,

per le strade tortuose

dei colli Tifatini,

veloce.

Non scappo via

da niente e nessuno,

vado verso la quiete.

Mentre il grigio torpore

mi assale oscurandomi la vista.

Chi nel giorno cerca la notte

e nella notte il giorno,

trova nell'aria del mattino

il tramonto.

 

 

 

L'APERITIVO

Una giornata calda, afosa,

uno di quei giorni in cui

ti chiedi dov'e' il sole.

La sete ti assale,

il corpo sente il bisogno

di introdurre acqua.

Un aperitivo.

Mi chiamo Gianluca,

sono elettrizzato,

scarico corrente elettrica

intorno a me.

Sono veloce, nel muovermi,

nel parlare e nel pensare.

Vedo tutto bianco,

esageratamente bianco.

Mi chiamo Nessuno,

sono stanco, digiuno,

fumo.

Aria viziata.

Una giornata calda, afosa,

uno di quei giorni in cui

ti chiedi dov'e' la luna.

 

 

 

IL SOLITO PARLARE

Sospeso sulla corda

del morbido pensare,

gridare a squarciagola

il metro del sognare.

Posso tornar nel bosco

nascosto dalla collina,

un essere bambino che urla

alla sua bonta'.

Giocare con il filo

di corda, rosso fiamma,

grovigli della mente,

ricordi del peccato.

Merlo corvino, dal becco

giallo e bianco, svolazza

tra le cime degli olmi,

tessere di umilta'.

Occhio aquilino, freddo,

spigolo di muro alieno,

domanda di viaggiare

sopra le alte foglie.

Grido, la voce roca

ristagna nella sponda

di un fiume violetto,

medicina sbiadita del tempo.

Fuoco artificiale,

sfuma la porta del borgo,

brucia la tasca del regno

con mille scintille dorate.

Uso la bruna ciocca

come un fantino bravo,

galoppa sulla sfinge

.......e' lecito parlare ?

Sospeso Posso Giocare

con il Merlo che ha l'Occhio

e Grido al Fuoco.

Uso la testa ?

 

 

 

IL SABATO

Oggi e' sabato.

Un giorno che una volta

portava serenita',

mentre adesso e' triste

mi porta dove la vita

non ha colori intensi.

Tra bimbi, casa e moglie,

e lavori mai eseguiti,

il giorno passa lento,

noioso e parassita.

E la domenica, che segue

il giorno buio,

si illumina soltando

pensando che il domani

mi portera' nei sogni

lontano dalla realta'.

Le storie che volevo

nel sabato italiano

sono soltanto i ricordi

di un passero solitario.

E così la febbre del sabato sera

ora e' finita in apatia completa.

 

 

 

LA CHIAVE

Spesso

sento il bisogno

di prendere

la chiave

e di aprire

la porta

della sera.

Ma sono piu'

le volte

che la perdo

e la ritrovo

solo a notte

fonda.

 

 

 

FUMO

Apro

la scatola

bianca.

Prendo

la ventesima

striscia.

Fuoco

sulla punta

delle dita.

Boccata

d'aria

viziata.

Fumo.

Nauseato

respiro

la nebbia.

Nervoso,

soffio

l'aria.

Stordito

riprendo

il grigio.

Tossisco.

Rallento

il battito

del cuore.

Perdo

i riflessi

degli arti.

Svengo,

un coma

profondo.

Sibili

risuonano

nel cielo.

 

 

 

FOTOGRAFIA

Clic.

Una foto,

sbiadita.

Immagine

stampata

su carta

satinata.

Un pezzo

della mente

bloccato

per sempre.

Ricordi

del passato

all'ombra

dei malvagi.

Clic.

Una foto,

della mia vita.

 

 

 

RIGETTO

Astra,

piena di foglie

figura pagana,

spilla di boia.

Noia.

Burla,

nastro di seta,

rotola lieve

nel pigro frantoio.

Odio.

Ester,

acqua di fonte,

frivola quiete

del mistico viale.

Banale.

Cerchio,

pezzo di gomma,

intorno alla sponda

del lago argentato.

Malato.

Gnomo,

gatto felino,

dall'occhio azzurrino

sul magico tetto.

Rigetto.

 

 

 

BIRBA

Un cefalo sognatore

nel giorno della fiera

disse alla gente triste

di correre nei campi.

La folla esterrefatta

corse nei luoghi ameni

correndo a perdifiato

e senza le scarpe ai piedi.

Ma il giovane birbone

che il luogo conosceva

corse dalla sua donna

e disse : "buonasera".

La stupida bambina

capě che il sole scotta

e sotto la sottana

prese la mela rossa.

Che il fegato ti scoppi

quando ti perdi in barca

correndo con gli sciocchi

lungo le strade rotte.

Preciso che al momento

non conoscendo il mago

dico delle menzogne

e nulla vi rimpiango.

 

 

 

GIROVAGANDO

Vado in giro

per la citta'.

Mille occhi incontrero'

solcando le vecchie strade

con i pensieri lontani

e la mente stordita.

Cammino con la stella

che brucia sul mondo,

respiro lentamente

l'aria pesante.

Cerchio mentale,

ruota di gomma,

non vedo gli occhi

solo dei mostri.

Eppur la cerco

la figura di neve,

spiraglio di luce

dal grigio torpore.

Umido il volto,

stanche le gambe,

la forza mi manca

e mi siedo sul colle,

ora chiudo la porta.

 

 

 

FINE

Capolinea,

ultima fermata

con luce blu,

nera o rossa,

a volte verde.

Scendo dal vagone

ancora assonnato,

prendo un caffe'

al bar della stazione.

Esco nella piazza

tra la folla dei pendolari

mille volti intorno a me.

Nella piazza confluiscono

quattro strade, sconosciute.

Quale prendere,

quale sara' quella giusta ?

Decido per quella ad ovest.

M'incammino lentamente,

non ho fretta,

incuriosito leggo

il nome della strada,

e sulla targa c'e' scritto

in caratteri romani,

" Fine ".

 

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