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PISA: cominciamo a reclutare insegnanti specializzati «La
terribile emergenza educativa» del nostro Paese, come denunciato
dal Ministro della Pubblica Istruzione a seguito della pubblicazione
dell’ennesimo rapporto negativo PISA, dovrebbe convincere il Governo
a riflettere fin da questa Finanziaria (S Un’emergenza non si risolve, infatti, con il ridimensionamento scolastico, l’accorpamento delle classi, la riduzione degli insegnanti, i tagli alle risorse pur introdotti con la sperimentazione che è cancellata quando non è utile ai risparmi. Di contro, le poche soluzioni proposte non centrano i numerosi problemi evidenti quali il numero degli alunni per classe, gli interventi urgenti nelle aree a rischio e a forte immigrazione, l’handicap, la formazione e il reclutamento degli insegnanti. Né la soluzione certo risiede nel «partire quindi con una diversa formazione degli insegnanti: che non sia frutto dell'interesse dei formatori ma un elemento di innovazione per i docenti». Ad oggi, l’unico interesse dello Stato-formatore è stato quello di formare docenti specializzati per andare ad insegnare senza provvedere al loro reclutamento. Le SSIS (Scuole di Specializzazione post-universitarie per l’Insegnamento nate in collaborazione con le Direzioni Scolastiche Regionali) hanno prospettato un elemento di innovazione per i docenti dal 1999, pur con le loro criticità, ma le si è volutamente lasciate per logiche di consorteria politico-sindacale, ai margini della formazione e del reclutamento perché avrebbero potuto rompere il classico sistema di selezione del personale. Non si capisce, infatti, perché in Francia e in Inghilterra il sistema di formazione universitario, frutto degli accordi di Lisbona del 1989 funzioni tanto da non avere precariato, e in Italia, invece, sia tanto difficile immettere in ruolo personale formato per andare ad insegnare (80.000 docenti specializzati relegati alle sole graduatorie ad esaurimento in cerca di un posto di ruolo). Per tacere sui 12.000 aspiranti insegnanti del IX ciclo SSIS che non potranno nemmeno avere una supplenza annuale dagli USP. Si parla di laureati che hanno ottenuto il massimo dei voti, superato un concorso pubblico su programmi ministeriali, sostenuto 30 esami in itinere in un biennio per ottenere un credito formativo, svolto 400 ore di tirocinio valutato nelle classi, superato un esame finale sulle capacità didattiche maturate e le esperienze acquisite. Abbiamo presentato come ANIEF al Parlamento diversi emendamenti su tutte le proposte legislative discusse in questi due mesi sulla Scuola. Ci è stato sempre obiettato che non vi sono risorse e che la formazione e il reclutamento sono cosa diversa, attualmente non conciliabile. Rigore impone a chi vuole governare il Paese di risolvere tutte queste questione aperte, non cercando spettri che non vi sono per nascondere gli scheletri nell’armadio. La verità è sotto gli occhi di tutti: il merito è stato svalutato sempre e comunque e fino ad adesso. Invertiamo, pertanto, di 180 gradi la rotta e cominciamo ad affrontare con serietà il problema, innalzando al 6% del PIL le risorse destinate alla Scuola e reclutando anche i docenti specializzati per insegnare. Il resto è un’occasione mancata per il prossimo rapporto PISA. Napoli, 5 dicembre 2007 |